La villa a Berlino da cui tutti fuggono Cronaca di Daniel Mosseri
Testata: Il Foglio Data: 09 maggio 2024 Pagina: 5 Autore: Daniel Mosseri Titolo: «La villa fantasma da cui a Berlino tutti fuggono»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/05/2024 a pag. 5, l'articolo di Daniel Mosseri dal titolo "La villa fantasma da cui a Berlino tutti fuggono".
Daniel Mosseri
Una grande villa di campagna. Anzi una tenuta sulla quale aleggia lo spettro di uno dei personaggi più inquietanti del Terzo Reich: Joseph Goebbels. Oggi la proprietà dove l’ex braccio destro di Hitler ha vissuto per alcuni anni è finita sulle pagine dei giornali tedeschi, con le autorità che litigano sul suo futuro. “La villa che nessuno vuole”, come titola la Faz, sorge nel comune di Wandlitz, in Brandeburgo, 27 chilometri a nord di Berlino. E’ qua, sulle sponde del lago Bogensee che l’allora ministro del Reich per l’Istruzione pubblica e la Propaganda fa erigere la sua Waldof am Bogensee (la casetta sul lago). Siamo nel 1939 e Goebbels è all’apice della sua carriera. La Notte dei Cristalli è passata e il gerarca ha già arianizzato il paese: cinema, teatro, stampa, radio e sport sono già depurati di ogni componente ebraica. Goebbels avrà sette figli, sei naturali e uno, adottivo, nato dal primo matrimonio di sua moglie Magda. A tutti i figli, per inciso, verrà imposto un nome che inizia per H, non è chiaro se in omaggio al Führer, che di Magda e Joseph era stato testimone di nozze, oppure se per continuare nella linea indicata dal primo marito di Magda, che chiamò il proprio figlio Harald (nato nel 1921). I più piccoli Helda, Hildegard, Helmut, Holdine, Hedwig e Heidrun (nati fra 1935 e il 1940) passeranno ore felici nella la casa di campagna con 30 stanze e un edificio di servizio annesso con altre 40 stanze. Il padre fece erigere la proprietà nel mezzo dell’ennesima crisi coniugale con Magda: Hitler escludeva che il suo gerarca più fedele potesse divorziare. Partirono così i lavori di costruzione per 2,3 milioni di Reichsmark, racconta la Faz citando lo storico Peter Longerich; di questi, 1,35 milioni ce li mise lo stesso ministro dopo aver acceso un credito. Costruita in stile country, la villa serve al gerarca dapprima per incontrare le proprie amanti, poi come residenza di campagna per i ricevimenti ufficiali e le feste di gala. E quando i bombardamenti su Berlino si fanno più intensi, la “casetta sul lago” diventa l’abitazione principale della famiglia. Il primo maggio 1945 i Goebbels uccidono i propri figli (ma non Harald, già adulto e prigioniero in Italia) per poi darsi la morte.
Finita la guerra la villa cambia destinazione d’uso. Il governo della Ddr la trasforma in una scuola politica della Libera gioventù tedesca, l’organizzazione giovanile del Partito socialista unificato (Sed) che comanda in Germania est. Uno dei presidenti della Repubblica democratica tedesca, Wilhelm Pieck, si fa prendere la mano e rinomina la scuola Wilhelm Pieck Schule: alcuni ambienti vengono trasformati per dare albergo e formazione ai futuri dirigenti socialisti.
Dopo la riunificazione tedesca il progetto perde di significato e la proprietà viene abbandonata. Da 20 anni nessuno ci mette più piede: il grande edificio oggi cade a pezzi. Per rimetterla in sesto ci vorrebbero almeno 600 mila euro. Per farne cosa, poi, non si sa. Ecco perché il senatore (ossia ministro) delle Finanze della città di Berlino (che ha dignità di Land) Stefan Evers se ne vuole liberare. “Siamo pronti a cedere il sito a chiunque desideri prenderne il controllo del sito: è un regalo dello stato di Berlino”. In passato il Senato, così si chiama il governo della capitale, ha cercato di piazzare la tenuta sul mercato ma, come spesso succede per i cimeli del Terzo Reich, l’unico acquirente interessato all’acquisto sarà il sedicente “Regno di Germania”, un gruppo eversivo che non riconosce la Repubblica federale tedesca. “Non ho alcuna simpatia per le dichiarazioni di Evers,” ha dichiarato alla stampa il sindaco di Wandlitz, Oliver Borchert, che vorrebbe fare della proprietà un “centro di ricerca sulla resilienza per la democrazia”. Ma il bilancio del suo comune non supera i 60 milioni l’anno, ricorda la Faz. I due contendenti sperano in un intervento del ministero federale delle Finanze, l’unico ente “liquido” abbastanza per dare un futuro alla villa che non vuole nessuno.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante