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Avvenire Rassegna Stampa
25.07.2003 La Road Map in 10 punti
peccato che Camille Eid non sia Graziano Motta

Testata: Avvenire
Data: 25 luglio 2003
Pagina: 3
Autore: Camille Eid
Titolo: «Medio Oriente: tre uomini al bivio»
In occasione del primo incontro di oggi tra Abu Mazen e Bush, Avvenire pubblica, in terza pagina, un dossier sulla Road Map. Esso ripercorre tutte le tappe e le condizioni attuali. Le questioni che vertono intorno al piano della pace vengono suddivise in dieci punti. Ci interessa approfondirne alcuni.
Al punto 2 si parla dei due rischi, ovvero degli ostacoli alla sua attuazione:

la questione dei detenuti palestinesi e il muro di sicurezza che Israele intende costruire lungo i confini della Cisgiordania con l'obiettivo di proteggere i grandi insediamenti ebraici da eventuali attacchi terroristici. Il punto è che, in molte zone, il muro corre all'interno dei territori che dovrebbero essere restituiti ai palestinesi.
Sulla questione dei detenuti, i palestinesi insistono per la scarcerazione anche dei membri di Hamas e Jihad islamica mentre il governo israeliano rigetta l'idea di una liberazione delle persone sospettate di aver compiuto azioni terroristiche.
Innanzittutto a noi sembra che il primo grave ostacolo alla sua attuazione riguarda l'hudna che comunque non rispetta la prima parte del progetto della pace: per cessazione delle violenze e degli atti terroristici si intende il totale stop del terrorismo. L'hudna, invece, riguarda solo tre mesi.
Altro punto: il muro che si va costruendo rafforza la difesa israeliana dal terrorismo. Non solo nei confronti degli insediamenti ebraici, ma di tutto lo Stato di Israele. Esso ha un effetto concatenante: se viene risolto il primo ostacolo, il secondo non avrebbe più motivo di esserci.
Il punto 3 riguarda gli obiettivi, ovvero ciò che i due premier intenderebbero chiedere a Bush:

Abu Mazen ha fatto sapere in Giordania di voler chidere a Bush di sollecitare Israele al rispetto della Road Map. Bush sarà invitato a premere su Sharon per liberare tutti i palestinesi detenuti, blocccare la colonizzazione e compiere nuovi ritiri dai Territori dell'Anp. Secondo il ministro palestinese Nabil Amro, se il premier non dovesse ottenere risultati tangibili su questi punti, potrebbe rischiare un voto di sfiducia del Parlamento palestinese al suo rientro. Da parte sua, Sharon illustrerà a Bush la necessità di trasformare la "tregua" proclamata da Hamas in definitiva dell'Intifada attraverso il disarmo degli islamici.
Come già illustrato al punto due, non è possibile liberare tutti i detenuti, perchè fra i 'tutti' ci sono anche dei terroristi!
Per quanto riguarda il ruolo del rais, al punto 6 della pagina di Avvenire, segue la risposta a questa domanda: Arafat sarà costretto a lasciare la scena?

Il rais dovrà probabilmente accontentarsi di un ruolo marginale. Il supporto politico del leader palestinese rimane comunque di vitale importanza per Abu Mazen, pena una grave spaccatura allì'interno del Fatah, il maggiore tra i movimenti palestinesi favorevoli al processo di pace. Ricevendo di recente gli ambasciatori accreditati presso l'Anp, Arafat ha sottolineato la necessità di applicare la Road Map ed espresso la sua soddisfazione per la visita del suo premier a Washington. "Abu Mazen e io, ha detto, siamo una sola persona e abbiamo lottato insieme per 42 anni".
Arafat e Abu Mazen, due vecchi amici? Da dove viene questo pezzo? Arafat è stato relegato e di fatto ha perso potere all'interno del governo palestinese, eppure molte cellule terroristiche fanno capo a lui, soprattutto quelle che non rispettano nemmeno la tregua. D'altra parte, sarà anche vero che sono una "sola persona", però i fatti sembrano dimostrare il contrario. Abu Mazen, appena diventato premier, stava per rinunciare ostacolato proprio da Arafat. E questo è solo uno dei primi esempi. E in più Al Fatah è pesantemente compromesso negli atti di terrorismo, altro che favorevole al processo di pace !

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