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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
05.08.2003 Sandro Viola
ovvero la "Voce della Palestina"

Testata: La Repubblica
Data: 05 agosto 2003
Pagina: 1
Autore: Sandro Viola
Titolo: «I cento giorni di Abu Mazen e la Road Map»
Editoriale in prima, come abituale per Sandro Viola. Le prime righe sono corrette, sono un elogio ad Abu Mazen, ci mancherebbe. Nemmeno Viola può restare in eterno innamorato di Arafat. Ma sono solo poche righe, perchè subito scrive
....con la brutalità e l'inammissibile durata (trentasei anni)dell'occupazione israeliana.
Già, ma perchè è avvenuta, ammesso e non concesso che sia stata brutale ? Viola scorda (come sempre) le guerre scatenate contro Israele. Se le avessero vinte gli arabi altro che brutalità. Israele sarebbe stata spazzata via dalla carta geografica. Ma questi argomenti a Viola non interessano.
Sinora Abu Mazen non si è discostato d'un passo dagli impegni presi.
Non è mica vero, dov'è che ha disarmato le bande criminali ? C'è la tregua (più o meno, visto che gli attentati continuano commessi proprio dai gruppi terroristici vicino ad Arafat), ma la consegna delle armi non c'è stata.
Cosa passa per la testa di Abu Mazen secondo Viola ?

Egli si aspetta che nel corso della Road Map la mentalità di Ariel Sharon e la miopia delle destre isrealiane si traducano in errori politici, in soprusi sul campo, in un ulteriore peggioramneto dell'immagine di Isreale.
E bravo Viola. Noi possiamo solo augurarci che le doti di lettura del pensiero del signor Viola siano abbastanza appannate dalle sue intense frequentazioni dei bar dei grandi alberghi che è suo uso visitare. E che Abu Mazen non sia quel tanghero che Viola ritiene.
Tutti vediamo infatti che il governo israeliano non sta smantellando le colonie (neppure quelle abusive create negli ultimi mesi), non va avanti con l'evaquazione delle città palestinesi, e che sinora una piccola parte dei posti di blocco che impediscono le comunicazioni nei territori occupati, sono stati tolti.
Tutto falso. Lo sa anche chi guarda la televisione. Le scene ripetute dei "coloni" che si oppongono allo smantellamento le hanno viste tutti. Tranne Viola. Deliziosa la definizione violacea dei posti di blocco. Israele li avrebbe istituiti per "impedire le comunicazioni nei territori occupati". E noi ingenui che pensavamo che i posti di blocco, proprio quelli che fermano i terroristi imbottiti di tritolo, le autoambulanze che nascondono armi e terroristi suicidi avessero un altro scopo.
Meno male che Viola è arrivato per dirci come stanno veramente le cose.

La posizione di Abu Mazen resta tuttavia debole. Gli mancano infatti il consenso,la fiducia dei palestinesi che nei cento giorni del negoziato hanno ricevuto assai poco. Sì la liberazione di quattrocento prigionieri (su settemila), si' la promessa che ne verranno presto liberati altri cinquecento.
Certo che Abu Mazen, con gli amici palestinesi o filopalestinesi (come Viola) che si ritrova ha la strada tutta in salita. Paradossalmente potremmo dire meno male che c'è Sharon che gli dà una mano. Sottileiamo la perla dell'uso della parola "prigionieri" al posto di quella di detenuti e il Viola scandalizzato che di "prigionieri" ce ne sono settemila ed il cattivo Sharon ne libera solo 500+500 ! Tutti e settemila, ma che diamine, e subito.
E poi una bella valutazione di Arafat, il cavaliere bianco senza macchia e senza paura. sentite:

Il primo ministro palestiense ha quindi bisogno, per proseguire il negoziato, d'un qualche sostegno. Ma da chi può aspettarselo ? da Arafat, no. Se mai la Road Map dovesse davvero condurre ad uno stato palestinese di composizione e dimensioni accettabili (il che oggi è poco più di un'illusione), il ruolo di Arafat e il potere che ancora esercita ne sarebbero pressochè annullati. Dunque nessun vero appoggio al primo ministro.
Lo dice così, tranquillamente. Prima ci eravamo sbagliati, l'amore per Arafat è eterno, non può essere scalfito nemmeno dall'ipotesi di uno stato palestinese raggiunto con Abu Mazen senza Arafat.
Naturalmente in tutto il pezzo MAI una parola spesa per dire dei problemi di Israele, per dire che la maggioranza degli israeliani sostiene Sharon anche quando si dichiara a favore di uno stato palestinese, per dire che pure la maggioranza dei "coloni" è disponibile a cambiare sede dopo un accordo accettabile. Niente,la storia come la vede Viola è sempre a senso unico. Descrivere quel che vogliono i palestinesi nei termini più aggraziati possibile, ignorare le ragioni di Israele.
Di questa pasta è fatto l'analista principe di Repubblica

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