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Libero Rassegna Stampa
05.08.2003 Ecco com'è andata
I terroristi "arrestati" da Arafat non sono mai usciti da casa

Testata: Libero
Data: 05 agosto 2003
Pagina: 14
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Arafat, leader specialista in bufale»
Riportiamo l'articolo di Angelo Pezzana pubblicato su Libero martedì 5 agosto 2003.
Gli avranno anche dato il Nobel per la pace, di sicuro non l'ha meritato. Ma c'è un premio che Arafat dovrebbe aggiudicarsi, quello del miglior ufficio stampa. Qualunque notizia arrivi ai nostri giornali e che rechi la firma dell'autorità palestinese viene creduta senza ulteriori approfondimenti. Se la firma è Arafat, quella cosa misteriosa che si chiama accuratezza nell'informazione va immediatamente a farsi benedire. Potrebbe persino non essere merito dell'ufficio stampa, quel che conta è la fonte. Se è palestinese la notizia va giù che è un piacere.
Un esempio. Domenica tutti i giornali, non solo quelli italiani ma anche quelli di tutto il mondo, portavano stampato a caratteri cubitali l'annuncio che Arafat aveva fatto arrestare un ventina dei suoi terroristi proprio a casa sua, nella Muqata. Beh, la parola terroristi non l'avevano scritta, si dice sempre miliziani o militanti, non si può mica buttare lì una parola così forte e impegnativa anche se sarebbe la più approppriata, ma intanto la notizia c'era. Guarda com'è bravo e coraggioso Arafat, altro che Abu Mazen. Israele sono due anni che chiede che vengano arrestati tutta una serie di pericolosi criminali, Arafat gli dà pronto rifugio alla Muqata impedendone l'arresto e poi, all'improvviso, per venire incontro ai desideri di Sharon e Bush che fa ? Prepara lui stesso l'ordine di cattura e l'annuncia a tutto il mondo. Con il risultato di presentarsi come il paladino della Road Map, far fare una brutta figura a quell'incapace di Abu Mazen ( vedete che non conta niente ?) e al povero Mohammed Dahlan, che dovrebbe essere lui il vero cacciatore di criminali, far vedere che non conta una cicca.
Tutti i media ci cascano, la notizia viene pubblicata persino sui giornali israeliani, ai quali non sembra vero che qualche risultato stia emergendo, poco importa se lo si dovrà attribuire ad Arafat. Il segnale è importante e positivo e va registrato.
Il lettore non si illuda. La ventina di gentiluomini asserragliati alla Muqata non sono mai stati trasferiti in nessun carcere. Non sono stati nemmeno mai arrestati. Quel che ieri i giornali riportavano in striminziti lanci d'agenzia era tutt'altro. Arafat ai suoi venti birichini aveva assegnato gli "arresti domiciliari", che, detto in parole povere, vuol dire che non cambia nulla. Alla Muqata erano e alla Muqata rimangono.
Non una riga di critica alla bufala che Arafat aveva lanciato il giorno prima, tutto normale. Salvo poche eccezioni, che non nominiamo per non danneggiare con il nostro elogio chi svolge equilibratamente il suo lavoro, quasi tutta la stampa italiana ha passato sotto silenzio l'inqualificabile comportamento di Arafat. Non ci ha fatto caso, attenta sempre com'è a puntare il cannocchiale contro Israele, per verificare se della Road Map rispetta i tempi, perchè non ha ancora liberato "tutti i prigionieri" , come è diventato abituale chiamare i detenuti in Israele, perchè non ha ancora interrotto la costruzione del "muro" che sembra ostacoli il passaggio dei terroristi suicidi, o almeno ne rallenti l'ingresso. Che diamine, sono così tante le critiche da muovere allo Stato ebraico e noi pretendiamo pure che si verifichino addirittura le fonti palestinesi ! Quelle, come l' Ansa insegna, hanno via prioritaria, non conoscono ostacoli. Si pubblicano e basta. Se poi son bufale che importa, conta l'occhio di riguardo per Arafat.
E quello, malgrado tutto quello che si è visto e sentito, non manca mai.



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