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Europa Rassegna Stampa
30.07.2003 Un gran brutto articolo
Filippo Cicognani, uno dei più attenti allievi di Igor Man

Testata: Europa
Data: 30 luglio 2003
Pagina: 2
Autore: Filippo Cicognani
Titolo: «Sharon da Bush. Non è un bulldozer ma sul muro antipalestinese non cede»
Filippo Cicognani, nello scrivere il suo articolo, si è smarrito lungo la strada: ha completamente perso di vista quello che si sono detti Bush e Sharon. Egli antepone a tutto il resto i suoi sentimenti di odio per Israele ed un viscerale antiamericanismo: del processo di pace gli interessa solamente vedere fino a che punto Bush può arrivare con la sua amministrazione in vista delle prossime elezioni.
Il presidente americano non può permettersi un fallimento della road map, che minerebbe, forse in modo irreversibilie, tutta la sua politica di riassetto del Medio oriente, con conseguenze catastrofiche per la corsa al secondo mandato.
Così come vede in Sharon solo il cattivo che ha a cuore solo l'annientamento dei suoi "nemici storici", ovvero dei palestinesi (ma non era il contrario?).
(...) se fino al vertice di Aqaba il vecchio leader della destra israeliana chiedeva e otteneva, oggi deve inevitabilmente concedere qualcosa ai suoi nemici storici, ai palestinesi che durante tutta la sua vita, di militare prima e di politico poi, ha sempre cercato di annientare.
L'unico buono della favola alla Cicognani resta Abu Mazen, che viene inserito in un'allucinante allusione al duello di scherma dove ancora non si conosce il vincitore, ma i cui premi in palio sono stati già svelati.
Bush non può permettersi errori: con Abu MAzen deve dialogare usando il fioretto, dando l'impressione di confrontarsi con un primo ministro a tutti gli effetti, trattandolo alla pari, o quasi, mentre con Sharon deve usare la sciabola per ammorbidirne quell'intransigenza e quell'atteggiamento ruvido che non l'hanno reso simpatico al suo consigliere per la sicurezza nazionale, Condy Rice.
Della Road Map non una parola, manco una minima descrizione dell'incontro di ieri.
Abu Mazen è stato fermissimo nelle sue richieste, anche quelle impossibili come il ritorno a Gerusalemme, e Sharon sa che non può dire di no agli inviti del suo grande alleato e protettore: i rischi potrebbero essere seri. Tutti sanno che questa, almeno per diversi anni, è davvero l'ultima spiaggia e per tutti le responsabilità sono enormi. Così Sharon, l'uomo dell'invasione del Libano, di quell'operazione "pace in Galilea", pianificata per dare il colpo di grazia ai palestinesi di Yasser Arafat e passata invece alla storia come l'unica sconfitta israeliana -costellata di nefandezze, basti ricordare il massacro palestiense nei campi di Sabra e Chatila, a Beirut- vorrebbe ora collocarsi come il primo ministro che è riuscito nel difficile negoziato col nemico, nel consolidare le basi per la creazione di uno stato palestinese.
Cicognani crede di conoscere tutta la storia di Sharon, dall'invasione del Libano al massacro di Sabra e Chatila, e scrive ripetutamente che è uno di destra (e con questo?), che fa tutto questo solo nella speranza di venire "immortalato come l'uomo che ha costruito la pace in Terra Santa".
Va bene, Cicognani è stato fin troppo chiaro con le sue parole, odia l'Israele di Sharon e l'America di Bush, ma almeno una riga su com'è andato il colloquio fra i due...E' forse chiedere troppo?
E meno male che nel titolo Cicognani specifica che Sharon non è un bulldozer!

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