Per un futuro migliore dopo Hamas, Gaza avrà bisogno di una profonda riforma dell’istruzione All'origine dell'odio
Testata: israele.net Data: 31 marzo 2024 Pagina: 1 Autore: Redazione di Honest Reporting Titolo: «Per un futuro migliore dopo Hamas, Gaza avrà bisogno di una profonda riforma dell’istruzione»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Honest Reporting dal titolo "Per un futuro migliore dopo Hamas, Gaza avrà bisogno di una profonda riforma dell’istruzione"
Una delle domande chiave che preoccupano politici, accademici, personalità dei media e gente comune è cosa accadrà a Gaza il giorno dopo la fine della guerra tra Israele e Hamas e la cacciata dell’organizzazione terroristica dal governo dell’enclave palestinese.
Oltre alle preoccupazioni su chi amministrerà la striscia di Gaza, su come verranno ricostruite le sue infrastrutture e su come potrà essere restituito un minimo grado di sicurezza alle comunità di confine israeliane, c’è anche la questione di come la società palestinese a Gaza potrà essere de-radicalizzata dopo 18 anni di regime jihadista.
La chiave della questione sta in una profonda riforma dell’istruzione.
In premessa, per coloro che sostengono che i danni subiti dai civili palestinesi nella guerra causeranno un generale aumento dell’estremismo e persino della propensione al terrorismo, vale la pena sottolineare alcuni fatti storici.
Generalmente i regimi autoritari guerrafondai perdono consensi quando escono sconfitti dalle guerre che hanno scatenato, e le cui conseguenze sono riaccadute sulla popolazione. E’ accaduto, ad esempio, al regime fascista in Italia con le disastrose campagne militari in Grecia e in Russia, ai regimi dei colonnelli greci e dei generali argentini con le disfatte rispettivamente a Cipro e nelle Falkland, al regime sovietico in Afghanistan.
In particolare, nel mondo dell’estremismo jihadista i gruppi terroristi incrementano sostegno, consensi e adesioni quando mettono a segno sanguinosi e spettacolari attentati nonché spietati ricatti per ottenere la scarcerazione dei loro “prigionieri”. Viceversa, il loro potere d’attrazione tra le popolazioni di riferimento crolla quando vengono sconfitti sul campo, anche a costo di gravi danni ai non combattenti coinvolti. E’ accaduto all’Isis nel decennio scorso, e verosimilmente accadrebbe anche a Hamas e Jihad Islamica Palestinese. In altri termini, non è la guerra contro Hamas, per quanto drammatica, che incrementerà il numero di palestinesi disposti a fare terrorismo, mentre lo incrementerebbe senz’altro qualunque esito della guerra che fosse propagandato e percepito come una “sconfitta di Israele” (ad es. un cessate il fuoco illimitato senza rilascio degli ostaggi o la scarcerazione di uno spropositato numero di terroristi in cambio di pochi ostaggi).
Solo nel quadro di una chiara sconfitta di Hamas e dei suoi complici sarà possibile avviare la necessaria opera di de-radicalizzazione di una società sottoposta da decenni a un martellante indottrinamento in senso anti-israeliano, anti-ebraico e anti-democratico.
Esistono precedenti storici nei quali una profonda riforma dell’istruzione ha sostanzialmente contribuito a de-radicalizzare e moderare società che erano state governate da movimenti politici altrettanto fanatici del jihadismo di Hamas.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, sia la Germania che il Giappone subirono un processo di de-radicalizzazione che mirava a capovolgere la struttura politica e sociale militarista che aveva guidato il loro espansionismo aggressivo, sfociato nella guerra mondiale.
Sotto l’influenza iniziale delle forze alleate e poi su iniziativa delle autorità locali, sia la Germania che il Giappone riformarono i loro sistemi educativi sottolineando i valori di tolleranza e democrazia, rimuovendo dai programmi scolastici ultra-nazionalismo e militarismo (revanscismo, irredentismo, razzismo), dando maggiore autonomia all’insegnamento rispetto alle rigide direttive statali, aggiornando i sistemi di formazione e accreditamento degli insegnanti.
