Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Quello che dovremmo sapere sull'Iran In un rapporto di intelligence le prove del coinvolgimento di Teheran in collaborazione con gli hezbollah libanesi
Testata: Corriere della Sera Data: 02 agosto 2003 Pagina: 11 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Buenos Aires 1994, così gli agenti iraniani uccisero 85 ebrei»
Per meglio comprendere il ruolo svolto dagli agenti segreti iraniani, nell'ambito del terrorismo islamico internazionale, riportiamo l'articolo di Guido Olimpio pubblicato sul Corriere della Sera sabato 2 agosto 2003. NEW YORK - 1994, primi giorni di luglio. L'intero corpo diplomatico iraniano accreditato nei paesi del Sud America si muove. Gli ambasciatori in Argentina, Cile e Uruguay lasciano le loro sedi. Ahmad Reza Ashgari, terzo segretario nella rappresentanza di Buenos Aires, parte improvvisamente. I servizi notano questa insolita frenesia, ma non trovano una spiegazione. La risposta arriva alle 10 di mattina del 18 luglio, quando un camioncino imbottito d'esplosivo distrugge gli uffici dell'Amia, la sede dell'Associazione ebraica di Buenos Aires. Ben 85 i morti, 150 i feriti. Lo scopo dei movimenti? Confondere la sorveglianza degli 007. Questa la valutazione contenuta in rapporto riservato sull'attentato e del quale abbiamo potuto leggere gran parte del contenuto. La storia degli ambasciatori è solo un risvolto nel drammatico caso di terrorismo internazionale che torna d'attualità per due ragioni. Le autorità argentine hanno promesso di aprire i loro archivi, Washington potrà usare questo caso per ampliare il dossier d'accusa contro l'Iran. La Cia non avrà bisogno di cercare pistole fumanti. Esistono già. I documenti raccolti nel corso di una lunga quanto travagliata inchiesta non lasciano dubbi sulla matrice dell'attacco. Il mandante è l'Iran, gli esecutori una cellula composta da agenti segreti ed elementi dell'Hezbollah libanese. Con due figure chiave a fare da supervisori. Mohsen Rabbani, addetto culturale iraniano. Imad Mugnyeh, capo dell'apparato clandestino del gruppo sciita. Nel mezzo convertiti all'Islam locali e poliziotti corrotti per imbrogliare le piste. Dal giorno del suo arrivo, il 27 agosto 1983, Rabbani diventa il polmone delle azioni clandestine iraniane in Argentina. Recluta elementi usando due moschee di Buenos Aires - Al Tahuid e Hajj Youssef - stabilisce contatti con ambienti dell'estrema destra argentina, crea una base. Rabbani è un agente dei servizi segreti iraniani incaricato di mantenere i legami con l'Hezbollah libanese. Come responsabile della cultura islamica, viaggia in tutto il continente. E partecipa pure a un vertice a Roma con altri colleghi, finti diplomatici come lui. Diverse testimonianze e gli accertamenti svolti da servizi di diversi Paesi hanno stabilito che l'attacco è stato deciso attraverso una precisa catena di comando. Il comitato per la sicurezza iraniano (presidente, ministro degli Esteri, responsabile dell'intelligence) ha passato l'ordine e ha designato l'ufficiale degli 007 che doveva formare il team. Le disposizioni - secondo il rapporto - sono state poi trasmesse alla «stazione locale» di Buenos Aires. Il gruppo operativo incaricato della missione è stato diviso in tre piccoli team: 1) Cellula operativa. 2) Cellula dei «disturbatori», incaricata di cancellare le tracce e di procurare l'esplosivo. 3) Squadra logistica. I «disturbatori» vengono scelti con cura. In gran parte sono libanesi, ma non manca qualche elemento locale. Questo per allontanare i sospetti diretti sull'Iran. Nel corso dell'inchiesta è emerso che nelle settimane antecedenti all'attentato c'è stato un enorme flusso di telefonate tra una serie di persone considerate vicine alla rete. I contatti avvenivano in base a un sistema articolato: A chiama B, B chiama C, C chiama D. Il percorso viene fatto poi a ritroso. Le telefonate hanno riguardato il Libano, Ciudad del Este (Paraguay), l'Iran. Con l’aiuto di Rabbani, Teheran ha creato una buona copertura. Un’agenzia di viaggi per organizzare i movimenti degli 007. Una società alimentare che acquistava carne e disponeva di navi. Gli stessi uffici diplomatici in Argentina e Colombia. Per sostenere il piano, gli operativi hanno ampliato la loro presenza a Ciudad del Este. In questa cittadina, situata al confine tra Paraguay, Brasile e Argentina, vive una forte comunità sciita. I commerci e il contrabbando sono stati sfruttati da alcuni immigrati libanesi per finanziare l'Hezbollah. Qui Imad Mugnyeh, lo specialista delle azioni suicide, ha creato una postazione avanzata. I suoi complici hanno invece scelto lo shahid , il martire, e lo hanno preparato per la missione. Primo atto la «Istishahad», il decreto religioso con il quale è stato autorizzato a commettere suicidio. Poi lo hanno portato in luogo sicuro, poco lontano dal garage dove è stato nascosto un camioncino di seconda mano. All’alba del 18 luglio lo shahid è stato svegliato. All’esterno dell’Amia è intanto scattata la ricognizione finale. Le vedette hanno verificato l’assenza di controlli speciali e hanno dato il via libera. Il kamikaze è salito sul furgone-bomba, scortato da almeno due veicoli con a bordo gli «osservatori». Alle 10 l’Amia è esplosa come un vulcano. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.