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La Repubblica Rassegna Stampa
28.03.2024 Hamas chiama gli arabi alla rivolta
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 28 marzo 2024
Pagina: 12
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Si infiamma il confine tra Israele e Libano. Hamas in video chiama gli arabi alla rivolta»

Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 28/03/2024, a pag. 12, con il titolo "Si infiamma il confine tra Israele e Libano. Hamas in video chiama gli arabi alla rivolta" l'analisi di Paolo Brera.


Paolo Brera

Mohammed Deif, la mente dietro il pogrom del 7 ottobre. Dopo mesi di silenzio, torna a palesarsi con un video in cui invita tutti gli arabi alla rivolta contro Israele

Mentre gli occhi del mondo sono concentrati sulla possibilità di un intervento militare israeliano a Rafah, nella Striscia di Gaza, dove i morti palestinesi sono giù più di 32mila, e sulla sorte di oltre 130 israeliani rapiti quasi sei mesi fa durante l’attacco lanciato da Hamas il 7 ottobre, c’è un altro fronte in cui la crisi si sta rapidamente acuendo: il confine Nord con il Libano, dove ieri è atterrata Giorgia Meloni per incontrare il premier pro-tempore Najib Miqati. Il rischio di un’escalation preoccupa palazzo Chigi e durante il bilaterale la premier ha ribadito l’impegno dell’Italia per evitare un nuovo conflitto tra Israele e Libano.

I segnali tuttavia non sono rassicuranti. Nelle ultime 48 ore gli scambi a fuoco tra Hezbollah e le milizie siriane filo Iran e l’esercito israeliano hanno lasciato sul terreno almeno 18 morti. In risposta al lancio di razzi sul Nord di Israele, ieri sera l’Idf ha colpito non lontano dalla base militare di Naqura, sede del quartiere generale di Unifil, una dozzina di chilometri più a Sud rispetto alla base di Shama, sede del contingente italiano, dove questa mattina è attesa Meloni. I morti sono stati almeno 8, «compresi miliziani di Hezbollah», sostiene l’Idf: uno degli attacchi più sanguinosi in territorio libanese dall’inizio del conflitto.

Nella mattina Hezbollah aveva lanciato decine di missili — «almeno trenta», secondo le forze armate israeliane, una cinquantina secondo altre testimonianze – contro Kiryat Shmona, mirando a case e obiettivi civili, e uccidendo Zahar Bashara, un cittadino di 38 anni. La sera precedente Israele aveva centrato un villaggio nel Sud del Libano, Al-Bireh, vicino al confine nella zona del Monte Dov. L’attacco, effettuato da aerei da combattimento, avrebbe centrato unabase militare di al-Jama’a al-Islamiyya, il gruppo fondamentalista affiliato ad Al Qaeda: nel complesso militare nascosto nel piccolo centro libanese sarebbe stato eliminato un alto ufficiale dell’organizzazione, considerato responsabile di «una serie di attacchi contro il territorio israeliano». Insieme a lui «sono stati eliminati altri terroristi», hanno fatto sapere le forze di difesa israeliane. Nella stessa notte, Israele ha effettuato anche una serie di raid nella Siria orientale contro postazioni di milizie filo-iraniane. Secondo Haaretzl’operazione israeliana aveva come obiettivo il direttorato per le operazioni speciali della guardia rivoluzionaria iraniana a Deir ez-zor, la base da cui sono partiti gli attacchi alle basi americane in Medio Oriente. Nel blitz «sono stati uccisi agenti iraniani di alto rango », sostengono gli israeliani. L’Osservatorio siriano per i diritti umani afferma che tra le oltre 10 vittime del blitz ci fosse anche un agente di Hezbollah con cittadinanza siriana.

Il doppio fronte del Nord, siriano- libanese, rischia di accendersi ulteriormente dopo che ieri Hamas ha diffuso un video del suo comandante militare a Gaza, Mohammed Deif, che invita gli arabi e i musulmani di tutta la regione a mobilitarsi e «a marciare verso la Palestina» per «prendere parte alla liberazione della moschea di al Aqsa» a Gerusalemme.

Secondo l’esperto israeliano Jack Khoury, che cita fonti vicine a Hamas, «la decisione di pubblicare un appello diretto all’opinione pubblica musulmana e araba, menzionando Paesi come Giordania, Egitto, Libano, Pakistan e Malesia, è arrivata in seguito all’impasse dei negoziati e alla valutazione di Hamas che gli attacchi di Israele potrebbero presto intensificarsi». Una mossa per fare pressioni sperando che la comunità internazionale spinga per un vero cessate il fuoco.

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