Quando si tratta di Israele, molti spengono il cervello Commento di Yaakov Katz
Testata: israele.net Data: 18 giugno 2024 Pagina: 1 Autore: Yaakov Katz Titolo: «Quando si tratta di Israele, molti spengono il cervello»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Yaakov Katz tradotto da Jerusalem Post del 14.06.24, dal titolo "Quando si tratta di Israele, molti spengono il cervello".
Se avessimo avuto bisogno di un promemoria di quanto alcune persone pensino male dello stato d’Israele e della sua lotta contro Hamas, lo abbiamo ricevuto sabato 8 giugno dopo che le forze speciali israeliane hanno condotto una straordinaria operazione di commando da far impallidire Hollywood, salvando quattro ostaggi nel cuore della striscia di Gaza. Mentre gli israeliani celebravano una delle pochissime buone notizie da molto tempo a questa parte (dalle spiagge alle sinagoghe e davanti all’ospedale dove venivano portati Noa, Shlomi, Almog e Andrey), Israele finiva sotto una pesante raffica di condanne per un immaginario massacro che sarebbe stato compiuto dalle sue forze armate nel campo palestinese di Nuseirat. Non importava nulla che gli ostaggi fossero tenuti prigionieri in condomini da persone che Hamas cercava di far passare per semplici medici e giornalisti invece che sequestratori, o che le forze israeliane avessero dovuto difendersi da feroci attacchi con armi da fuoco e missili anticarro mentre cercavano di uscire da Gaza con gli ostaggi salvati. Era come se, per il resto del mondo, Gaza fosse un luogo sicuro e inoffensivo dove i soldati israeliani avrebbero potuto tranquillamente avvicinarsi alle porte degli appartamenti dove erano tenuti gli ostaggi e chiedere educatamente il permesso di riportare a casa Noa, Andrey, Shlomi e Almog. Si è creata una situazione così grottesca che molte persone – me compreso – si sono sentite chiedere dai notiziari stranieri, in varie versioni, come mai le Forze di Difesa israeliane non avessero avvisato i residenti di Nuseirat prima di lanciare l’operazione. La cosa più triste è che i giornalisti che ponevano questa domanda non stavano scherzando. Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Ci sono stati dei funzionari più seri, come Josep Borrell, l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che dopo il salvataggio ha pubblicato due tweet: nel primo ha espresso sollievo per la liberazione degli ostaggi, nel secondo ha apertamente accusato Israele d’aver compiuto un massacro. Poi c’è stata la relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, una maniacale accusatrice e odiatrice di Israele, che ha scritto di sentirsi sollevata dal fatto che gli ostaggi fossero stati “rilasciati”, ma ha continuato lo stesso tweet accusando Israele di usare gli ostaggi “per legittimare l’uccisione, il ferimento, la mutilazione, la fame e il trauma dei palestinesi a Gaza”. Si rilegga anche solo la parola “rilasciati”: come se fossero stati lasciati gentilmente andare perché Israele lo aveva cortesemente chiesto. Qualcuno potrebbe legittimamente pensare che Borrell e Albanese vivano in una realtà alternativa. Sfortunatamente non è così. Purtroppo questi utili idioti, che fingono di gestire organizzazioni serie e influenti, promuovono un sistema di valori che regalerà sempre la vittoria alle organizzazioni terroristiche, almeno finché attaccano Israele. Borrell e Albanese sostengono formalmente il salvataggio degli ostaggi, ma la verità è che non vogliono che Israele salvi nessuno. Promuovono l’idea che se Israele si trova sotto il fuoco nemico mentre salva la sua gente, non deve rispondere al fuoco e deve lasciar morire i suoi soldati. Ciò che vogliono è che Israele abbia le mani legate in modo che non sia nemmeno in grado di lanciare un’operazione di salvataggio. Purtroppo, quando si tratta di Israele già sappiamo che molti spengono il cervello, sostituito da odio e paranoia immorale che impediscono di