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Antonio Donno
Israele/USA
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Israele deve eliminare Hamas 24/03/2024

Israele deve eliminare Hamas
Commento di Antonio Donno

Militari dell'IDF in azione nella striscia di Gaza. In barba a tutti quelli che vogliono che si fermino, l'esercito israeliano deve portare a termine il lavoro e sconfiggere Hamas. Tutte le alternative sono da cancellare

Se il governo di Israele dovesse rinunciare ad attaccare Hamas a Rafah per eliminare gli ultimi gruppi di terroristi di Hamas sarebbe una sconfitta ingiustificabile davanti al popolo israeliano. Ma sarebbe ancora più un cedimento di prestigio e di autorità internazionali che darebbe credito ai nemici arabi dello Stato ebraico, in particolare l’Iran. Nello stesso tempo, gli “Accordi di Abramo” subirebbero un crollo di autorevolezza soprattutto nei confronti dei Paesi arabi sunniti che hanno contato sulla potenza militare di Israele per far fronte alle insidie che provengono dai loro nemici islamici. Il voto contrario di Russia e Cina alla bozza di risoluzione americana per una pausa umanitaria a Gaza, per il rilascio degli ostaggi e per una pace duratura tra le due parti sta a dimostrare che gli Stati Uniti non hanno più alcuna possibilità di mediare sulla guerra di Gaza.

     Procediamo con ordine. La rinuncia, tutta ipotetica, del governo israeliano a non completare l’operazione di eliminazione di Hamas da Gaza avrebbe un impatto estremamente negativo sul popolo di Israele: porterebbe ad un crollo di fiducia mai riscontrato nei settantacinque anni di vita dello Stato ebraico e, soprattutto, significherebbe che Israele non è più in grado di difendere il proprio Paese di fronte a nemici che ne vogliano la sua distruzione. Per di più, questa rinuncia conforterebbe il progetto dei nemici di poter ripulire il Medio Oriente dalla presenza dello Stato sionista, in quanto esso si rivelerebbe non in grado, come una volta, di fare fronte con le armi al pericolo islamico. Un evento politico e psicologico di estrema gravità.

     In secondo luogo, l’eventuale rinuncia a eliminare Hamas isolerebbe Israele nello scenario mediorientale, perché, come detto, gli “Accordi di Abramo” non avrebbero più senso. Al contrario, potrebbe verificarsi un caso clamoroso: che i Paesi degli Accordi potrebbero puntare alla propria sicurezza nella regione mediante patti di mutuo riconoscimento con Teheran. Come si è visto nel recente passato, l’Arabia Saudita, che non ha aderito agli “Accordi di Abramo”, ha ricevuto la delegazione iraniana a Riad e ha concluso un accordo politico, dopo sette anni di reciproca lontananza, che prevede l’apertura di ambasciate e missioni nei due Paesi. Nello stesso tempo, Riad ha chiesto agli Stati Uniti e allo stesso Israele di ricevere i primi dispositivi per dotarsi dell’arma nucleare. Insomma, l’Arabia Saudita gioca su due tavoli: accordi politici e diplomatici con l’Iran, da una parte, e dotazione di armi nucleari dagli Stati Uniti e da Israele, dall’altra. Il doppiogiochismo dell’Arabia Saudita, in fin dei conti, è l’esito della debolezza politica di Washington nell’arena mediorientale.

     In terzo luogo, come spesso ho scritto su queste pagine, Russia e Cina procedono con sicurezza a proporsi nel Medio Oriente come potenze garanti di un assetto politico vantaggioso per i propri interessi politici ed economici. Il duo totalitario sostiene l’Iran per raggiungere due obiettivi fondamentali: l’accesso al Mediterraneo, dove gli Stati Uniti e la Nato sono presenti per effettuare una deterrenza valida nei confronti degli obiettivi di Mosca, la cui invasione dell’Ucraina permetterebbe alla Russia di venire in possesso di un’ampia fascia costiera sul Mar Nero, una posizione cruciale in direzione dell’Europa balcanica, una volta controllata dall’Unione Sovietica alle porte settentrionali della Grecia. In un prossimo futuro il Mediterraneo sarà un mare conteso tra l’Occidente e la Russia, se gli Stati Uniti non dovessero rafforzare il proprio impegno – superando il ritiro di obamiana memoria – in una regione cruciale nel sistema politico internazionale.  Il secondo obiettivo è il petrolio saudita, indispensabile sia per Mosca, sia per Pechino. Da questo punto di vista, il Golfo Persico, la cui sponde orientali sono iraniane, costituiscono un eccellente punto di riferimento in virtù degli ottimi rapporti tra Teheran e Mosca/Pechino.

     Israele deve – deve­ – sradicare Hamas dalla Striscia di Gaza. Se ciò dovesse avvenire, l’aiuto militare che Washington sta dando a Israele acquisterebbe un significato politico di grande rilevanza. Il terrorismo può e deve essere sconfitto con un impegno continuo da parte americana; solo in questo modo, il mondo arabo potrebbe allontanarsi dalle mire egemoniche del duo totalitario e gli Stati Uniti riprendere un ruolo vitale nella storia del Medio Oriente.

Antonio Donno
Antonio Donno


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