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Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/03/2024, a pag.14 con il titolo "L'antisemitismo di Harvard fa scappare gli studenti: crollo storico delle iscrizioni" l'analisi di Giovanni Sallusti.
La bolla dell’antisemitismo liberal e altolocato non sta ancora scoppiando, ma inizia ad accartocciarsi su se stessa. Prendiamo una delle sue centrali, l’analogo di quello che potevano essere negli anni Trenta le birrerie di Monaco: l’università di Harvard. La rettrice Claudine Gay si è dovuta dimettere un paio di mesi fa, dopo aver minimizzato di fronte al Congresso gli inni al genocidio degli ebrei andati in scena nel campus («Dipende dal contesto», era stata la risposta degna del dottor Goebbels). Molti studenti di origine ebraica hanno denunciato mediaticamente le discriminazioni e le aggressioni, qualcuno lo ha fatto anche penalmente muovendo causa all’ateneo, ad esempio Alexander Kestenbaum, che ha raccontato ieri la sua storia ai microfoni di Radio Libertà (il procedimento è alla Corte Distrettuale del Massachusetts, Harvard ha tempo fino al 14 aprile per inviare le sue contro-osservazioni). Molti storici finanziatori hanno bloccato le loro donazioni e non hanno nessuna intenzione di ripristinarle finché essere ebreo sarà un problema in uno dei massimi templi del sapere occidentale. MENO STUDENTI Infine, il dato sulle iscrizioni annunciato ieri dal New York Post. Pessimo: l’università bostoniana ha annunciato di aver ricevuto 54.008 domande per il corso del 2028, in calo del 5% rispetto all’anno precedente. Si tratta del minor numero di candidature pervenute dal 2020, anno dell’esplosione della pandemia Covid. La comunicazione dell’ateneo ha provato a girarla in positivo, sottolineando che per il quarto anno consecutivo le domande hanno superato il tetto delle 50mila, ma la tendenza è chiara. Per la prima volta dall’era delle chiusure forzate si deflette pesantemente: non tutta la borghesia americana è convinta che per i propri figli più talentuosi sia un ambiente ideale quello in cui ogni giorno si canticchia quotidiniamente from the river to the sea, dal fiume Giordano al mare, ovvero si inneggia alla cancellazione di Israele dalla carta geografica, una cosa che fino a pochi anni fa con questa nonchalance si sentiva solo alle adunate dei pasdaran della Rivoluzione Islamica in Iran. COMPENSAZIONE L’ossessione relativista e multiculti a non irritare mai l’Altro, a blandire costantemente le minoranze-totem del politicamente corretto, che non a caso per Bloom aveva nei campus il proprio luogo d’elezione: «Oggi nelle università c’è poca voglia di proteggere chi si è guadagnato l’ira di movimenti radicali». E se proprio bisogna dare l’idea di farlo, occorre subito compensare con un gruppo di lavoro a favore di chi, invece, ripete proprio le parole d’ordine di quei movimenti. Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@liberoquotidiano.it |
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