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Libero Rassegna Stampa
29.07.2003 Contro Israele? Contro l'Amercica?
Le parole per esserlo

Testata: Libero
Data: 29 luglio 2003
Pagina: 13
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Parole come proiettili contro Israele»
Riportiamo l'articolo di Angelo Pezzana pubblicato su Libero martedì 29 luglio 2003.
Mentre scriviamo non sappiamo ancora quale sarà il destino di Saddam Hussein. E' probabile che la sua cattura sia imminente. Venticinque milioni di dollari, pagati sull'unghia, non sono una cifra che lascia indifferenti. Ma non crediamo che sia l'unica motivazione per la soffiata che spazzerà via dal palcoscenico della storia il dittatore iracheno.
Come è successo per Bibì e Bibò, i due criminali paranoici figli di tanto babbo e che rispondevano ai nomi di Uday e Kusay, i dollari c'entrano, certo, ma molto più pensiamo vale la certezza che la guerra per la famiglia Hussein è persa per sempre.
Come in tutte le società oppresse dalla dittatura, ci vuole del tempo prima di rendersi conto che il terrore è finito. A maggior ragione in Iraq, dove il ricordo delle promesse non mantenute da Bush padre era ancora un incubo per chi dovette allora subire le vendette del raiss sopravvissuto alla guerra perduta.
Bene ha fatto Bush figlio ad eliminare chi arrendersi non voleva e a mostrarne la prova ad una popolazione che non si attendeva altro. Lo stesso, presumiamo, avverrà con Saddam. La soffiata prima o poi arriva. Anzi, c'è chi ha già individuato l'autore della cattura dei figli e lancia l'ipotesi che sarà la stessa persona che "tradirà" il padre.
Lo scrive Igor Man sulla Stampa, che, curiosamente, titola l'articolo "Un generale traditore guida la caccia al Raiss".
Perchè traditore ? Un generale passato dalla parte degli anglo-americani semmai, uno che, magari anche per denaro, è pronto a far catturare anche il padre, sempre che sia stato lui la stessa persona che ha fatto catturare i figli. Ma perchè traditore ? Non essendo la parola usata abitualmente come un complimento, può pensarlo o scriverlo solo chi ritiene che il generale in questione abbia commesso un'azione riprovevole nel permettere la cattura di criminali quali indubbiamente sono (stati) i tre maschi Hussein.
Intendiamoci, non siamo affatto stupiti. La Stampa ha pubblicato un atto d'accusa di Lietta Tornabuoni (editoriale in prima pagina) nel quale si accusa l'America di avere deliberatamente scelto di uccidere Bibì e Bibò invece di catturarli e processarli. Che è la prassi di ogni paese democratico, ma che doveva fare l'America di fronte alla determinata volontà dei due Hussein di vendere cara la pelle sparando per ore ai soldati americani che accerchiavano la villa ? Doveva forse dire scusate, togliamo il disturbo visto che non volete arrendervi ?
Ma il "traditore" appioppato a chi dà una mano a riportare libertà e sicurezza in Iraq fa il paio con l'appellativo che quasi tutti i nostri media hanno usato -e continuano a usare- con i detenuti palestinesi in carcere in Israele. Li chiamano "prigionieri". C'è da restare allibiti, non vale nemmeno la scusa che in inglese detenuto si dice anche "prisoner" per giustificare la scelta della parola. Ma quando mai in un paese democratico i detenuti vengono chiamati prigionieri ? Ma per Israele si fa volentieri un'eccezione. Chiedere a Sharon di rilasciare "tutti i prigionier" sembra quasi una richiesta umanitaria. Potrebbe averla fatta Gino Strada o quelche altro benefattore sui generis. Non si dice invece che sono detenuti per orribili crimini legati al terrorismo, e che in nessuno stato del mondo chi ammazza il prossimo può essere oggetto di trattativa. Così come viene usata la parola "muro" per indicare quel confine che Israele è costretta a costruire per impedire il passagio dei terroristi suicidi che tranquillamente equipaggiati da Arafat & compagnia entrano nello stato ebraico per uccidere civili innocenti. No, si evoca il muro di Berlino, dimenticando che i comunisti il muro lo costruirono per impedire ai cittadini dell'est di fuggire all'Ovest. Il che è esattamente il contrario di quello che si propone Israele.
Le parole possono uccidere quanto le pallottole. E il repertorio che viene usato contro l'America e Israele è particolarmente popolare presso i nostri importanti e famosi editorialisti. Vien quasi la voglia di tornare a prendere in mano il Manifesto. Almeno lì giocano a carte scoperte.



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