Testata: Il Foglio Data: 19 aprile 2024 Pagina: 1/7 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «America, finalmente»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/04/2024, a pag. 1/7, l'analisi di Paola Peduzzi dal titolo "America, finalmente".
“Potrei fare una scelta egoistica, ma farò ciò che penso sia giusto – ha detto Mike Johnson, speaker repubblicano del Congresso americano – Penso che fornire aiuti all’Ucraina sia seriamente importante. Mi fido assolutamente dell’intelligence e dei briefing che abbiamo ricevuto: credo che Xi Jinping, Vladimir Putin e l’Iran siano davvero un asse del male. Penso che si coordinino tra di loro”. Johnson, che ha impedito un voto al Congresso della legge sugli aiuti agli alleati internazionali approvata a febbraio (e presentata nell’autunno dello scorso anno), ha deciso di non salvare il proprio posto – altamente in bilico – e salvare l’Ucraina: è la prima volta che succede. Ha presentato quattro leggi che saranno votate nel fine settimana. La legge per gli aiuti militari all’Ucraina è di 61 miliardi di dollari (di cui 10 in forma di prestiti); quella per gli aiuti a Israele è di 26 miliardi di dollari e include gli aiuti umanitari per Gaza; quella per gli aiuti a Taiwan e ad altri paesi della regione asiatica è di 8,12 miliardi di dollari; c’è una quarta legge che prevede anche di congelare altri beni russi. In tutto il valore degli aiuti è di 95 miliardi di dollari, come quelli previsti nella legge complessiva approvata al Senato. Il presidente Joe Biden ha scritto sul Wall Street Journal: “E’ un piano solido e sensato che non dovrebbe più rimanere in ostaggio di un piccolo gruppo di deputati repubblicani”. Per l’approvazione di queste leggi, Mike Johnson avrà bisogno del sostegno dei democratici, e questa è la prima cosa che gli rinfaccia l’ala ultratrumpiana dei repubblicani al Congresso. La seconda è specifica: non bisogna aiutare gli ucraini “nazisti”. Gli ultratrumpiani – è necessario chiamarli così perché anche Johnson è trumpiano – minacciano la sfiducia dello speaker, esattamente come avevano fatto con il predecessore, Kevin McCarthy, riuscendoci (McCarthy era rimasto speaker per 270 giorni, oggi Johnson, se rimosso, potrebbe battere questo record negativo: è speaker da 178 giorni). A guidarli è la deputata della Georgia, Marjorie Taylor Greene, che ripete la propaganda putiniana e che rifiuta ogni collaborazione con i democratici: la sua mozione di sfiducia nei confronti di Johnson è iniziata quando lo speaker ha fatto un accordo con l’opposizione sul budget. Ma il gruppo repubblicano alla Camera pieno di trumpiani deve sempre appoggiarsi ai democratici per riuscire a portare a termine qualcosa: questa è l’essenza di un sistema democratico che i tipi come Taylor Greene vogliono sfigurare. Intanto fanno perdere tempo – il tempo per l’Ucraina vuol dire più morti tra i civili e tra i soldati. Perché Johnson ha cambiato idea? Le ragioni non si conoscono: gli idealisti amano pensare che “la cosa giusta” abbia avuto il sopravvento sulla sopravvivenza politica personale e sul ricatto trumpiano (che comprende sempre una vendetta). Altri indicano ragioni più pratiche: come ha segnalato Oliver Darcy della Cnn, i media di Rupert Murdoch stanno con Johnson. Un editoriale del New York Post cita un sondaggio che rivela che nelle circoscrizioni swing, il 60 per cento degli elettori è a favore degli aiuti all’Ucraina (e il 52 per cento dei giovani): sostenere Kyiv potrebbe essere una mossa elettorale vincente – è l’esatto contrario di quel che sostengono i trumpiani, non soltanto quelli esagitati. L’analisi è ribadita da un altro articolo del NY Post, in cui si dice che J.D. Vance, senatore dell’Ohio che ambisce a fare il vicepresidente, e Taylor Greene non parlano per la maggioranza degli elettori repubblicani. Il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale in cui dice ai conservatori: aiutate l’Ucraina, questo è l’interesse nazionale americano. Liz Peek di Fox News è stata più spiccia, come conviene all’emittente per cui lavora: “Marjorie Taylor Greene è un’idiota. Sta cercando di mandare in rovina il Partito repubblicano”. A prescindere dalle ragioni di Johnson, la sua determinazione è per l’Ucraina una buona notizia, finalmente.
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