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Il Giornale Rassegna Stampa
19.06.2024 L'IDF sapeva dei piani di Hamas. E si incendia il fronte con il Libano
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 19 giugno 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'IDF sapeva dei piani di Hamas. E si incendia il fronte con il Libano»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 19/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "L'IDF sapeva dei piani di Hamas. E si incendia il fronte con il Libano".


Fiamma Nirenstein

I volti di alcuni degli ostaggi. Si avvicina l'ora della verità per chi ha commesso gravi errori nel non prevedere l'attacco del 7 ottobre 2023 da parte palestinese

Il 29enne reporter Suleiman Maswadeh, un bel ragazzo arabo israeliano che dal primo canale della TV racconta ogni giorno la politica israeliana, ha fatto di nuovo mettere le mani nei capelli a tutti gli israeliani rendendo pubblico un incredibile documento dell’esercito venuto nelle sue mani. Vi si raccontava due settimane prima del pogrom, nei minimi particolari, quello che l’IDF sapeva sulla prospettiva dell’attacco di Hamas effettivamente poi realizzatosi, la Nukba, la maggiore strage di ebrei in un giorno dal tempo della Shoah. Sia il New York Times che il programma tv “Uvda (Prova)” di Ilana Dayan avevano raccontato di notizie raccolte e poi archiviate, messe da parte per spocchia, pigrizia, burocrazia. Il lunghissimo documento nelle mani di Suleiman fu a suo tempo dichiarato degno di una riunione subito dopo il 7 di ottobre, e lascia senza fiato perché l’Unità dell’Intelligence Militare 8200 sapeva tutto nei particolari. È intitolato “Esercitazioni per il raid, dettagliate da capo a fondo”, ed è così. Il 19 di settembre vennero consegnate a non si sa quale responsabile militare o politico: vi sono annotate le esercitazioni della Nukba minuto per minuto, cosa mangiavano a colazione, come pregavano col loro capo spirituale preparandosi a uccidere, tutti gli obiettivi dei kibbutz e delle città, e anche il preciso ordine di portarsi via dopo l’eccidio 250 rapiti, quasi il numero esatto, 25, di uomini vecchi donne e bambini realmente trascinati a Gaza il 7 ottobre. Il documento racconta come alle 12, dopo aver mangiato, i terroristi ricevevano equipaggiamento e armi per le esercitazioni, e poi ogni compagnia, alle due precise, provava le sue aggressioni a una struttura, a un luogo specifico (caserma, kibbutz, città, quello che è realmente accaduto insomma) secondo i piani... Venivano approntate finte forze armate israeliane, si consegnavano mappe dettagliate delle stanze di controllo, delle sale di riunione, di mense e dormitori. Sono state rivelate istruzioni specifiche, l’ordine di non lasciare tracce degli ordini scritti, di verificare che gli ostaggi non portassero un telefono, e anche di ucciderli se disturbavano o tentavano di fuggire, previo permesso del comandante. L’indicazione di bendarli portandoli a Gaza comprende anche i bambini come anche quella di cosa farne, dove metterli. L’unico errore rispetto alla storia dell’attacco è che si dice che dozzine di terroristi vi saranno impegnati, e non i tre o addirittura quattromila usati. Suleiman riporta che negli alti gradi qualcuno ha letto il documento, e ha mostrato che su una pagina qualcuno ha scritto “Voglio piangere, gridare, imprecare”. L’esercito ha aggiunto questo rapporto alle responsabilità da verificare e punire, e ha dichiarato che la commissione lo farà. Poca soddisfazione rispetto allo scandalo e ai suoi micidiali punti interrogativi. Nel frattempo la guerra seguita a presentare i suoi conti: percorrono le strade principali e bloccano il traffico di Gerusalemme le manifestazioni contro Netanyahu nell’atmosfera dolente che infuoca l’aria da Gaza a Kiriat Shmone sul confine del Libano. La polizia reagisce all’assedio alla Knesset e alla casa del Primo Ministro arrestando alcuni manifestanti, le accuse volano pesanti, Netanyahu ha risposto chiedendo di evitare la “guerra fratricida”. A Gaza, la guerra ha un ritmo lento per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari e per evitare il solito biasimo internazionale. Macron, sulla base di accuse poi rivelatesi fuorvianti, aveva chiuso a Israele la mostra Mercato della Difesa Eurosatory, e persino, poi, a tutti gli israeliani. Ieri si è registrata una marcia indietro ancora non completa, ma significativa. Il cartello di divieto d’ingresso è stato tolto. L’inviato di Biden Amos Hochstein si adopera in Libano per evitare l’escalation. Mentre da Hezbollah circolava un minaccioso video in cui pubblicizzava i suoi obiettivi su tutta la carta di Israele e rinnovava le sue minacce il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha avvertito: “Se ci fosse una guerra totale, Hezbollah sarebbe distrutto”.

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