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israele.net Rassegna Stampa
22.06.2024 Poche illusioni, il mondo non celebra mai il salvataggio di ostaggi israeliani
Analisi di Rafael Medof

Testata: israele.net
Data: 22 giugno 2024
Pagina: 1
Autore: Rafael Medof
Titolo: «Poche illusioni, il mondo non celebra mai il salvataggio di ostaggi israeliani»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Rafael Medof tradotto da Israel HaYom, dal titolo "Poche illusioni, il mondo non celebra mai il salvataggio di ostaggi israeliani".

Rafael Medof, scrive per Israel HaYom 
L'operazione Entebbe, 40 anni fa - Il Post
Una fotografia di un ostaggio israeliano liberato ad Entebbe nel 1976 che abbraccia un familiare. Anche allora Israele agí cercando di salvare i propri cittadini rapiti fra le critiche di un certo fronte terzomondista che accusò lo stato ebraico di "smodata aggressione".

Vi lascia sconcertati il fatto che ci sia chi non esita a condannare l’operazione con cui le Forze di Difesa israeliane hanno tratto in salvo quattro ostaggi che erano tenuti a Gaza da terroristi palestinesi in totale violazione di ogni più elementare norma etica e giuridica? Siete allibiti per il fatto che una “Relatrice speciale delle Nazioni Unite” come Francesca Albanese abbia accusato i commando israeliani di essersi “perfidamente nascosti” in un camion civile per entrare nel quartiere dove erano imprigionati gli ostaggi e abbia definito la liberazione degli ostaggi un pretesto per tradurre in atti “un intento genocida”? Per il fatto che il rappresentante della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell abbia parlato di “un altro massacro di civili” da “condannare con la massima fermezza”? Per il fatto che un conduttore della MSNBC come Ayman Mohyeldin abbia detto che le tattiche dei soccorritori “sollevano questioni morali ed etiche”, che una conduttrice della BBC abbia chiesto come mai gli israeliani non hanno preavvertito i palestinesi della loro incursione, che l’ex conduttore della MSNBC Krystal Ball abbia definito “depravate” le celebrazioni del salvataggio in Israele? Allora facciamo un passo indietro. Nel giugno 1976, un commando di terroristi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e della tedesca Rote Armee Fraktion (Banda Baader-Meinhof) dirotta un aereo francese diretto in Israele e lo costringe ad atterrare all’aeroporto di Entebbe, in Uganda, paese all’epoca governato dal dittatore Idi Amin, profondamente solidale coi terroristi palestinesi. All’aeroporto i terroristi, raggiunti da altri complici, liberano i passeggeri non ebrei e trattengono in ostaggio i restanti 106 passeggeri oltre all’equipaggio. Per rilasciarli, pretendono la scarcerazione di terroristi condannati e detenuti in Israele. 4 luglio 1976: l’arrivo in Israele degli ostaggi liberati a Entebbe Come previsto, il dittatore Idi Amin solidarizza coi terroristi e i soldati ugandesi si schierano al loro fianco a guardia degli ostaggi. Il 4 luglio, forze speciali israeliane fanno irruzione nell’aeroporto e liberano gli ostaggi. Tutti i terroristi, alcune decine di soldati ugandesi e 3 ostaggi vengono uccisi nel violento scontro a fuoco. L’unico soccorritore che rimane ucciso è l’ufficiale in comando Yonatan Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro israeliano. Un quarto ostaggio, la signora Dora Bloch, un’anziana passeggera che era stata portata in un ospedale locale, viene uccisa per rappresaglia dai soldati ugandesi. All’epoca, la maggior parte del mondo celebrò l’operazione di salvataggio a Entebbe. Ma non tutti. L’Organizzazione per l’Unità Africana, composta da diverse decine di paesi africani, accusò Israele di “smodata aggressione” e chiese risarcimenti per i danni all’aeroporto. I governi sovietico e cinese denunciarono quella che definirono “l’aggressione sionista”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, l’austriaco Kurt Waldheim, accusò Israele d’aver commesso una “grave violazione della sovranità” dell’Uganda. Pochi anni dopo, venne alla luce il passato di Waldheim come criminale di guerra nazista (cosa che non gli impedì d’essere eletto presidente dell’Austria nel 1986). Sui cartelli: “Noa (Argamani) è a casa. Li vogliamo tutti” – “Ne mancano ancora 120… 8 mesi sono davvero troppi” Il governo del Messico denunciò la “flagrante violazione” della sovranità ugandese da parte di Israele, proclamando il proprio “fermo rifiuto dell’uso della forza armata da parte di qualsiasi stato come mezzo per risolvere i conflitti”. Solo pochi mesi prima, il Messico si era esplicitamente impegnato ad astenersi da politiche anti-israeliane dopo che le organizzazioni ebraiche avevano minacciato di boicottarlo per aver votato all’Onu a sostegno della ignobile risoluzione del 1975 “sionismo uguale razzismo”. Particolarmente inquietante fu la reazione del governo francese, dato che quello dirottato era un aereo francese e francesi erano i membri dell’equipaggio tenuti in ostaggio (e tratti in salvo dagli israeliani). Il Ministero degli Esteri francese rilasciò una breve dichiarazione in cui esprimeva soddisfazione per il salvataggio, ma sottolineava la sua condanna per le vittime causate dall’operazione (quasi tutti terroristi o soldati che li fiancheggiavano). Un portavoce dell’equipaggio dell’Air France lesse una dichiarazione – molto verosimilmente dettata da funzionari francesi – in cui salutava il presidente Amin per la sua “costante attenzione nel garantire la nostra sicurezza, il nostro comfort materiale e anche la nostra salute”. L’amministrazione degli Stati Uniti elogiò pubblicamente la missione di salvataggio israeliana, ma presentò una risoluzione “imparziale” al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Pur condannando il dirottamento, la risoluzione affermava anche “la necessità di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli stati”. Invano: la risoluzione non ottenne voti sufficienti per essere approvata, e venne ritirata. Allo stesso tempo – secondo documenti successivamente declassificati – il segretario di stato Henry Kissinger informava l’ambasciatore israeliano a Washington che, siccome gli israeliani avevano usato attrezzature americane, “dovremo bloccare temporaneamente le forniture militari”. L’ambasciatore Simcha Dinitz rispose: “Sta scherzando?” Kissinger non stava scherzando: “Sapete che non avete il diritto di farlo senza previa consultazione”, ammonì l’ambasciatore. Dinitz sostenne che la legge statunitense in materia si applicava “solo alle armi, non all’equipaggiamento”. Ma Kissinger insistette sul fatto che gli aerei da trasporto C-130 di fabbricazione americana erano una “versione militare” di quell’aereo e quindi non potevano essere utilizzati al di fuori dei confini di Israele. Ovviamente, Kissinger avrebbe potuto chiudere un occhio. Invece la sua reazione fu quella di sanzionare Israele dopo il miracoloso salvataggio degli ostaggi. Nota. A quei tempi il primo ministro israeliano era Yitzhak Rabin e il governo era guidato dal Partito Laburista. Giusto per ricordare: che il governo israeliano sia di sinistra o di destra, che il suo leader si chiami Rabin o Netanyahu, ci saranno sempre quelli pronti a condannare Israele quando agisce per difendere la vita dei propri cittadini.(tradotto da: Israel HaYom, 18.6.24)

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