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Michelle Mazel
Europa/Medio Oriente
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Biden: sostegno a geometria variabile 14/04/2024

Biden: sostegno a geometria variabile
Commento di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2024/04/biden-soutien-a-geometrie-variable-296827.html

Biden e Netanyahu. Il sostegno del presidente americano al premier israeliano è segnato da numerosi attriti pubblici che hanno indebolito l'alleanza. E hanno lanciato il messaggio sbagliato all'Iran

“Il nostro sostegno a Israele è di ferro”, ha annunciato solennemente il Presidente americano in risposta alle minacce iraniane. Una dichiarazione più che gradita in un momento in cui lo Stato ebraico si trova ad affrontare attacchi quasi a tutto campo. Meglio ancora, essa capita in un momento in cui il divario tra Washington e Gerusalemme sembrava allargarsi di giorno in giorno, sullo sfondo della situazione nella Striscia di Gaza, al punto che, secondo alcuni commentatori, gli Ayatollah ne avrebbero tratto un falsa interpretazione e avrebbero creduto di avere mano libera. Quello che sappiamo è che il Ministro degli Esteri iraniano ha immediatamente invertito la rotta. Niente più dichiarazioni bellicose. Fuori discussione parlare di una risposta tanto massiccia quanto catastrofica. In una serie di conversazioni avviate con i suoi omologhi a Washington, Londra e altrove, egli ha spiegato, in tono conciliante, che il suo Paese non intendeva affatto infiammare la regione, lasciando intendere, secondo i suoi interlocutori, che la risposta potrebbe essere moderata e che prenderebbe di mira solo siti militari e di sicurezza e in nessun caso i civili.

In breve, l’Occidente non dovrebbe intervenire. Ci sembra di sognare.

“Cari amici, ha detto in sostanza, noi stiamo solo esercitando il nostro diritto alla giusta ritorsione dopo un inqualificabile attacco al nostro consolato. Spetta a Israele comprendere che si tratta di un'azione legittima da parte nostra. Se Tel Aviv decidesse di reagire, lo Stato ebraico sarà l’unico responsabile dell’escalation che ne seguirà.”  Scommettiamo, purtroppo, che nessuno gli ha risposto che l'attacco israeliano è arrivato dopo sei lunghi mesi, durante i quali l'Iran ha fatto tutto il possibile per sostenere Hamas, mobilitando in particolare gli Hezbollah libanesi, suoi vassalli, ma anche gli Houthi dello Yemen, ai quali fornisce armi e istruttori, per non parlare delle milizie sciite di Iraq e Siria. In ogni caso, nessuno sa come reagirebbe il presidente Biden a una risposta iraniana “moderata”. Forse potrebbe accontentarsi di non fare proprio nulla. Dopotutto, gli americani criticano più o meno apertamente il fatto che l'IDF abbia eliminato un iraniano di alto rango a Damasco “senza avvisarli in anticipo”, dato che questa azione avrebbe potuto mettere in pericolo le loro truppe in Siria. Sappiamo però che un attacco di questo tipo, basato su precise informazioni di intelligence, deve essere effettuato immediatamente, finché l’obiettivo è sul posto.

Le grandi potenze fondamentalmente chiedono solo una buona ragione per non mantenere le loro promesse. Aggiungiamo che in Israele abbiamo già vissuto l'amara esperienza: la Casa Bianca ribadisce ripetutamente il suo desiderio di vedere gli ostaggi liberati senza indugio, e fa l'esatto contrario di ciò che sarebbe necessario per raggiungere questo obiettivo. Insistendo – scusate, esigendo – il ritiro delle forze israeliane da Gaza e un aumento considerevole degli aiuti umanitari a favore degli abitanti di Gaza, Biden priva Israele dell’unico mezzo di pressione a disposizione di questo Paese, col rischio di condannare gli ultimi ostaggi ancora in vita, ad una morte atroce nelle loro prigioni sotterranee.

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Michelle Mazel


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