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Il Foglio Rassegna Stampa
30.04.2024 Il premier Gabriel Attal, con coraggio, denuncia la sharia in Francia
Analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 30 aprile 2024
Pagina: 1/5
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il premier Gabriel Attal rompe il tabù: Così la sharia si infiltra in Francia»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/04/2024, a pag. 1/5, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "Il premier Gabriel Attal rompe il tabù: Così la sharia si infiltra in Francia"

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Gabriel Attal, 34 anni, incaricato di formare un governo in Francia -  Internazionale
Il primo ministo francese Attal denuncia apertamente la possibilità che gli estremisti islamici distruggano la democrazia francese

Uno “scenario houellebecquiano” è evocato da Manuel Valls dopo i disordini che hanno sconvolto Sciences Po. L’ex primo ministro ha detto di essere scioccato dall’accordo concluso dalla direzione della celebre università parigina per fermare l’occupazione guidata dagli studenti filopalestinesi e la sospensione dei procedimenti disciplinari avviati contro i manifestanti. “La chiamo codardia, la chiamo resa all’islamo-goscismo, la chiamo sottomissione”, si è indignato Valls prima di sottolineare le somiglianze tra Sciences Po e il libro di Michel Houellebecq (Sottomissione). Vendicata dunque l’ex ministro dell’Istruzione superiore di Emmanuel Macron, Frédérique Vidal, che nel 2021 per aver chiesto un’indagine sull’“islamo-goscismo” nelle università subì l’indignazione a sinistra e il disagio dei colleghi di maggioranza. L’imprudente era stata richiamata all’ordine dai superiori e l’indagine ovviamente non era mai stata avviata. Intanto, mentre Jean-Luc Mélenchon inneggiava all’occupazione delle aule in nome di Gaza, il premier francese in carica, Gabriel Attal, rompeva un tabù semantico, denunciando la sharia come origine di molte violenze in Francia, soprattutto a scuola. “Nessun primo ministro francese aveva mai detto nulla di simile”, fa notare il Journal du Dimanche. Interrogato sul tema della violenza nelle scuole e nelle università, il premier Attal ha menzionato, con molto più coraggio degli altri membri del suo governo, “gruppi più o meno organizzati che cercano di realizzare l’entrismo islamista” e che sostengono “i precetti della legge della sharia”. La Grande moschea di Parigi è arrabbiata con Attal e parla di “stigmatizzazione dei musulmani”. La sinistra ecologista taccia Attal di “islamofobia”. Passeggiando sulle rive della Garonna, a Bordeaux, un afghano in djellaba aveva accoltellato due tunisini, uccidendone uno e ferendo gravemente l’altro. Li aveva rimproverati di “boire un coup”, di bere alcol, nel giorno dell’Id al fitr, la festa che segna la fine del Ramadan. Ad Achenheim, in Alsazia, una ragazzina veniva intanto picchiata da quattro musulmani, accusata di non aver osservato il digiuno del Ramadan, mentre scendeva da un autobus diretta a scuola. Céline Imart, numero due della lista dei Républicains per le elezioni europee, ha citato un altro incidente in cui un’insegnante di una scuola secondaria vicino a casa sua si è vista impedire da un allievo di bere un bicchiere d’acqua in classe perché era il Ramadan. Per fortuna la cosa non è degenerata in violenza, dopo che l’insegnante ha obbedito per paura delle conseguenze. A Viry-Châtillon è stata la morte di Shemseddine, il ragazzo massacrato dai familiari di un’adolescente con la quale aveva una storia. Essendo in gioco l’onore delle donne e della famiglia, Shemseddine doveva essere “punito”. A Besançon, un’adolescente è stato picchiato e rasato dalla sua famiglia musulmana bosniaca per aver frequentato una cristiana. I genitori gli avevano detto: “Siamo musulmani, non sposerai una cristiana”. E la tredicenne Samara, picchiata all’uscita della scuola media Rimbaud di Montpellier. “Samara si trucca un po’ – ha dichiarato la madre della ragazza, Hassiba Radjoul – E questa ragazzina che l’ha aggredita ha il velo. La chiamavano kouffar (miscredente)”. E così, a poco a poco, ciò che assomiglia alla sharia sta facendo il nido. Il poeta algerino Kamel Bencheikh ha denunciato quello che è successo alla figlia a Parigi. “Aspettava l’autobus con un’amica. L’autista si è fermato, le ha guardate ed è ripartito senza aprire”. Il conducente ha detto alla figlia di Bencheikh, che portava la minigonna: “Vestiti come si deve”. Non a Teheran, ma nel XIX arrondissement.

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