Va notato che queste riforme avvennero nel contesto delle vaste distruzioni e dei considerevoli sfollamenti causati dagli Alleati nella loro lotta contro la Germania nazista e il Giappone imperiale. Nonostante il risentimento che i popoli tedesco e giapponese avrebbero potuto provare nei confronti degli Alleati per la loro condotta durante la guerra, ciò non produsse una società più radicale di quella esistente prima della sconfitta delle potenze dell’Asse. Anzi.
Ovviamente le società tedesca e giapponese non cambiarono da un giorno all’altro, ma le riforme dell’istruzione attuate immediatamente e coerentemente dopo la seconda guerra mondiale contribuirono in modo sostanziale ad aprire la strada affinché ciascuno di quei paesi diventasse la solida democrazia e la robusta economia che sono oggi.
Anche in anni più recenti si sono visti casi in cui la riforma dell’istruzione ha giocato un ruolo importante nei processi di pacificazione e de-radicalizzazione.
In seguito alla firma degli Accordi di Abramo con Israele nel 2020, gli Emirati Arabi Uniti hanno intrapreso un processo di moderazione dei loro testi didattici, rimuovendo contenuti bellicosi e violenti sia sugli ebrei che su Israele. Sebbene in alcuni testi si trovino ancora alcune rappresentazioni negative di Israele, il processo di moderazione è stato ritenuto “straordinariamente positivo”.
Questa moderazione del curriculum scolastico degli Emirati Arabi Uniti ha incluso anche la recente introduzione dello studio della Shoah per gli studenti di vari gradi.
In Bahrein (un altro paese firmatario degli Accordi di Abramo), sono stati fatti passi avanti verso la moderazione del programma educativo su Israele, ma la presenza di una forte opposizione da parte di figure religiose locali lascia dubbi sulla portata che potranno avere tali riforme.
Perfino l’Arabia Saudita, una potenza regionale che si è lentamente aperta a Israele sebbene i due paesi non abbiamo rapporti diplomatici ufficiali, ha intrapreso una graduale moderazione dei suoi testi educativi circa Israele e popolo ebraico. Benché in questi testi esistano ancora rappresentazioni molto negative di Israele, il processo di moderazione è avviato e costituisce un primo passo promettente.
Quando Hamas non avrà più il controllo su Gaza, il sistema educativo locale dovrà essere sottoposto a una riforma globale per porre rimedio ai danni causati da 18 anni di regime jihadista.
Ma è altrettanto importante sapere chi condurrà questa riforma.
Sia l’Autorità Palestinese con sede a Ramallah che l’Unrwa, il principale organismo delle Nazioni Unite che opera nelle aree palestinesi, sono stati menzionati come attori principali della riabilitazione di Gaza dopo la guerra. Tuttavia, entrambi questi organismi sono in realtà parte del problema: l’Unrwa gestisce diverse scuole a Gaza e Hamas utilizza nelle sue scuole i programmi di base dell’Autorità Palestinese (con sue integrazioni).
Secondo l’organizzazione di monitoraggio dell’istruzione IMPACT-se, i libri di testo utilizzati nelle scuole dell’Autorità Palestinese e dell’Unrwa esaltano il terrorismo, propugnano la distruzione di Israele e perpetuano stereotipi antisemiti.
Se la comunità internazionale desidera promuovere un futuro migliore per la Gaza del dopo-Hamas, dovrà insistere affinché vengano introdotti nelle scuole della striscia (ma anche in quelle di Cisgiordania e nei campi palestinesi del resto del mondo arabo) programmi e testi di studio moderati, improntati ai valori di democrazia e rispetto dell’Altro, che respingano violenza e terrorismo e promuovano relazioni pacifiche con il vicino Israele.
Se continueranno ad essere utilizzati materiali didattici come quelli usati dall’Autorità Palestinese e dall’Unrwa, e insegnanti da loro formati, Gaza non sarà destinata a un futuro migliore bensì a un futuro fatto di altri 7 ottobre, con tutte le sue conseguenze.