Se l’unico accordo accettabile per Hamas è la sconfitta dello stato ebraico Analisi di Ruthie Blum
Testata: israele.net Data: 10 aprile 2024 Pagina: 1 Autore: Ruthie Blum Titolo: «Se l’unico accordo accettabile per Hamas è la sconfitta dello stato ebraico»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - il commento di Ruthie Blum dal titolo "Se l’unico accordo accettabile per Hamas è la sconfitta dello stato ebraico", tradotto da JNS. E altri due commenti da Israele.net e Times of Israel
Ricapitoliamo. Israele ha concordato a novembre una pausa nella guerra e la scarcerazione di tre terroristi palestinesi per ogni ostaggio rilasciato da Gaza. Lo scambio, mediato da Qatar ed Egitto, è avvenuto nel corso di una settimana. Sarebbe continuato se Hamas non avesse violato l’accordo rifiutandosi di fornire il previsto elenco delle donne e dei bambini rimasti in cattività e non avesse bombardato Israele con nuovi lanci di razzi. In risposta, le Forze di Difesa israeliane ripresero i combattimenti il primo dicembre.
Meno di tre settimane dopo, Israele ha offerto un’altra settimana di pausa nei combattimenti e l’ingresso di ulteriori aiuti umanitari a Gaza in cambio di 40 ostaggi, tra cui tutte le donne, i bambini e gli uomini anziani che necessitano di urgenti cure mediche. Hamas ha rifiutato l’offerta.
Hamas ha anche respinto la proposta avanzata da Israele a fine gennaio di una pausa di due mesi nei combattimenti, con scarcerazione di un numero significativo di terroristi palestinesi e trasferimento all’estero di Yahya Sinwar e altri capi di Hamas in cambio del resto degli ostaggi.
Poi è arrivato febbraio, quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto ai giornalisti che un accordo di “cessate il fuoco” era questione di pochi giorni. Ma Hamas non era della stessa opinione.
Verso la fine di marzo Israele accettava l’idea di sospendere le operazioni delle Forze di Difesa per sei settimane e di scarcerare circa 700 detenuti palestinesi, molti dei quali condannati per reati di sangue, in cambio di 40 ostaggi. Hamas bocciava anche questa proposta, esattamente il giorno dopo che gli Stati Uniti avevano consentito l’approvazione al Consiglio di Sicurezza della risoluzione 2728 (che non condiziona il cessate il fuoco al rilascio degli ostaggi), salutata con entusiasmo da Hamas.
E arriviamo ad aprile, con un altro tentativo in corso al Cairo di raggiungere a un accordo per la liberazione degli ostaggi, mentre il capo di Hamas Ismail Haniyeh ribadisce le sue assurde condizioni: cessate il fuoco permanente, ritiro globale e completo delle forze israeliane, ritorno di tutti gli sfollati alle loro case senza restrizioni, ingresso di tutti gli aiuti necessari con abolizione del “blocco” sulla striscia, cioè senza controlli anti-terrorismo ai valichi di frontiera, ricostruzione, scarcerazione dei detenuti palestinesi.
Se l’unico accordo accettabile per Hamas è la sconfitta dello stato ebraico, possiamo solo augurare buona fortuna ai mediatori.
(Da: jns.org, 7.4.24)
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È perfettamente comprensibile che i famigliari degli ostaggi chiedano al governo israeliano di accettare un accordo per il loro rilascio “a qualunque prezzo”. Chiunque al loro posto lo farebbe.
Ma il governo israeliano, oltre all’imperativo di riportare a casa gli ostaggi, deve per forza tenere conto di altri fattori cruciali per tutta la popolazione e per la difesa del paese.
Innanzitutto i precedenti: basti ricordare il ricatto per la liberazione dell’ostaggio Gilat Shalit, trattenuto a Gaza da Hamas per più di cinque anni. Venne rilasciato nel 2011 in cambio della scarcerazione di 1.027 detenuti palestinesi, fra i quali molti di coloro – a cominciare dallo stesso Yahya Sinwar – che hanno poi architettato e perpetrato la carneficina del 7 ottobre, incentivati anche dal riuscito ricatto di dodici anni prima.
Cedere “a qualunque prezzo” (e senza aver debellato completamente Hamas) significa la certezza che altri 7 ottobre si ripeteranno in futuro.
Tanto più che Hamas si glorierebbe di tale “successo” e vedrebbe crescere enormemente consensi e adepti (a scapito delle voci moderate in campo palestinese, già oggi esilissime e isolate).
(Da: israele.net, 9.4.24)
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A Hamas è stata presentata una “offerta molto seria” per una tregua e un accordo sugli ostaggi che “dovrebbe accettare”. Lo ha detto martedì sera il segretario di stato americano Antony Blinken in una conferenza stampa a Washington con il ministro degli esteri britannico David Cameron. “
“Hamas potrebbe porre fine a tutto questo immediatamente e ottenere un cessate il fuoco che andrebbe a beneficio della popolazione di Gaza e riporterebbe a casa gli ostaggi – ha continuato Blinken – Il fatto che continui a non dire sì rispecchia ciò che Hamas pensa veramente della popolazione di Gaza, che non è davvero granché. Hamas ha ora l’opportunità di accettare la proposta sul cessate il fuoco e sugli ostaggi. La palla è nel campo di Hamas. Il mondo sta guardando per vedere cosa fa”.
Blinken ha poi aggiunto: “Tanta comprensibile rabbia e indignazione sono rivolte a Israele per la condizione dei civili palestinesi a Gaza, ma almeno una parte dovrebbe essere diretta anche a Hamas. È sorprendente come il mondo sia quasi silenzioso in modo assordante, quando si tratta di Hamas. Non ci troveremmo dove siamo oggi se Hamas non avesse deciso di compiere il 7 ottobre uno degli atti di terrorismo più orribili e se non rifiutasse da molti mesi di smetterla di nascondersi dietro i civili, deporre le armi, liberare gli ostaggi e arrendersi. Dov’è l’indignazione per tutto questo?”
(Da: Times of Israel, 9.4.24)