Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Zvika Klein tradotto da Jerusalem Post del 08.03.24, dal titolo "A Gaza non manca il cibo, è Hamas che lo sequestra".
Zvika Klein
Da una decina di giorni i media mondiali sono concentrati su quella che definiscono la “fame” a Gaza. Lunedì scorso, funzionari dell’amministrazione Biden hanno detto al ministro israeliano Benny Gantz, in visita a Washington, che la “crisi per carenza di cibo” che colpisce i palestinesi a Gaza è “intollerabile”. A febbraio le Nazioni Unite hanno stimato che più di un quarto dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza “si trovino ad affrontare livelli catastrofici di privazione e fame” e hanno affermato che, senza interventi, un’estesa carestia potrebbe essere “quasi inevitabile”.
“La mancanza di cibo e l’uso della parola ‘fame’ sono ingigantiti”, mi ha detto giovedì un alto funzionario della difesa israeliana durante un briefing. “Non c’è fame a Gaza” ha detto, spiegando che la maggior parte del cibo che Israele invia nella striscia viene “immediatamente preso dai terroristi di Hamas, che poi vendono gran parte dei rifornimenti a prezzi decuplicati”. Secondo il funzionario, a Gaza ci sarebbe “abbastanza cibo per ogni famiglia per sopravvivere: abbiamo fornito loro aiuti, così come hanno fatto gli Stati Uniti, ma sfortunatamente non sono stati distribuiti alla popolazione generale”.
Anche un ex alto funzionario della difesa israeliana con cui ho parlato mi ha detto che “non c’è carenza di cibo a Gaza: ma c’è chi ha fame perché Hamas prende tutto il cibo e molti non hanno abbastanza soldi per pagare i prezzi di Hamas al mercato nero”. Secondo questo ex funzionario, il cibo non arriva a chi ne ha più bisogno poiché Hamas controlla circa il 70-80% della popolazione. Ciò che accade è che Israele e paesi stranieri portano cibo e aiuti a Gaza. Poi le bande si impadroniscono delle provviste sotto la minaccia delle armi e una parte significativa della popolazione si ritrova nell’impossibilità di permettersi i beni di prima necessità. “La situazione a Gaza – spiega – è simile alla fame nelle metropoli, dove i senzatetto soffrono non perché manchi il cibo ma perché non hanno i soldi per acquistarlo”.
Camion di aiuti in fila per entrare dall’Egitto nella striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah
Ci sono effettivamente persone affamate che non possono permettersi il cibo, ma non è esatto affermare che Gaza sia in preda a una carestia. Anche se Gaza venisse inondata di scorte di cibo, la fame persisterebbe perché la questione fondamentale non riguarda la disponibilità di cibo, bensì la possibilità di accedere al cibo e di acquistarlo ai prezzi del mercato nero. “Questa condizione rafforza la loro narrazione che dipinge la fame come causata da forze esterne, legittimando il loro controllo”, aggiunge la fonte.
Modificare questa percezione è una sfida, soprattutto ora che le spedizioni di cibo sono aumentate. Durante la scorsa settimana, Israele ha inviato a Gaza il 50% in più di camion con rifornimenti rispetto alla quantità giornaliera che entrava prima della guerra. Nonostante l’aumento, il “problema” persiste. Dopo aver attraversato il confine, i camion spesso cadono preda di Hamas o di bande criminali che sequestrano le forniture per venderle al mercato nero. Questo priva del cibo le persone che ne hanno un disperato bisogno, in particolare quelle che non hanno i mezzi economici o la forza fisica per procurarselo.
Non basta. Secondo l’ex funzionario, Hamas interviene attivamente contro la distribuzione del cibo tentando di colpire i lanci da parte di Stati Uniti, Giordania ed Emirati Arabi Uniti. La presenza di missili anti-aerei a spalla aumenta le difficoltà, poiché è sempre difficile lanciare gli aiuti con precisione da un’altitudine molto elevata, con il risultato che a volte i rifornimenti finiscono chilometri fuori rotta o in mare.
Il motivo per cui prendono di mira gli aiuti alimentari è chiarissimo: serve per avvalorare la mancanza di cibo e, per estensione, uno stato di fame crescente. Serve a far capire che qualsiasi soluzione che riduca il potere di Hamas a Gaza – inclusa la pace – non sarà accettata. Dal loro punto di vista, qualsiasi soluzione che possa migliorare le condizioni dell’enclave senza il loro coinvolgimento segna la fine del loro controllo. E così la crisi umanitaria persiste, sostenuta dalla determinazione di Hamas di mantenere il controllo.
Hamas controlla un’enorme quantità di cibo e aiuti, e se avesse permesso agli abitanti di Gaza di accedere a questi aiuti la situazione sarebbe molto diversa. Ma a loro non importa nulla della popolazione: preferiscono che muoia di fame perché ciò li aiuta a diffondere la loro falsa versione dei fatti.
“Avremmo dovuto qualificare questa guerra come la guerra Israele-Iran o anche la guerra Occidente contro Iran” ha detto giovedì un terzo alto funzionario della difesa che ha parlato al Jerusalem Post, spiegando che questa guerra e i vari fronti che ha aperto sono tutti collegati all’Iran: Hamas e Jihad Islamica a Gaza, Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, più altri gruppi terroristici finanziati e influenzati dalla repubblica islamica dalla Siria all’Iraq. (Da: Jerusalem Post, 8.3.24)
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