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Il Giornale Rassegna Stampa
07.06.2024 Putin sceglie: asse del male con Hamas
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 07 giugno 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Putin sceglie: asse del male con Hamas»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 07/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Putin sceglie: asse del male con Hamas".


Fiamma Nirenstein

Russia e Iran sono già alleate. Ora Putin tiene a precisare di essere amico di tutti i nemici di Israele, anche di Hamas. E invita a Mosca i suoi rappresentanti. Dichiara che la sua politica è "per la pace", ma intanto accusa Israele di genocidio e vorrebbe che a mediare in Medio Oriente fosse la Turchia di Erdogan.

Il compleanno di Vladimir Putin cade il 7 ottobre. Settantuno anni compiva quel giorno. Sarà stato perché era tutto preso in festeggiamenti che quando in Israele si è consumata la maggiore strage di ebrei dai tempi della Shoah, ha aspettato tre giorni prima di dire un paio di cose senza peso sugli eventi, dando subito la colpa agli USA del fatto che in Medioriente le cose non vadano bene; poi, ha invitato subito dopo a Mosca i rappresentanti di Hamas e anche quelli iraniani. La strada era scelta, e l’ha perseguita in modo intensivo. Spiegava Sergei Markov, ex consigliere del Cremlino nel suo blog: “La Russia sa che gli USA e l’UE hanno sostenuto sempre Israele, ma oggi (per Putin) esse incarnano il male… La Russia non sarà in nessun caso nello stesso campo. Il maggiore alleato di Israele sono gli USA, oggi il peggior nemico della Russia. E l’alleato della Russia è l’Iran”… e i suoi proxy. Hamas e Hezbollah, Houty, altri gruppi terroristi. Putin ha visto nella data storica del 7 ottobre un’occasione per fare grandi pasi avanti verso l’obiettivo fondamentale, porre fine, conquistando il mondo al dominio della Russia ,al sistema che vive secondo i principi di libertà di diritti umani, per sostituirlo con un sistema di dominio, un mondo autocratico in cui forse ancora non capisce quanto gli costerà la spartizione con l’Islam. Sarà il mondo di Putin e Hamas. 

Putin odia essere ritenuto un antisemita, questo disturba il suo vezzo di chiamare nazisti gli Ucraini: quindi per esempio ha anche dato un discorso in cui lodava la comunità ebraica russa. Ma ieri si è finalmente presentato al mondo come il capo dei nemici di Israele fino alla distruzione, come un vero sostenitore di Hamas. Ha osservato bene come le maggioranze automatiche dell’ONU, le sue istituzioni antisemite e corrotte rovesciano la storia facendo di Netanyahu Sinwar, e attribuendo a Israele assurdi intenti genocidi che invece sono palesemente di Hamas che con l’Iran e gli Hezbollah li dichiarano senza veli ogni giorno. Putin sente che la debolezza di Biden non dona all’alleanza occidentale in generale, e che proprio gli USA masochisticamente mettono in bilico la giusta guerra di Israele. E ha dunque parlato come un libro stampato da Hamas: la guerra di Israele è “una distruzione totale della popolazione civile”, la situazione è frutto “di un fallimento totale degli Stati Uniti”.

La risposta la troverà Putin, perché “la Russia cerca sempre la pace” ma il ruolo centrale spetta a un Paese mediorientale, dice Putin, e lo assegna al leader che ha dichiarato Netanyahu uguale a Hitler: Erdogan. Il compito risolutorio è l’istituzione di uno Stato Palestinese: ricorda con orgoglio Putin che già ai tempi dell’Unione Sovietica era stata quella la scelta Russa. E qui Putin allarga di fatto l’arco delle sue alleanze: per esempio la Spagna che proprio in queste ore si è unita al Sud Africa nell’accusare Israele di genocidio all’ICC, con l’Irlanda e la Norvegia ha avuto l’idea geniale di istituire un suo misterioso stato palestinese, forse con in testa Sinwar, che sarebbe il primo eletto in caso di votazioni. Certo adesso è pronta a unirsi a Putin nella sua amicizia con Hamas, anche se non era mai stata putiniana, forse si può credergli quando afferma che “bandisce ogni attacco contro i civili, in qualsiasi posto, in qualsiasi Paese”. Intanto Hamas non accetta nessun accordo in cambio dei poveri ostaggi: anche questo in nome della pace, ma dove, ma quando? In qualsiasi posto, in qualunque Paese.

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