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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.08.2003 Un inganno denunciato da Arafat
e il Corriere della Sera ci crede

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 agosto 2003
Pagina: 10
Autore: Mara Gergolet
Titolo: «Rilascio dei prigionieri, Arafat denuncia la»
Prima di entrare nella critica dell'articolo, ci preme ancora una volta sottolineare che i "prigionieri" rinchiusi nelle carceri israeliani, com'è scritto sia nel titolo che nell'articolo, siano in realtà dei detenuti.
La lista c’è, i primi quattrocento prigionieri palestinesi usciranno dalle carceri israeliane questa settimana. Ma quando l’elenco con i nomi dei detenuti è stato pubblicato su Internet, quello che poteva essere un passo di riconciliazione, si è trasformato in un nuovo motivo di accuse.
Il via l’ha dato Arafat. «La liberazione dei 440 prigionieri è una farsa, una truffa. E’ questo che intendono per applicazione della road map ?», ha tuonato al chiuso della Mukata, dove festeggiava il suo 74° compleanno. Giudizio senza appello, ripreso, in una gara al rialzo, da amici e i «concorrenti» (politici) del raìs.
«Questo è un inganno, un trucco - ha protestato Mohammed Dahlan, il ministro della Sicurezza palestinese, e uomo chiave nello schieramento «rivale» di Abu Mazen, nella lotta tutta interna alla leadership palestinese -. Ciò che gli israeliani stanno facendo complicherà il negoziato, e frustrerà i sostenitori della pace tra i palestinesi».
Dov’è il «trucco», che i palestinesi denunciano? Soprattutto, rispondono, nei nomi: tra i graziati, ci sono 128 prigionieri che comunque avrebbero scontato la pena entro la fine dell’anno (31 entro la fine del mese); un altro centinaio sono «detenuti amministrativi», in carcere senza processo; il resto, in massima parte, sono ladri, criminali comuni o «clandestini, entrati illegalmente in Israele. Non ci sarà dunque nessuna liberazione di «detenuti politici». Nessun «eroe della resistenza» che il premier Abu Mazen vorrebbe tanto mostrare al suo popolo, farà un glorioso ritorno a casa.
Questa "truffa", un trucco che non solo Arafat ma anche il Corriere non sembra perdonare, è spiegata e giustificata nelle righe sopra riportate. Ma il punto è proprio questo: se nell'elenco non sono compresi i detenuti politici, sarebbe bene domandarsi il motivo per cui non vengono liberati. Perchè Sharon non li vuole liberare? Perchè sembrano rappresentare ancora un pericolo per Israele? La risposta è: se provassimo a cambiare queste due parole in terroristi, l'indignazione sarebbe comunque rimasta? Addirittura chiamarli "eroi della resistenza" da mostrare come trionfo, proprio loro che si sono macchiati di sangue israeliano nei innumerevoli attentati! No, nessun trucco, nessun inganno: Israele deve potersi difendere dai suoi assassini, tenendoli in carcere.
I militanti di Al Aqsa, che il raìs ha fatto arrestare venerdì al suo quartier generale di Ramallah (dietro le pressioni israeliane), non vogliono saperne di andare a Gerico. Il raìs però ha ribadito che ce li manderà, o che li farà partire per Gaza. Nessuno finora ha mai messo in discussione un ordine di Arafat. Né il raìs si può permettere ora, che la sua stella non brilla che dentro la polvere della Mukata, di essere pubblicamente disobbedito.
Ovvio che nessuno vuole mettere in discussione un ordine di Arafat, ma ancora peggio, nessuno ha mai voluto dubitare delle sue false parole: infatti, come alcuni giornali hanno avuto modo di smentire e Informazione Corretta ha fatto un editoriale in merito, i ricercati da Israele non sono mai stati arrestati, e se lo sono stati, comunque non sono mai stati portati fuori dalle mura del quartier generale di Arafat. Una cosa, però, è purtroppo vera: pare ancora difficile se non impossibile disobbedire agli ordini di Arafat o permettersi di andargli controcorrente. E i giornali in tutto il mondo si bevono tutto quanto Arafat dice.
Ma anche Sharon ha i suoi problemi. Dopo che Bush gli ha bocciato il progetto del Muro, il governo avrebbe preparato un nuovo tracciato: rinunciando a «proteggere» alcune colonie, come la discussa Ariel.

Falso. Nell'ultimo incontro fra Bush e Sharon, il presidente americano ha espresso l'esatto opposto: non ha ostacolato il procedimento di costruzione della barriera proprio perchè ha compreso la necessità di Israele di erigere una barriera di sicurezza per impedire infiltrazioni e incursioni.
Intanto, cerca di non allentare le pressioni sulla leadership palestinese. Ieri, dopo l’attentato contro una macchina di coloni vicino a Betlemme, in cui è rimasta gravemente ferita una donna e più lievemente i suoi tre figli, il ministro della Difesa israeliano Shaul Mofaz ha annunciato che l’esercito israeliano non si ritirerà da altre città israeliane, finché i palestinesi non «agiranno concretamente contro i terroristi».
Domani, Abu Mazen e Sharon si sarebbero dovuti incontrare di nuovo per la quinta volta. Ma in mezzo a tanta diffidenza, l’appuntamento è stato cancellato.
Possiamo permetterci di sottolineare quel "lievemente"? Da quante pallottole saranno stati colpiti? Solo una, oppure magari due? Colpiti solo a una gamba o feriti di striscio alla testa? avranno perso un occhio? per la nostra giornalista sono ferite lievi, perchè non ce le racconta lo stesso? Per essere grave, come doveva andare? dovevano farli saltare in aria? E la loro madre, ferita gravemente, sopravviverà? Dettagli...
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