Garton Ash: Bisogna sostenere l'Altra Russia Commento di Timothy Garton Ash
Testata: La Repubblica Data: 14 marzo 2024 Pagina: 24 Autore: Timothy Garton Ash Titolo: «La rielezione di Putin e l’altra Russia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/03/2024, a pag. 24, con il titolo "La rielezione di Putin e l’altra Russia", il commento di Timothy Garton Ash.
Timothy Garton Ash
Il prossimo lunedì avremo Vladimir Putin “rieletto” Presidente della Russia. In realtà gli elettori russi che andranno alle urne questo fine settimana non hanno a disposizione una vera alternativa, dal momento che Putin ha ucciso il suo più formidabile avversario, Alexei Navalny, e ha ordinato l’esclusione di qualunque altro candidato con una minima possibilità di reale competizione. Questo processo di legittimazione plebiscitaria – abbastanza comune nella storia di altre dittature – avrà luogo anche in alcune zone dell’Ucraina orientale, denominate Nuovi Territori dalle fonti ufficiali russe. C’è da aspettarsi una alta percentuale di affluenza alle urne e di voti a favore di Putin, dato non più oggettivo dei suoi saggi storici sulle relazioni russo-ucraine.
Incoraggiato dai segni di debolezza dell’Occidente, come il rifiuto del cancelliere tedesco Olaf Scholz di fornire missili Taurus all’Ucraina e il consiglio di Papa Francesco all’Ucraina di issare bandiera bianca, il brutale dittatore russo continuerà a cercare di conquistare ulteriori zone del Paese. Putin non solo crede che l’Ucraina appartenga storicamente a una Russia dal destino manifesto di grande potenza imperiale. A differenza dei governi occidentali, il suo regime è politicamente ed economicamente impegnato a proseguire la guerra, con ben il 40% del bilancio destinato alle spese militari, di intelligence, di disinformazione e di sicurezza interna, e un’economia di guerra che non può essere facilmente riconvertita al tempo di pace.
Eppure queste ultime settimane hanno dimostrato che esiste ancora un’Altra Russia, come esisteva un’Altra Germania anche all’apice del potere di Adolf Hitler nel Terzo Reich. Decine di migliaia di russi di ogni età e ceto, sfidando le ritorsioni, hanno reso omaggio a Navalny, dando vita all’indimenticabile immagine della sua tomba coperta da una montagna di fiori. Al funerale hanno scandito il suo nome, “Navalny! Navalny!”, e slogan come “Stop alla guerra!” e “Gli ucraini sono brava gente!”.
Altri coraggiosi attivisti per una Russia migliore, come Vladimir Kara-Murza e Oleg Orlov, sono in carcere e c’è da temere per le loro vite. Fuori dal Paese, Yulia Navalnaya porta avanti la battaglia del marito con straordinario coraggio e dignità, condannando apertamente anche la guerra di Putin in Ucraina. Fornendo un bell’esempio della politica più “innovativa” che ha recentemente propugnato davanti al Parlamento europeo, ha invitato i sostenitori di Navalny a presentarsi ai seggi elettorali domenica a mezzogiorno, per dare un’immagine visibile dell’Altra Russia salvaguardando l’incolumità dei singoli. Alcuni hanno detto che scriveranno “Navalny” sulla scheda elettorale. Nel frattempo molte centinaia di migliaia di russi che detestano il regime di Putin e desiderano ardentemente che la Russia faccia parte dell’Europa e dell’Occidente, si sono trasferiti all’estero.
È impossibile quantificare il sostegno di cui l’Altra Russia gode all’interno del Paese. Si stima che dall’inizio dell’invasione su larga scala, poco più di due anni fa, siano stati arrestati 20.000 manifestanti. L’inasprirsi della repressione accresce la paura, compreso il timore di dire la propria vera opinione a sondaggisti, giornalisti o diplomatici. A ciò si aggiunge la difficoltà psicologica di accettare che il proprio Paese, che si considera vittima storica di invasori, da Napoleone a Hitler, sia esso stesso responsabile di una criminale aggressione nei confronti del suo vicino più prossimo. E, come possono testimoniare molte altre nazioni, la perdita di un impero è sempre difficile da accettare.
