Tragica l’uccisione per errore degli operatori umanitari, ma accade a tutti i paesi in guerra. Ed è colpa di Hamas se c’è una guerra Editoriale di Jerusalem Post
Testata: israele.net Data: 05 aprile 2024 Pagina: 1 Autore: Redazione di Israele.net Titolo: «Tragica l’uccisione per errore degli operatori umanitari, ma accade a tutti i paesi in guerra. Ed è colpa di Hamas se c’è una guerra»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'editoriale del Jerusalem Post dal titolo "Tragica l’uccisione per errore degli operatori umanitari, ma accade a tutti i paesi in guerra. Ed è colpa di Hamas se c’è una guerra"
L’uccisione non intenzionale di sette operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen, lunedì a Gaza, è stata una terribile tragedia. È una delle innumerevoli tragedie della guerra a Gaza, una guerra spietatamente scatenata dall’invasione di Israele da parte di Hamas il 7 ottobre, dall’uccisione a sangue freddo di 1.200 persone e il sequestro di 240 ostaggi innocenti.
Tra le tragedie di questa guerra si conta la morte, a febbraio, di decine di abitanti di Gaza schiacciati nella calca mentre si avventavano su un convoglio umanitario; l’uccisione accidentale, a dicembre, da parte delle Forze di Difesa israeliane di tre ostaggi che cercavano di fuggire dai loro aguzzini; gli incidenti militari o da fuoco amico che hanno già causato la morte di decine di soldati israeliani; l’uccisione involontaria di civili palestinesi usati da Hamas come scudi umani, colpiti nel fuoco incrociato di una devastante guerra urbana.
Il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Herzi Halevi, ha fatto la cosa giusta quando si è immediatamente scusato per la morte degli operatori umanitari, definendo il fuoco contro il loro convoglio un grave errore causato da un’errata identificazione e promettendo un’indagine rapida e trasparente su cosa esattamente è andato storto, e l’istituzione di un nuovo Centro di comando umanitario presso il Comando Sud delle forze armate con il compito di coordinare meglio con le Forze di Difesa israeliane l’opera delle varie organizzazioni umanitarie all’interno della striscia di Gaza.
Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva ragione quando ha detto che il danno involontariamente inflitto a non combattenti è una cosa che “in guerra succede”, anche se – considerando il clamore che questo incidente ha suscitato in tutto il mondo – avrebbe potuto scegliere parole decisamente più empatiche.
Tuttavia sì, è vero: questi incidenti accadono quando si combatte in condizioni tutt’altro che nitide. Sono accaduti a ogni paese che si sia trovato a combattere in una guerra, soprattutto urbana.
Tanto per fare un esempio, nel luglio 2008 durante la guerra in Afghanistan gli Stati Uniti colpirono per sbaglio una festa di matrimonio credendo che i partecipanti fossero ribelli. Restarono uccisi 47 civili, compresa la sposa. Nel novembre dello stesso anno, un altro attacco durante un matrimonio in Afghanistan uccise 37 persone.
Non si è trattato di episodi isolati. Recentemente, nel 2021, un drone statunitense ha ucciso 10 civili a Kabul – tra cui un operatore umanitario e sette bambini – credendo erroneamente che fossero terroristi.
Secondo il Watson Institute of International and Public Affairs della Brown University, a maggio 2003 erano stimati a 432.903 i civili uccisi nelle guerre americane successive all’11 settembre in Iraq, Afghanistan, Yemen, Siria e Pakistan.
È tenendo a mente questi numeri che il severo rimprovero mosso martedì a Israele dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden suona un po’ falso. “Cosa ancora più tragica – ha affermato Biden – questo incidente non è isolato”. E ha aggiunto: “Israele non ha fatto abbastanza per proteggere i civili”. Come se gli Stati Uniti o qualsiasi altro paese abbiano fatto in passato, o possano fare in futuro, un lavoro migliore per evitare vittime civili in condizioni analoghe.
La dichiarazione di Biden solleva perlomeno due problemi.
Innanzitutto, come ha sottolineato in un post Jason Greenblatt, ex consigliere sul Medio Oriente dell’allora presidente Donald Trump, “dire che Israele non ha fatto abbastanza per tutelare gli operatori umanitari e gli altri civili è semplicemente falso e sconsiderato, e dà carburante a coloro che diffondono menzogne su Israele”.
In secondo luogo, nella sua dichiarazione di 314 parole il presidente non ha accennato nemmeno una volta al fatto che la responsabilità per tutta questa situazione ricade interamente su Hamas. È Hamas che ha attaccato Israele. E’ Hamas che impedisce la fine di questa guerra non liberando gli ostaggi e non deponendo le armi. Sono i terroristi di Hamas quelli che spesso si spacciano per giornalisti, autisti di ambulanza e operatori umanitari mettendo così in serio pericolo coloro che sono davvero giornalisti, operatori umanitari e operatori sanitari.
Tutte le vittime civili a Gaza, anche quelle causate per sbaglio da Israele, devono essere imputate a Hamas. Se Hamas non avesse attaccato il 7 ottobre, se avesse rilasciato gli ostaggi poco dopo, se si fosse arresa deponendo le armi non accadrebbe nulla di tutto questo.
Israele condurrà le sue indagini e trarrà insegnamenti da questa tragedia, perché questo è ciò che fa e perché è ciò che è giusto fare. Non ha alcun bisogno di essere sollecitato a farlo.
Ciò di cui Israele ha bisogno, invece, è che la comunità internazionale moderi la sua ipocrisia e la smetta di considerare le zone di guerra come se fossero la scena di un delitto poliziesco avulso da tutto il resto; cosa che fa a quanto pare, per qualche inspiegabile motivo, solo quando è coinvolto lo stato ebraico.
(Da: Jerusalem Post, 4.4.24)
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