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Michelle Mazel
Europa/Medio Oriente
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Gaza: il cavallo di Troia dell’Islam 17/06/2024

Gaza: il cavallo di Troia dell’Islam
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2024/06/gaza-le-cheval-de-troie-de-lislam-299617.html

Michelle Mazel è facile profeta quando scrive:"Aspettatevi di vedere bandiere palestinesi nelle manifestazioni contro l’ascesa della destra"

Un giorno gli storici esamineranno la questione di come le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre abbiano scatenato in tutto il mondo un'ondata di consensi per questa organizzazione terroristica. Le orde selvagge che si erano abbattute sui kibbutz e sui villaggi situati all'interno dei confini internazionalmente riconosciuti di Israele non avevano fatto nulla per nascondere i loro crimini. Al contrario, gli aggressori si erano filmati, i loro volti ridevano, mentre violentavano, torturavano, massacravano, e si erano preoccupati di postare le immagini sui social network. Immagini veramente strazianti. Come quelle delle donne, dei bambini, degli anziani presi come trofei, ma soprattutto per servire come ostaggi. Quella sera gli abitanti di Gaza erano esultanti. Appena 48 ore più tardi, si verificò un evento di eccezionale gravità e dalle conseguenze incalcolabili. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite aveva trovato delle circostanze attenuanti per i crimini mostruosi degli uomini di Hamas e, per così dire, aveva attribuito la responsabilità a Israele. Per questo socialista convinto, ex Alto Commissario per i Rifugiati, gli eventi del 7 ottobre dovevano essere interpretati “nel contesto”. Intervenendo il 10 ottobre al Consiglio di Sicurezza per discutere del conflitto appena scoppiato, ha dichiarato che l'attacco terroristico del 7 ottobre "non è avvenuto nel vuoto" perché i palestinesi, ha detto, "sono stati sottoposti a 56 anni di occupazione soffocante.” Ha anche affermato di essere “profondamente preoccupato per le flagranti violazioni del diritto internazionale umanitario a cui stiamo assistendo a Gaza.” Sfortunatamente non si riferiva agli ostaggi. Non c'è stato nessuno che gli abbia fatto notare che Israele si era completamente ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005, e che quindi non c'era alcuna "occupazione soffocante" nell'enclave controllata da Hamas, che aveva cacciato l'Autorità Palestinese con un sanguinoso colpo di Stato. I nemici di Israele - a Teheran, i sostenitori dell'Islam sciita che avevano fatto dell'eliminazione di Israele la chiave di volta della loro strategia; a Gaza, il movimento sunnita di Hamas, che aveva incluso questo stesso obiettivo nel suo statuto - non si aspettavano così tanto. Rafforzati dall’ appoggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite passarono all’offensiva. Il loro grido di battaglia: “liberate la Palestina”. Da quel momento gli ostaggi, come la strage del 7 ottobre, passarono in secondo piano, per non dire all’ultimo. “Dal fiume al mare – dal Giordano al Mediterraneo – la Palestina sarà libera”: così cantavano centinaia di migliaia di manifestanti su entrambe le sponde dell’Atlantico. Uno slogan che invocava apertamente la morte dello Stato ebraico. Gli studenti della Columbia University di New York, come quelli di Sciences Po di Parigi, ne erano consapevoli? Sta di fatto che impedivano agli ebrei l'accesso al loro campus. Gli attacchi contro gli ebrei aumentano, non vengono risparmiati neppure i luoghi che commemorano la Shoah. Unico raggio di speranza, le elezioni del Parlamento europeo hanno dimostrato che nella maggior parte dei Paesi la maggioranza silenziosa ha finalmente preso coscienza del pericolo. Ma i nemici di Israele non hanno ancora detto la loro ultima parola. Aspettatevi di vedere bandiere palestinesi nelle manifestazioni contro l’ascesa della destra.

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Michelle Mazel


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