capire il motivo per cui gli israeliani stanno combattendo. Una stoltezza morale che permette alle persone di piangere gli israeliani che vengono uccisi e affermare che Israele ha il diritto di difendersi, salvo poi, quando Israele fa esattamente questo, condannare immediatamente lo stato ebraico e pretendere che si fermi. Hamas ha diffuso un video che mostra i terroristi mentre sparano colpi di mortaio da una tenda di sfollati a Rafah (clicca l’immagine per il video su YnetNews) Invece di promuovere false accuse di massacro, come mai queste persone non si chiedono perché, tanto per cominciare, gli ostaggi venivano tenuti prigionieri in condomini a Gaza? Se tengono così tanto alla fine della guerra, perché non sollevano interrogativi sui crimini di guerra di Hamas e non si chiedono innanzitutto come mai gli ostaggi venivano tenuti in aree civili? Ovviamente, non faranno niente di tutto questo. Invece, cadono volentieri nella trappola di Hamas e lanciano false accuse contro Israele, condannandolo per aver fatto quello che farebbe qualsiasi paese: salvare la propria gente. Anche se non abbiamo mai veramente avuto bisogno di prove, ciò che il Wall Street Journal ha rivelato qualche giorno fa sottolinea il punto. Secondo il reportage, il capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar ha scritto ai suoi colleghi terroristi in Qatar che le morti dei civili palestinesi sono “sacrifici necessari”, paragonandole alle perdite civili in conflitti come quello in Algeria, dove morirono centinaia di migliaia di persone. Questa è da molto tempo la strategia di Hamas: dei civili vengono uccisi a Gaza e Hamas sa che nessuno si prenderà la briga di chiedersi come mai l’organizzazione terroristica si è radicata nelle infrastrutture civili, come mai tiene degli ostaggi negli appartamenti, come mai lancia razzi dalle camerette dei bambini. Sinwar sa che la gente, invece, incolperà Israele e solo Israele. Il problema è che, quando lo fanno Borrell e Albanese, incoraggiano Hamas mettendo Israele – come ha scritto lo stesso Sinwar, stando al Wall Street Journal – “esattamene dove noi vogliamo che si trovi”. Quando Sinwar vede che Israele, salvando gli ostaggi, è fatto oggetto di feroci critiche internazionali, questo lo motiverà a rilasciare gli ostaggi con un accordo o a trattenerli ancora più a lungo? Perché mai non dovrebbe sentirsi incoraggiato, se Israele viene criticato ogni volta che contrattacca a Gaza? Ciò che questi politici occidentali non riescono a capire è che la loro risposta prolunga concretamente la guerra. Basta guardare la reazione di Hamas all’accordo di cessate il fuoco proposto dal presidente Biden. Perché mai Hamas dovrebbe dire sì, quando sa che il mondo darà comunque la colpa a Israele e metterà il suo governo alle corde perché accetti una versione dell’accordo che non garantisce la sicurezza dello stato ebraico? Affinché la guerra finisca, Hamas deve sentire di avere qualcosa da perdere. Poiché non le importa nulla della vita umana, fare appello a qualche criterio morale o umanitario non funzionerà. Ciò che potrebbe convincere Hamas ad accettare un accordo che riporti a casa gli ostaggi e potenzialmente ponga fine alla guerra è che Hamas senta che Israele non è limitato da restrizioni, che Gerusalemme non viene messa davanti a un cronometro che impone una scadenza, che gli Stati Uniti continueranno e addirittura accelereranno la consegna di armi strategiche a Israele. Se i capi di Hamas a Doha venissero espulsi o arrestati, se Sinwar dovesse percepire che Israele non è affatto nella posizione in cui lui voleva che fosse, allora forse accetterebbe di rilasciare gli ostaggi e accetterebbe il cessate il fuoco proposto dagli Stati Uniti. E se invece non succede? Perlomeno l’Occidente saprà di essersi schierato dalla parte giusta della storia. Anche questo dovrebbe contare qualcosa.
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