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Avvenire Rassegna Stampa
30.07.2003 La barriera: muro di difesa o di segregazione?
Un parere favorevole e uno contro

Testata: Avvenire
Data: 30 luglio 2003
Pagina: 4
Autore: Graziano Motta - Laura Bosisio
Titolo: «Le ragioni del no e quelle del sì»
Sul tanto discusso confine - erroneamente chiamato muro - che delimita il territorio per ragioni di sicurezza sono stati riportate due opinioni a confronto a pagina 4 di Avvenire. Il primo, firmato da Laura Bosisio, è di parere non favorevole a questa costruzione. Lo riportiamo su questa pagina, aggiungendo il nostro commento.
Una gigantesca costola di cemento, a separare due popoli già in guerra. Per il governo israeliano si tratta di una cinta di separazione per proteggersi dai kamikaze, per i palestiensi un "muro di segregazione" che sta già causando danni incalcolabili all'economia. Già Condoleezza Rice durante il suo viaggio in Medio Oriente a giugno, lo aveva disapprovato: "Desta in noi grande preoccupazione. Propongo che ne riconsideriate il percorso...".
Ma quello che Bush al massimo potrebbe ottenere è che il muro venga leggermente spostato ad ovest.
I lavori di costruzione sono stati avviati nel giugno del 2002. Alto 8 metri e lungo attualmente circa 145 km (ma il progetto finale potrebbe portare a 600 se non addirittura 1000 km di lunghezza) il muro ha già creato una barriera invalicabile a nord della Cisgiordania, intorno a Jenin, Tulkarem, Qalqilya e Salfit. Lavori sono stati avviati anche a sud, nei pressi di Betlemme ed Hebron. Il muro non segue la cosiddetta Linea Verde, tradizionale demarcazione fin dalla guerra del '67, ma la supera ad est.
Lo stesso Sharon ha ammesso, in una recente intervista che "il muro sarà lungo almeno 1000 km, mentre la Linea Verde è lunga solo 350 km". Per questio migliaia di acri sono confiscati nei Territori, in una zona tra le più fertili della Cisgiordania. L'area tra jìJenin e Qalqilya fornisce da sola circa il 42% di frutta e verdura della Cisgiordania, ma l'economia sta già precipitando. L'introito familiare mensile è passato da 1000 a 60 dollari. Gli abitanti di almeno 15 villaggi non avrebbero più accesso alle proprietà agricole, mentre numerose attività commerciali palestinesi si sono già spostate ad est del muro.
A lavori ultimati, denunciano i palestinesi, sarà perso il 10% della Cisgiordania. Costi previsti per l'intera costruzione: 1,6 milioni di dollari a km, due miliardi di dollari la spesa complessiva. Un muro che inevitabilmente ne richiama un altro: rispetto a quello di Berlino, la barriera di cemento sarà lunga 3 volte tanto e alta il doppio.
Anche chi è contro non può fare a meno di scrivere che il confine (muro) è una barriara intorno a Jenin,Tulkarem,Kalkiliya, e Salfit, cioè quelle città dalle quali sono entrati in Israele buona parte dei terroristi. I dati riportati sono tutti di versione palestinese. Oltre a tutto il cosidetto muro non è stato cotruito per l'eternità. Finito il terrorismo, scomparirà.
Laura Bosisio poi grossolanamente non cita che il muro di Berlino fu costruito per impedire ai cittadini tedeschi dell'Est di fuggire verso l'Ovest. La barriera (muro) di Sharon si prefigge l'opposto: impedire l'ingresso ai terroristi dentro Israele.

Riportiamo invece il pezzo di Graziano Motta. che si distingue come sempre per accuratezza ed equilibrio:

"E' una semplice chiusura di sicurezza, non una frontiera politica e nemmeno una frontiera di sicurezza. E' una chiusura volta a evitare le inflitrazioni di terroristi iin Israele. Con le stesse funzioni di quella che abbiamo eretto attorno alla Striscia di Gaza e grazie alla quale abbiamo potuto evitare negli ultimi due-tre anni delle infiltrazioni terroristiche". Così l'ambasciatore Avi Pazner, consigliere per l'informazione del primo ministro Sharon, parla della barriera in gran parte già costruita per altri tratti ancora in costruzione tra il territorio israeliano e quello della Cisgiordania abitato dai palestinesi dal nord al centro, ovvero dall'alta Samaria alla regione di Tel Aviv, e attorno a Gerusalemme.
Pazner non usa mai la parola "muro" preferita dai palestinesi: perchè la barriera non è soltanto una muraglia di cemento ma anche, per chilometri, un'alta rete sorretta da tralicci e dotata di sofisticate apparecchiature elettroniche e intervallata da posti permamenti di osservazione militare. Come spiega il giurista Michael Calvo che aggiunge: "Come la linea Maginot, il muro di Berlino e altre barriere erette in ogni parte del mondo hanno potuto essere distrutti, così sarà possibile più tardi demolire la barriera di sicurezza. Non è una misura irreversibile". Pazner spiega: "Speriamo che il cessate il fuoco regga, che il negoziato di pace riprenda e che un accordo di pace sia firmato. Allora non ci sarà più bisogno di una chiusura di sicurezza. Ma oggi la hudna, la tregua decisa dalle organizzazioni della rivolta, ha una durata di tre mesi. Speriamo che la tranquillità continui, ma non ne siamo certi". Ieri alla Commissione parlamentare Esteri e Difesa della Knesset il ministro della Difesa ha detto: "Rischiamo una nuova ondata di attentati". I capi dei servizi di informazione hanno aggiunto che Hamas e la Jihad rafforzano in questi giorni le loro organizzazioni, addestrano nuovi esperti in esplosivi, migliorano la portata dei loro missili Kassem.
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