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israele.net Rassegna Stampa
12.04.2024 Dove sono le pressioni su Hamas e Qatar?
Occidente strabico

Testata: israele.net
Data: 12 aprile 2024
Pagina: 1
Autore: Redazione di Israele.net
Titolo: «Dove sono le pressioni su Hamas e Qatar?»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'editoriale, tradotto dal Jerusalem Post, dal titolo "Dove sono le pressioni su Hamas e Qatar?" 

Il Qatar ospita alla luce del sole i capi terroristi di Hamas, fra cui il numero uno: Haniyeh (a destra). La comunità internazionale non ha nulla da ridire. Anche nel tentativo di porre fine alla guerra a Gaza non fa pressioni sul Qatar e su Hamas.

Come d’abitudine Hamas continua a puntare i piedi, sostenendo che la proposta di cessate il fuoco che ha ricevuto da Israele attraverso i mediatori Qatar ed Egitto non risponde alle sue richieste né a quelle di nessuna fazione palestinese.

In una dichiarazione di martedì, Hamas ha affermato di essere “interessata a raggiungere un accordo che ponga fine all’aggressione contro il nostro popolo” ma che “la posizione israeliana rimane intransigente e non soddisfa nessuna delle richieste del nostro popolo e della nostra resistenza”.

Comunque, bontà sua, Hamas ha aggiunto che esaminerà ulteriormente la proposta e poi darà la sua risposta.

Hamas pretende che qualsiasi accordi garantisca la fine della controffensiva militare israeliana, il ritiro di tutte le forze israeliane da Gaza e il ritorno degli sfollati alle loro case senza controlli (oltre alla scarcerazione di detenuti palestinesi ndr).

Domenica Israele e Hamas hanno mandato team negoziali al Cairo per un ulteriore ciclo di colloqui che include mediatori del Qatar e dell’Egitto, nonché il direttore della CIA, William Burns. La presenza di Burns sottolinea la crescente pressione da parte del principale alleato di Israele, gli Stati Uniti, perché si arrivi a un accordo che liberi degli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza e incrementi gli aiuti ai civili palestinesi.

Il rapporto tra Israele e il suo più stretto alleato è stato messo a dura prova nei sei mesi trascorsi dall’inizio della guerra, e da parte americana viene manifestata una crescente frustrazione per le operazioni delle Forze di Difesa israeliane a Gaza, anche se Washington continua a sostenere il diritto di Israele a difendersi. …

Tutta la pressione da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale sembra essere diretta contro Israele. Perché? Dov’è la pressione internazionale su Hamas, che il 7 ottobre ha gettato in questa guerra la sua stessa popolazione?

Come si può consentire a Hamas – le cui stesse cifre (peraltro non suffragate da prove) sostengono che non meno di 33.000 palestinesi sono rimasti uccisi da quando Israele ha iniziato la sua controffensiva – di imporre al suo popolo una tale miseria mentre il mondo continua a esercitare pressioni solo su Israele? Dove sono i manifestanti che si proclamano filo-palestinesi e che sin dal 7 ottobre tuonano contro il “genocidio israeliano” nelle piazze di tutto il mondo? Come mai non manifestano per esigere che Hamas accetti un accordo di cessate il fuoco?

Il gruppo terrorista si comporta come se fosse in posizione di dettare condizioni. Non lo è. Se Israele oggi tratta un cessate il fuoco è solo per l’imperativo di assicurarsi la liberazione degli ostaggi ancora vivi e la restituzione dei corpi di quelli uccisi in prigionia. Ostaggi a parte, Hamas ha zero potere contrattuale.

Perché gli Stati Uniti e l’Occidente non aumentano la pressione sul Qatar, che ospita alla luce del sole i capi di Hamas e da anni finanzia il gruppo terrorista con milioni di dollari al mese?

Anche altri leader mondiali continuano a invocare un cessate il fuoco. Lunedì, il re di Giordania Abdullah II, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi hanno pubblicato un editoriale su Washington Post e Le Monde in cui affermano che “solo una soluzione a due stati porterà la pace in Medio Oriente”. …

Gli editoriali sono un modo interessante con cui i leader mondiali fanno arrivare il loro messaggio. Ma perché quei tre – a cominciare da el-Sisi, la cui stessa nazione ha blindato il confine con Gaza per impedire il passaggio di terroristi, e re Abdullah, che ha già abbastanza problemi in patria con le fazioni palestinesi – non esercitano pressioni su Hamas e sul Qatar, invece di scrivere articoli d’opinione?

Il mondo dovrebbe sempre ricordare qual è la parte che tiene in cattività degli ostaggi in condizioni disumane, qual è la parte che il 7 ottobre ha infranto il cessate il fuoco che era in vigore e ha sfondato un confine internazionale massacrando più di mille persone innocenti, e qual è la parte che punta i piedi ogni volta che si tengono colloqui per un cessate il fuoco.

(Da: Jerusalem Post,10.4.24)

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