Usa: 61 miliardi a Zelensky. Salveranno vite umane Analisi di Paolo Mastrolilli
Testata: La Repubblica Data: 21 aprile 2024 Pagina: 12 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Gli Usa sbloccano 61 miliardi a Kiev Zelensky: Salveremo vite umane»
Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 21/04/2024, a pag. 12, con il titolo "Gli Usa sbloccano 61 miliardi a Kiev Zelensky: Salveremo vite umane" l'analisi di Paolo Mastrolilli.
La latitanza degli Stati Uniti, la rinuncia ad esercitare la leadership nella difesa di democrazia e libertà, è finita grazie al voto di ieri, con cui la Camera ha approvato la ripresa degli aiuti militari all’Ucraina. Nella stessa seduta sono state varate altre tre leggi, per sostenere Israele e Taiwan, e bandire il social cinese TikTok in caso rimanga in mani cinesi. Così, superata la resistenza dell’ex presidente Trump che ha spaccato i repubblicani, la difesa di Kiev può riprendere, deludendo la speranza del leader russo Putin di vincere grazie alla ritirata dell’Occidente. La legge che destina 61 miliardi di dollari a Kiev è stata approvata con 311 voti favorevoli e 112 contrari, la maggioranza dei repubblicani schierata per il no; quella per Israele ha avuto 366 voti contro 58; Taiwan 385 contro 34; le sanzioni all’Iran, il bando di TikTok e l’uso dei beni russi congelati per finanziare Kiev 360 a 58. Il presidente Biden ha commentato così: «Oggi i membri di entrambi i partiti alla Camera hanno votato per promuovere i nostri interessi di sicurezza nazionale e inviare un messaggio chiaro sul potere della leadership americana sulla scena mondiale. In questo punto di svolta critico, hanno risposto alla chiamata della storia». Il collega ucraino Zelensky ha ringraziato, dicendo che gli aiuti «salveranno vite umane». Di segno opposto, prevedibilmente, la reazione russa, che per bocca della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova bolla il provvedimento come un «sostegno diretto alle attività terroristiche che aggraverà la crisi globale». La prosecuzione degli aiuti all’Ucraina era rimasta bloccata per mesi a causa dell’opposizione di Trump, che aveva paralizzato il Partito repubblicano. L’ex capo della Casa Bianca è sempre stato accusato di voler aiutare Putin, per cui nutre una grande ammirazione, senza parlare dei sospetti di collusione mai chiariti fino in fondo dall’inchiesta sul “Russiagate”. È noto poi che le pressioni fatte su Zelensky affinché aprisse un’inchiesta sugli interessi della famiglia Biden nel suo Paese gli erano costate il primo impeachment. Trump è poi convinto che la sua base non voglia mandare altri soldi all’estero, e quindi si è a lungo opposto all’approvazione del pacchetto chiesto dal rivale Biden. Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, era favorevole e ha appoggiato la misura approvata nella sua aula, ma poi si è dovuto arrendere all’opposizione di Donald. L’ex Speaker della Camera McCarthy è stato fatto cadere dai seguaci dell’ex presidente, anche per la sua inclinazione ad autorizzare le forniture militari a Kiev, e il successore Johnson è rimasto a lungo paralizzato dal rischio di fare la stessa fine. Negli ultimi tempi però Trump ha ammorbidito la posizione, ventilando la possibilità di approvare gli aiuti, se fossero stati consegnati sotto forma di prestiti, da restituire quando l’Ucraina sarà in grado di farlo. Così si è aperto lo spiraglio sfruttato da Johnson per presentare il pacchetto, ma diviso in quattro misure separate. Circa 10 miliardi sono prestiti, mentre il resto andrà alle aziende americane che producono le armi per ricostituire gli arsenali Usa, da cui poi verranno inviate a Kiev. Giovedì Trump si era espresso così: «Muoviti Europa! La sopravvivenza e la forza dell’Ucraina dovrebbero essere molto più importanti per l’Europa che per noi, ma lo sono anche per noi». La verità è che i Paesi della Ue hanno dato più soldi degli Usa, sotto forma di aiuti finanziari invece che militari. Comunque l’uscita di Trump è stata presa come un “non veto”, dando a Johnson lo spazio necessario a procedere. Gli estremisti guidati da Marjorie Taylor Greene ora cercheranno di farlo cadere, ma i democratici potrebbero salvarlo, e intanto le leggi vanno ora al Senato che le approverà. Le forniture sono pronte a partire, anche se restano i dubbi sull’invio di armi capaci di colpire Mosca sul suo territorio, nel timore che provochino un’escalation. Lo scopo immediato è evitare il collasso delle forze armate ucraine, sotto la pressione di quelle russe che avanzano. Poi si vedrà se possono essere impiegate per nuove controffensive, sperando di spingere Putin ad accettare un vero negoziato diplomatico per finire la guerra.
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