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La Repubblica Rassegna Stampa
22.05.2024 Segre, una bestemmia accusare Israele di genodio
Intervista di Zita Dazzi

Testata: La Repubblica
Data: 22 maggio 2024
Pagina: 39
Autore: Zita Dazzi
Titolo: «Segre: Una bestemmia accusare Israele di genocidio»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 22/05/2024, a pag. 39, con il titolo "Segre: Una bestemmia accusare Israele di genocidio" la cronaca di Zita Dazzi.

Zita Dazzi
Zita Dazzi
Segre: “E' una bestemmia accusare Israele di genocidio” - la Repubblica
Liliana Segre interviene al convegno sull’antisemitismo del Cdec a Milano, e ricorda che Israele non sta commettendo un genocidio, dire il contrario significa stare dalla parte di Hamas

«Davanti alla constatazione che Israele viene ancora demonizzato e che quello che fa Israele viene definito “genocidio”, io rispondo che questa parola è davvero spaventosa. È un confronto che diventa una bestemmia. Noi ebrei, davanti a tutto questo antisemitismo che risorge, davvero dovremmo credere che siamo eterni, come dice il rabbino capo Alfonso Arbib? Noi davvero, non dovremmo preoccuparci?». Liliana Segre, scherzando sul suo «pessimismo caratteriale», chiude con le sue riflessioni amare la nona conferenza annuale del “Programma sull’estremismo” coordinato da Lorenzo Vidino della George Washington University di Washington. Un convegno che si è tenuto ieri al Memoriale della Shoah di Milano, in collaborazione con la Fondazione Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea). Segre parla dopo un pomeriggio denso di interventi dei maggiori esperti internazionali sull’antisemitismo, arrivati in Italia per discutere di come l’attacco di Hamas il 7 ottobre scorso abbia innescato un’ondata di odio antiebraico con pochi precedenti nella storia. La senatrice a vita si dice amareggiata «a distanza di così tanti anni da quando ho cominciato ad andare nelle scuole e nelle università dove una volta mi ascoltavano con attenzione, facendo anche domande interessanti che aprivano nuovi orizzonti e che mi aiutavano a definire quel che facevo fatica a raccontare perché non c’erano, e non ci sono parole». Parla di «ignoranza della Storia» commentando gli attacchi agli ebrei e l’occupazione degli atenei da parte dei movimenti pro Pal: «Anche la gioventù — sospira, lei che per quarant’anni ha dialogato con i ragazzi — in pochi hanno veramente studiato, e vanno nelle università a gridare. Cosa si può fare?». Stimolata dalle riflessioni di Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Cdec, Liliana Segre riflette ma lascia poche speranze per a chi credeche sia possibile uscire dal vicolo cieco di chi per criticare il governo Netanyahu attacca le persone di fede ebraica: «Io mi sento ancora oggi, dopo ottant’anni, incapace di trovare le parole per dire come sia successo che io a 13 anni sono stata deportata “per la colpa di esser nata”. E mi devo sentire chiedere ancora a quest’età, che cosa dobbiamo fare noi ebrei qui, al Memoriale, per cercare di rimediare al fatto che c’è chi paragona la croce uncinata dei nazisti alla Stella di Davide. Ma io non trovo le parole per rispondere, perché sarebbero parole talmente terribili, devastanti, tragiche e drammatiche, che non posso esprimerle. Perché parlare di questo, vorrebbe dire che ci condanniamo tutti a morte, quei pochi di noi che ancora siamo in vita, minoranze talmente esigue che nemmeno i ministri del nuovo governo sanno quanto misura questa minoranza». La ascoltano muti anche gli esperti americani, europei e medio orientali, che per tutto il pomeriggio hanno parlato dell’“antisemtismo intersezionale”, nel quale si mescolano e diventano denominatore comune varie ideologie estremiste, con sinergie apparentemente illogiche, ma comunque pericolose. Liliana, ricordando la bambina sopravvissuta ad Auschwitz, abbraccia i giovani ebrei che si sentono minacciati andando in università: «Anche io ho avuto terrore per tantissimo tempo, anche solo un’occhiata mi spaventava. Ma quando sono stata liberata, non ho più avuto paura, nemmeno quando mi hanno assegnato la scorta perché c’erano centinaia di minacce di morte contro di me, gente che diceva che mi odiava perché io sono ebrea e perché Hitler non mi ha ucciso. Io da qualche anno li denuncio — forse invano — ma li denuncio». Prima di lei sul palco è salito il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che ha dato una chiave per leggere quel che succede oggi: «Gli stessi troll che oggi attaccano Israele, ha detto Nancy Pelosi, sono quelli che attaccavano i vaccini e poi l’Ucraina. Ci sono attori stranieri, russi e cinesi, che hanno interesse a diffondere odio contro Israele e contro gli ebrei per diffondere lo scompiglio, per dividere l’Occidente su temi che lo lacerano, così da renderlo instabile. In questo modo, per la Russia diventa più facile diffondere i propri interessi. Questa campagna di delegittimazione di Israele, dipinta come entità coloniale, è la copia del modello con cui la Russia si sta installando in Sahel. Siamo di fronte a un volume di attacchi agli ebrei, che io stesso non ho mai visto in vita mia. Tutto questo non riguarda solo gli ebrei, ma una realtà più grande, la nostra società occidentale: il vero match è l’attacco ai sistemi democratici». Maurizio Molinari: “Gli attacchi non riguardano solo gli ebrei, ma una realtà più grande, la nostra società occidentale: il vero match è l’attacco ai sistemi democratici”

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