La sofferenza degli ebrei lascia la maggior parte del mondo indifferente
Commento di Michelle Mazel
Gli ostaggi nelle mani di Hamas. Chi si preoccupa della loro immane sofferenza? Al mondo pare proprio non interessare. Se lo fai presente, chiunque, ormai, risponde "e i palestinesi a Gaza?" Invece di ricordare che il responsabile della guerra e delle sofferenze dei palestinesi è Hamas, si parla di Gaza come di un "genocidio" israeliano. La sofferenza degli ebrei lascia la maggior parte del mondo indifferente.
Come superare il muro di incomprensione che gli israeliani si trovano ad affrontare mentre cercano di far ragionare le moltitudini ostili? Ci parlate degli ostaggi? gli si dice. Sì, ma … avete pensato ai poveri palestinesi di Gaza?
Purtroppo è così che si conclude qualsiasi tentativo di evocare il calvario degli israeliani – bambini, donne, uomini – tuttora detenuti nelle carceri di Hamas a Gaza. Un esempio tra i tanti: “Ma cosa pensate dei 6 mesi di ‘inferno’ che Israele ha fatto passare alla popolazione palestinese di Gaza: genocidio plausibile, obiettivo di pulizia etnica, tradimento di tutte le leggi dell’uomo, violazione di tutti i principi e di tutte le norme del diritto umanitario internazionale senza eccezione, compresi gli obblighi delle potenze occupanti, le norme di condotta delle ostilità e del trattamento umano …. Con la complicità dei Paesi occidentali, compresa la Francia, e l’autocompiacimento di molti dei loro media, tra cui Le Monde!” Questo commento è stato pubblicato il 9 aprile su Le Monde, senza dubbio i moderatori ritengono che non sia in alcun modo contrario allo statuto di questo giornale, che vuole essere un riferimento: “La discussione deve essere corretta, senza attacchi personali (contro gli altri collaboratori e le collaboratrici, contro i giornalisti o le persone citate nell'articolo) e deve rispettare i limiti della libertà di espressione: nessuna diffamazione, nessun insulto, nessuna osservazione discriminatoria, sessista o razzista, negazionista o di incitamento all'odio.” Va detto che il giornale ha da tempo scelto da che parte stare, e la serve con ammirevole zelo. Guardate questo titolone del 2 maggio: “Negli istituti di Scienze Politiche, un’estensione della mobilitazione per un cessate il fuoco a Gaza.”
Quindi non si tratterebbe più di “Liberate la Palestina”? Per quanto riguarda gli ostaggi...
Lo stesso vale per i kibbutz devastati durante l’attacco di ineguagliabile ferocia del 7 ottobre: sì, ma – avete visto l’entità dei danni nella Striscia di Gaza, vi dicono.
È inutile cercare di spiegare che l'intervento israeliano è stato provocato da questo attacco, con il duplice scopo di liberare gli ostaggi e di impedire ulteriori attacchi da parte dell'organizzazione terroristica Hamas. Sì, ma – dirà qualcuno, le milleduecento vittime del 7 ottobre non giustificano la morte di migliaia di palestinesi innocenti. Provate ad evocare l'angoscia dei centomila israeliani che hanno dovuto fuggire dalle loro case devastate o sotto la minaccia del fuoco di Gaza o di Hezbollah. Sono quasi sette mesi che sono, per così dire, rifugiati nel loro stesso Paese? Sì, ma – che dire dei milioni di palestinesi sfollati a causa della guerra, vi verrà risposto. E la sofferenza dei parenti degli ostaggi, che non hanno notizie dei loro cari e temono il peggio, soprattutto perché la Croce Rossa non è ancora stata autorizzata a riceverli? Ti risponderanno con una scrollata di spalle.
La sofferenza degli ebrei lascia la maggior parte del mondo indifferente. E poi, come ha ben suggerito il Segretario delle Nazioni Unite, dopo il 7 ottobre quel che succede loro è un po’ colpa loro, no?
Michelle Mazel