martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.07.2003 Israele in crisi
tagli sul Welfare per colpa del terrorismo palestinese

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 luglio 2003
Pagina: 13
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Israele, la protesta delle mamme single»
Farncesco Battistini pubblica, nell'edizione notturna, un articolo che riassume, in breve, la crisi economica israeliana, che va aggravandosi di giorno in giorno a causa del terrorismo palestinese. Nell'edizione odierna, vista la liberazione del tassista israeliano, il titolo viene aggiornato in "Liberato con un blitz il tassista israeliano".
GERUSALEMME - C'è passato anche lui, mezzo secolo fa. Era un piccolo ebreo d'Egitto, cacciato a Parigi da Nasser: «Non avevamo niente - racconta Abraham Israel -. La mattina andavo con papà alla mensa dei poveri vicino alle Folies Bergères. C'importava solo d'essere puntuali, per non perdere la scodella di minestra». C'è passato e non se n'è dimenticato: Abraham ha studiato, a New York è diventato un ricco uomo d'affari, ma adesso è tornato qui e i suoi cellulari squillano nelle quattro mense per poveri, nei tre asili per senza casa, fra i 35mila disperati di Gerusalemme e Tel Aviv che aiuta ogni giorno. Al 65 di Rashi Street, Abraham è puntuale come ai tempi di Parigi, a mezzogiorno è in cucina a scaricare i polli e mettere in fila l'Israele che nessuno ricordava più: «Prima, assistevo la povertà d'ogni società moderna: i clochard, i tossicodipendenti, gli anziani. Da tre anni, arrivano quelli messi in ginocchio dall'intifada: negozianti, gente dell' hi-tech , albergatori. Adesso, aspettiamo la nuova ondata. Li chiamiamo i ragazzi di Bibi».
Sono le vittime dei tagli sociali decisi da Bibi Netaniahu, il ministro delle finanze. Le single come Viki Knafo, icona tv della protesta che ha attraversato a piedi mezzo Paese e da una settimana manifesta con altre 18 mamme contro il governo Sharon: riceveva 500 euro al mese, ne avrà solo 260, senza lavoro e con tre figli da mantenere. La miseria è diventata una piaga. L'assistenza, un lusso. Netaniahu ha usato l'accetta, accusano le madri: ha tassato perfino le ong e chi fa beneficenza. Dieci grandi ospedali rischiano la chiusura. Un israeliano su cinque vive sotto la soglia di povertà, 550 euro al mese per una famiglia media, e s'aggiunge alle migliaia di palestinesi che sotto quel limite ci vivono da sempre. In due anni, dice il Centro per le ricerche sociali, le persone che hanno peggiorato il tenore di vita sono passate dal 24 al 58 per cento. Falliscono le aziende di costruzioni e comunicazioni, gli investimenti sono a zero. Pochi giorni fa, una grande società ha svenduto auto e immobili. Nella sede centrale della Bank Leumi, l'altra mattina una donna urlava in lacrime: «Mia figlia è menomata da un attentato, se non mi fate credito sono costretta a chiudere il negozio!».
Colpa innanzitutto del terrorismo, dicono le 42 guide che hanno denunciato per danni l'Autorità palestinese: dai due milioni di turisti del 2000, s'è precipitati a 800mila, con 50mila posti di lavoro persi.
Colpa dei tagli al welfare, che delle bombe sono conseguenza e molti israeliani peraltro accettano: è nato un comitato di madri contrarie a Viki, pronte a «smascherare i parassiti» dell'assistenzialismo. E' un fatto che l'80% dei religiosi ortodossi non abbia un lavoro e nemmeno lo cerchi, il 78% delle arabe sia mantenuto dallo Stato. Migliaia di cinesi e africani occupano posti che molti israeliani rifiutano. «La povertà del '49 o del '60 non è quella del 2003 - dice Eliezer Jaffe, studioso - Non ci sono masse che si vendono l'anello di matrimonio o vivono in 5 in una stanza. C'è anche un buon numero di poveri per scelta: o per motivi religiosi, o perché incassare l'assegno sociale rende più d'uno stipendio».
Le differenze sociali sono sempre più forti, però: chi è ricco, possiede 22 volte più di chi è povero. La solidarietà barcolla: sono 531mila i bimbi che non hanno quel che dovrebbero: «Molte famiglie ci chiamano perché sono senza cibo», spiega Yitzhak Kadman, del Consiglio nazionale per il bambino: «E' una vergogna che Israele abbia un tale numero di piccoli poveri. E li abbandoni alla carità privata». L'altra notte, a Tel Aviv, è stato saccheggiato il magazzino della mensa per poveri: in ottanta, hanno saltato il pasto.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT