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La Repubblica Rassegna Stampa
19.05.2024 Diritti LGBT: dal governo solo parole
Commento di Michela Marzano

Testata: La Repubblica
Data: 19 maggio 2024
Pagina: 22
Autore: Michela Marzano
Titolo: «Diritti Lgbt, dal governo solo parole»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/05/2024, a pag. 22, con il titolo "Diritti Lgbtq+, dal governo solo parole", il commento di Michela Marzano.

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Michela Marzano

Nonostante tutte le dichiarazioni del presidente Mattarella, del premier Meloni e del ministro Tajani contro l'omotransfobia, il loro è un impegno solo a parole. In sede Ue, infatti, l’Italia non ha firmato la Dichiarazione sul progresso dei diritti Lgbt. Come l'Italia, solo i paesi: Ungheria, Romania, Rep. Ceca, Bulgaria.

Che l’intolleranza per il diverso costituisca una lacerazione profonda della democrazia ce l’ha ricordato Sergio Mattarella l’altro ieri in occasione della Giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia, sottolineando (per l’ennesima volta) come in Italia siano ancora tante le persone discriminate e umiliate in ragione del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere.

Dichiarazioni cui hanno fatto seguito quelle di Giorgia Meloni, che ci ha tenuto a rassicurare il Presidente: il suo governo sarà sempre in prima linea per combattere queste inaccettabili violenze. Ma. Mentre la premier si affrettava a garantire l’alta attenzione del nostro Paese di fronte alle persecuzioni e agli abusi commessi nel mondo nei confronti delle persone Lgbtq+, in Europa, alla conferenza organizzata sui diritti e l’eguaglianza, non c’era alcun esponente di governo.

C’era solo un funzionario che aveva ricevuto l’ordine di dire “no”: nessun impegno dell’Italia aportare avanti azioni concrete per difendere i diritti di queste persone; nessuna prevenzione e nessuna garanzia d’accesso ai servizi sanitari; nessuna strategia per colmare le lacune legislative; nessun accordo per tutelare i figli delle famiglie omogenitoriali.

No, grazie! Come l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria. No, grazie! A differenza di tutti i grandi Stati membri dell’Ue.

E quindi? Chi o cosa dobbiamo credere? Le parole al vento di Giorgia Meloni (ma anche quelle del ministro Tajani) oppure i fatti, quelli solidi e duri, quelli che non si possono ignorare perché scripta manent, come dicevano gli antichie, checché ne abbiano detto Meloni o Tajani, l’Italia non ha firmato la Dichiarazione sul progresso dei diritti Lgbtq+?

Dietro il “no” del funzionario c’era ovviamente la decisione presa dalla ministra per le Pari Opportunità (pari opportunità?) Eugenia Roccella e l’insopportabile bla bladel “basta con ilgender” — che è poi il riassunto degli stereotipi portati in giro da Vannacci & Co.: un uomo dice e fa; è normale, è anormale; è sano, è malato. Tutti allora in prima linea (a parole) contro le discriminazioni e le violenze di genere, finché non si tratta di impegnarsi davvero. Cominciando, ad esempio, con il nominarecorrettamente le cose invece di confondere il genere e il sesso, insinuare il dubbio che i bambini delle famiglie arcobaleno non siano figli ma giocattoli, suggerire che una donna trans non sia una donna — e mo’ ti pare che queste possano sapere cosa significhi avere le mestruazioni o subire i danni che da secoli subiscono le femmine?

Sembra di ritrovarsi di fronte allo stesso identico copione che si recita quando si parla delle violenze nei confronti delle donne che devono assolutamente essere contrastate senza però mai rimettere in discussione la cultura dello stupro.

L’Italia è l’unico Paese fondatore Ue senza una legge contro i criminid’odio. L’Italia non protegge le persone Lgbtq+ e tratta i figli delle famiglie omogenitoriali come bambini di serie B. L’Italia punisce chi, omosessuale o trans non per scelta ma perché è così che si è strutturata la loro identità — smettiamola con questa retorica della scelta, nessuna persona sceglie il sesso o il genere o l’orientamento sessuale, continuare a parlare di libertà di scelta è grave quasi quanto parlare dell’omosessualità come di una malattia –, non può (non ne ha il diritto, non ne ha la libertà) essere se stesso senza rischiare la vita, senza diventare bersaglio dell’odio, senza poter anche solo avere lachance di uscire la sera, mano nella mano con la persona che ama, senza temere di essere massacrato.

L’Italia dichiara tante cose, ma nei fatti si sta inesorabilmente allineando sul modello illiberale di Orbán. E, come recita l’Ecclesiaste: “Altra cosa ho notato sotto il sole: al posto del diritto l’ingiustizia e al posto della giustizia l’iniquità”.

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