Testata: Il Foglio Data: 27 aprile 2024 Pagina: 1/19 Autore: Ermes Antonucci Titolo: «Parla Parenzo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/04/2024, a pag. 1/19, con il titolo "Parla Parenzo", l'intervista di Ermes Antonucci a David Parenzo.
Parla Parenzo Il conduttore televisivo: “Nella mia vita non ho mai avuto così paura di essere ebreo” Roma. “La verità è che, se tu oggi porti la kippah in testa, nella migliore delle ipotesi ti insultano e ti sputano, nella peggiore ti tirano una bella sberla o ti aggrediscono. Quello che sta accadendo nei campus americani è evidente, ma in Italia la situazione è molto simile. Ci sono un sacco di giovani ebrei che non vanno più all’università con la kippah perché hanno paura di essere aggrediti”. Intervistato dal Foglio, David Parenzo, giornalista e conduttore televisivo, esprime la sua preoccupazione per la situazione vissuta dagli ebrei in Italia, dopo aver subìto l’ennesima contestazione da parte di alcuni collettivi studenteschi. Ieri un gruppo di studenti dei collettivi Cambiare rotta e Osa ha manifestato davanti agli studi televisivi di La7 a Roma, chiedendo di incontrare il giornalista, che secondo loro sarebbe stato presente giovedì a Porta San Paolo agli scontri tra la Brigata ebraica e i gruppi filopalestinesi durante la manifestazione per la Festa della Liberazione. “Sono disposto a discutere con queste persone di ogni cosa e quando vogliono – dice Parenzo –, ma se mi mettono nel mirino, mi assediano e mi accusano addirittura di essere stato a capo di una rivolta… Non c’è stata nessuna rivolta contro nessuno. C’era semplicemente un gruppo di cittadini italiani che volevano festeggiare il 25 aprile ricordando la Brigata ebraica, protetti dalla polizia, perché se fossero andati in piazza senza protezione sarebbero stati aggrediti. E’ normale che per andare in un corteo occorra la protezione della polizia? La vera domanda da porsi è questa”. “Sono andato in piazza con il rabbino capo di Roma, il professor Riccardo Di Segni, con il presidente della Comunità ebraica romana, Victor Fadlun, e con tante altre persone per celebrare come ogni anno il contributo che la Brigata ebraica ha dato alla Liberazione. Ricordo peraltro che la Brigata ebraica non ha nulla a che vedere con Israele, perché lo stato di Israele nacque dopo la Seconda guerra mondiale. Ma alcune persone evidentemente quando vedono la stella di David si eccitano come il toro nella corrida”, dice il giornalista. Durante la manifestazione, il corteo della Brigata ebraica è stato vittima, sia a Roma sia a Milano, di insulti (come “ebreo cane” e “assassini”), oltre che di aggressioni fisiche da parte di alcuni militanti pro Palestina. “Penso che in questo momento ci sia un processo di nazificazione dello stato di Israele – afferma Parenzo – Ogni ebreo diventa un potenziale nazista, se non dice quello che vogliono loro. Quelli che urlavano ‘ebreo cane’ e ‘assassini’ sono la dimostrazione plastica di ciò che sta accadendo”. I collettivi la accusano di essere un liberalsionista. “Questi poverini non sanno il significato delle parole – risponde Parenzo – Io sono sionista nell’accezione dell’essere favorevole allo stato di Israele, ma ho criticato e critico le politiche di Netanyahu. Questo però non c’entra niente, perché queste persone contestano il diritto di Israele a esistere. Lo slogan che questi ragazzi ripetono, ‘dal fiume al mare’, significa cancellare lo stato di Israele”. Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha dichiarato al Foglio che nelle piazze italiane scorre “un odio antiebraico, un odio criminale e omicida”. “Sono completamente d’accordo. L’antisemitismo e l’antisionismo sono come un fiume carsico che emerge ciclicamente”, dice Parenzo, che poi ricorda: “Il 9 ottobre 1982 ci fu il famoso attentato alla sinagoga di Roma, compiuto da un commando terrorista palestinese, in cui rimase ucciso il piccolo Taché. Questo episodio purtroppo rappresenta ancora una ferita aperta per la comunità ebraica ed è stato anche ricordato dal nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. All’epoca – prosegue il giornalista – io ero molto giovane, perché sono nato nel 1976. Ebbene, oggi ho 48 anni e posso dire di non aver mai vissuto un periodo come quello di oggi, in cui ti senti in pericolo, in quanto ebreo, non solo di mostrare le tue origini, ma anche di esprimere la tua opinione. Qualsiasi cosa tu dica, infatti, vieni accusato di essere nazista”. “Nonostante tutto ciò, resto a favore del dialogo. Per questo dico: confrontiamoci”, conclude Parenzo, che alla fine della giornata tribolata di ieri ha fatto sapere di aver ricevuto la solidarietà anche del Quirinale.
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