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israele.net Rassegna Stampa
30.05.2024 Uno stato palestinese porterebbe la pace? Ai palestinesi non interessa: vogliono distruggere Israele
Analisi di Adam Gross

Testata: israele.net
Data: 30 maggio 2024
Pagina: 1
Autore: Adam Gross
Titolo: «Uno stato palestinese porterebbe la pace? Bisogna chiederlo ai palestinesi»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Adam Gross da Times of Israel, dal titolo "Uno stato palestinese porterebbe la pace? Bisogna chiederlo ai palestinesi".

Adam Gross
Abu Mazen, successore di Yassir Arafat. Uno Stato Palestinese indipendente, come quello appena riconosciuto da Irlanda, Norvegia e Spagna condannerebbe Israele ad una guerra ancora peggiore. Perché dopo il 7 ottobre risulta ormai evidente che per la maggioranza dei palestinesi è più importante distruggere Israele che avere un proprio Stato indipendente.

La comunità internazionale sta rinnovando gli sforzi per realizzare la soluzione a due Stati, nella dichiarata aspettativa che questo porrà fine al conflitto israelo-palestinese.

Secondo questo punto di vista il conflitto esiste, e di tanto in tanto esplode come è successo dal 7 ottobre, a causa della disperazione e della mancanza di prospettive dei palestinesi in quanto popolo privo di un proprio stato. Sembra ragionevole.

Questo approccio è stato adottato ora da irlandesi norvegesi e spagnoli i quali, con il riconoscimento unilaterale dello stato di Palestina, vanno ad aggiungersi ad altri 140 paesi che lo hanno già riconosciuto.

Un altro approccio è quello adottato, fra gli altri, da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, i quali intendono riconoscere lo stato di Palestina solo nel quadro di un accordo di pace negoziato con Israele. Un approccio che, fra l’altro, rispetta quanto previsto dagli Accordi firmati dalle due parti interessate.

Tuttavia, indipendentemente da quale sia l’approccio – che sia per un riconoscimento oggi o per un riconoscimento in futuro – la premessa appare la stessa: la soluzione a due stati metterà fine al conflitto israelo-palestinese.

Al momento, dopo il 7 ottobre, la maggior parte degli israeliani risulta fortemente avversa al riconoscimento di uno stato di Palestina.

Nel caso di questi israeliani, la premessa è che i palestinesi sono meno interessati ad avere un proprio stato di quanto sono interessati a distruggere lo stato ebraico.

Secondo questa linea di pensiero, se i palestinesi sono davvero interessati a una soluzione a due stati – nel senso di uno stato arabo palestinese accanto a uno stato ebraico d’Israele – non si capisce perché non hanno colto al volto le occasioni che sono state loro offerte di realizzarlo, con l’assenso di Israele: principalmente, le proposte di una soluzione a due stati sottoposte loro nel 2000/2001 e nel 2008. Anche qui, l’argomentazione sembra assai ragionevole.

In quest’ottica, la soluzione a due stati non porrebbe fine al conflitto israelo-palestinese, ma piuttosto lo porterebbe a un livello completamente nuovo e ulteriore di instabilità e violenza (la riedizione in grande di quanto accaduto col ritiro israeliano da Gaza del 2005).

Questo appare dunque un punto chiave della questione, e in teoria dovrebbe essere facile affrontarlo: la soluzione a due stati porrà fine al conflitto (perché ai palestinesi sta bene avere uno stato accanto allo stato ebraico), oppure con questa soluzione il conflitto è destinato a continuare e addirittura a intensificarsi (perché i palestinesi continueranno a rifiutare l’esistenza di uno stato ebraico)?

Se è così, perché non andare dritti al punto della questione? Perché non chiederlo semplicemente ai palestinesi?

(Da: Times of Israel, 22.5.24)

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