Svizzera: si all’integrità della Ucraina Cronaca di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 17 giugno 2024 Pagina: 4 Autore: Mirko Molteni Titolo: ««Sì all’integrità dell’Ucraina» Ma dodici Paesi non firmano»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/06/2024, a pag. 4 con il titolo "Sì all’integrità dell’Ucraina. Ma dodici Paesi non firmano" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
S’è chiuso senza unanimità il vertice per la pace tenutosi fra sabato e ieri a Burgenstock, in Svizzera. Su 96 delegazioni estere, 84 hanno firmato la dichiarazione finale, mentre 12 si sono rifiutate.
Tra le nazioni firmatarie spiccano quelle del G7 e dell’Unione Europea, più nazioni sudamericane e africane. Il più ristretto gruppo di chi non ha approvato le conclusioni comprende tuttavia paesi colossali per importanza demografica o economica, fra cui Brasile, India, Emirati Arabi Uniti e Sudafrica, ovvero i membri presenti del gruppo “Brics”, di cui fanno parte anche la non invitata Russia e la Cina che non ha voluto partecipare.
Ma non hanno firmato anche altri paesi importanti come Arabia Saudita, Messico, Indonesia e Bahrein. Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha commentato: «Alcuni Paesi hanno deciso di non firmare, dobbiamo rispettare le opinioni di tutti: arriveranno. In 84 hanno firmato subito, per me è un grande successo». Così la dichiarazione finale: «Ci siamo riuniti in Svizzera per rafforzare un dialogo d’alto livello sui percorsi verso una pace globale, giusta e duratura per l’Ucraina». E poi: «Abbiamo avuto un proficuo, completo e costruttivo scambio di opinioni».
La carta chiede il rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina e tocca tre punti specifici. Anzitutto, sull’occupazione russa della centrale nucleare detta “di Zaporizhzhia”, in realtà situata a Energodar, auspica che deve «operare in modo sicuro e protetto sotto il controllo sovrano dell’Ucraina», oltre al fatto che «ogni ricorso ad armi nucleari è inammissibile».
Poi, sulla sicurezza dell’export di grano dal Mar Nero e gli attacchi russi al porto di Odessa, rammenta che «attacchi alle navi mercantili nei porti e lungo la rotta, così come ai porti civili, sono inaccettabili». Infine, sui prigionieri e i bambini ucraini portati in Russia, chiede che «i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente e tutti gli altri civili ucraini detenuti illegalmente debbano essere restituiti all'Ucraina». Anche la Turchia, secondo cui un vertice di pace senza la Russia non aveva senso, ha firmato, poiché in chiusura si ammette che il «raggiungimento della pace richiede il dialogo di tutte le parti». Si sa che il presidente russo Vladimir Putin promette una pace a patto di riconoscere le conquiste militari nelle 4 regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, per non parlare della Crimea annessa dal 2014. La premier italiana Giorgia Meloni, dal vertice, ha notato: «La pace non significa resa, come Putin sembra suggerire. Confondere la pace con la soggiogazione sarebbe un pericoloso precedente per tutti». La presidente svizzera Viola Amherd ha ribadito che «un processo di pace è inconcepibile senza la Russia», ha chiosato con realismo: «C'è molta strada da fare per raggiungere la pace. Abbiamo ottenuto ciò che poteva essere ottenuto date le circostanze». E la Svizzera ha teso la mano allo zar sostenendo che «se Putin dovesse venire in Svizzera per un vertice di pace potremmo derogare agli obblighi di arresto» come chiede la Cpi spiegando che «la nostra legge lo permetterebbe».
Zelensky, ancora ieri, ha condizionato la pace con Mosca al ritiro totale delle truppe russe. Ma pare impossibile che i russi abbandonino territori conquistati che Kiev non ha la forza di recuperare. Ancora ieri lo Stato Maggiore ucraino ha segnalato che «il nemico ha aumentato le azioni offensive quasi lungo l’intero fronte», specie nei settori di Pokrovsky e Novooleksandrivka. Gli ucraini hanno bloccato 18 attacchi su 24, ma i russi hanno fermato quattro contrattacchi avversari. Fonti del Parlamento russo hanno dichiarato alla Tass che «i caccia F-16 che verranno forniti dalla Danimarca all’Ucraina diventeranno un bersaglio prioritario». All'impossibilità di espellere i russi, s’aggiunge la beffa evidenziata dal Financial Times, secondo cui «la Russia è tornata in maggio a essere il primo fornitore di gas dell'Europa». Il giornale economico cita i dati dell'ICIS (Indipendent Commodity Intelligence Service) secondo cui in maggio le spedizioni di gas dalla Russia hanno totalizzato il 15% della fornitura verso Unione Europea, Gran Bretagna, Svizzera, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord. Mosca ha ancora sorpassato, pur di poco, Washington, il cui gas liquefatto via nave non è andato oltre il 14% dell'import europeo. Tutto grazie ai gasdotti russi che passano dalla Turchia e anche dalla stessa Ucraina, a dispetto del conflitto.
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