Un osservatore esperto che vive ancora in Russia mi dice che a suo avviso circa il 20% della popolazione sostiene attivamente Putin, il 20% fa opposizione attiva e il 60% accetta passivamente le cose così come stanno, senza entusiasmo, ma anche senza la convinzione che il cambiamento possa venire dal basso. È un’ipotesi, ma di una sola cosa possiamo essere certi: se alla fine l’Altra Russia trionferà, il numero di coloro che l’hanno sempre sostenuta si moltiplicherà come le reliquie della vera croce, come la partecipazione retroattiva alla resistenza in Francia e Germania dopo il 1945.
Comunque vadano le cose questo fine settimana sarebbe chiaramente da ingenui attendersi un cambio di regime, o anche un cambiamento politico importante al Cremlino in tempi brevi. Gli esperti di “rischio politico” possono incassare lauti compensi per le loro previsioni sulla politica interna russa. In realtà, l’unica cosa che si può affermare con certezza quanto al futuro della Russia è che nessuno sa quando o come avverrà il cambiamento, e se sarà in peggio o in meglio o, con tutta probabilità, prima l’una e poi l’altra cosa.
Come si può in queste circostanze stabilire quale politica tenere nei confronti della Russia? Un brillante esperto di affari russi ha dichiarato che prima del 2022 l’Occidente aveva una politica per la Russia, ma non per l’Ucraina, mentre ora ha una politica per l’Ucraina, ma non per la Russia. Direi che quella per l’Ucraina è la nostra politica per la Russia – nonché l’unica efficace al momento disponibile. Anche perché la politica ucraina di Putin è la sua politica russa.
L’ex presidente russo nonché principale megafono di Putin, Dmitri Medvedev, ha recentemente dichiarato davanti a una gigantesca mappa in cui tutta l’Ucraina, tranne una piccola area intorno a Kiev era indicata come Russia che “L’Ucraina è sicuramente Russia”. Da notare la sintassi coloniale: non ha detto che l’Ucraina “appartiene” alla Russia, ma che l’Ucraina è la Russia. Cosa ci ricorda? L’Irlanda è la Gran Bretagna (1916), la Polonia è la Germania (1939), l’Algeria è la Francia (1954). La Russia che incorpora l’Ucraina resta un impero. La Russia senza Ucraina è costretta al lungo e doloroso cammino percorso da altre ex potenze coloniali, che dall’impero porta a qualcosa di simile a uno Stato nazionale più “normale”.
È un processo che richiede in genere decenni, accompagnati da instabilità e conflitti. Nell’immediato però, la vittoria dell’Ucraina che, nonostante i recenti canti delle sirene esortanti all’opposto, non può prescindere dal recupero della maggior parte del suo territorio nei prossimi anni, equivarrebbe a una grande sconfitta per Putin. Tale sconfitta avrebbe maggiori probabilità di catalizzare il cambiamento politico in Russia rispetto a qualsiasi scenario alternativo.
Nel breve periodo, questo aumenterà il rischio di una escalation da parte di Putin e di una conseguente instabilità. Pertanto una politica realistica nei confronti della Russia deve necessariamente mantenere aperte tutte le possibili vie di raccolta di informazioni e di comunicazione con la Russia e prevedere un piano di emergenza dettagliato per ogni eventualità, dalla peggiore alla migliore; nonchè inviare un messaggio chiaro al Cremlino circa i costi di un’ulteriore escalation russa. L’Occidente dovrebbe anche fare di più per sostenere l’Altra Russia ovunque possibile, il che al momento significa principalmente fuori dalla Russia e attraverso canali virtuali.
Siamo all’inizio di una nuova fase della storia europea e le azioni che compiremo quest’anno avranno conseguenze nei decenni futuri. Mettere in condizione l’Ucraina di vincere questa guerra non solo è l’unico modo per assicurarle un futuro democratico e pacifico. È anche quanto di meglio possiamo fare affinché crescano le opportunità a lungo termine per una Russia migliore.
Traduzione di Emilia Benghi
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante