Arafat ancora leader? per la Famiglia Cristiana sì
Testata: Famiglia Cristiana Data: 27 luglio 2003 Pagina: 16 Autore: Guglielmo Sasinini Titolo: «Il duraturo carisma di un vecchio leader»
C’è una "tentazione" dinanzi alla quale il settimanale cattolico Famiglia Cristiana non sa resistere: quella di incensare il leader palestinese Yasser Arafat. In numerose occasioni sono stati pubblicati servizi fotografici con l’immagine di un Arafat allegro e sorridente che viene baciato e abbracciato da cardinali e sacerdoti, oppure articoli di cronaca che lo ritraggono come un leader saggio che ama la sua popolazione. Nessuno parla di lui in termini veritieri. Nessun giornalista lo ritrae per quello che è: un capo guerrigliero, corrotto che ha affamato la sua popolazione e che ha arricchito i suoi conti in banca con gli aiuti economici della Comunità Europea. E l’articolo che Famiglia Cristiana pubblica a pagina 16 del 27 luglio a firma Guglielmo Sasinini dal titolo "Il duraturo carisma di un vecchio leader" è un’ulteriore conferma. "Yasser Arafat sa benissimo, da sempre, che l’alone di segretezza che si è creato alimenta il mistero, che è l’humus del potere e padre della curiosità e del timore. Col nome di battaglia di Abu Ammar, Arafat inizia la sua sfolgorante carriera di leader palestinese. E di capo terrorista. Negli anni settanta, per i suoi sostenitori, diventa l’icona della resistenza palestinese. All’ONU vuol dimostrare di essere uomo di pace e intanto dà ordine ai suoi di partecipare alla guerra civile che nel frattempo si è scatenata in Libano. Nella seconda metà degli anni ottanta dà il via alla rivolta delle pietre e nell’88 a Ginevra tratteggia un futuro Medio Oriente in cui lo Stato palestinese potrà vivere in pace e sicurezza con Israele e i suoi vicini. C’è chi ha commesso l’errore di credere alle sue menzogne (buona parte del mondo occidentale!) e ha passato gli anni successivi a contare i morti innocenti fatti a pezzi.
Nel 2000, a Camp David, Arafat non accetta il piano del premier israeliano Ehud Barak, che gli offriva la restituzione di oltre il 90% dei territori palestinesi. Ma anche su questo episodio corrono versioni diverse.
Le uniche "versioni diverse" sono quelle palestinesi che cercano di trovare una giustificazione al più grande errore commesso da Arafat, il quale ha preferito ancora una volta la strada della violenza a quella del compromesso.
Il resto è storia dei nostri giorni. Scoppia la seconda Intifada, gli integralisti islamici palestinesi prendono il sopravvento.
E fra questi ci sono gruppi finanziati e incitati dallo stesso Arafat (ad esempio Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, un gruppo terrorista che si reso responsabile delle stragi più efferate, legato ad Al Fatah, il partito di Arafat).
Gli accordi di pace non contano più. Abu Ammar sembra messo nell’angolo. Ma non è così, il carisma dell’anziano leader sopravvive a tutto, nei vicoli di Gaza e di Ramallah non vi sono ritratti di Abu Mazen ma solo quelli di Abu Ammar. Per milioni di palestinesi è ancora lui il leader.
Evidentemente è così anche per il giornalista. L’articolo si chiude senza che il lettore abbia la benché minima informazione su Abu Mazen, un leader coraggioso che sta cercando, fra mille difficoltà, di riannodare i fili di un dialogo che due anni fa per le mire di potere di Arafat si è bruscamente interrotto.
Due fotografie illustrano l’articolo: la prima di Yasser Arafat, la seconda del primo ministro Abu Mazen. Ma chi è Abu Mazen? Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.