Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/03/2024, il commento di Anna Zafesova a pag. 2, con il titolo "Se Bergoglio si rivolge soltanto alla vittima".
Anna Zafesova
Papa Bergoglio ha sempre rifiutato di andare in Ucraina, e adesso dice di alzare bandiera bianca e negoziare. Si vergogni!!
C’è un dettaglio curioso nella proposta del Papa di alzare “bandiera bianca” e negoziare - e più in generale negli appelli di certe correnti del pacifismo: sono sempre e soltanto rivolti all’Ucraina. È il Paese aggredito che deve mostrare «il coraggio di negoziare» e mettere da parte la «vergogna». È la vittima che deve preoccuparsi di non soffrire un danno ancora maggiore di quello già subito. È compito dell’invaso scendere a più miti consigli, moderare le pretese, fare esercizio di umiltà. Colpevolizzare la vittima è un discorso ritenuto inaccettabile quando si parla di un crimine contro una persona. Stranamente, nella “geopolitica” invece viene ritenuto normale riconoscere il diritto alla prepotenza e il privilegio della minaccia (se per il rischio “che la cosa sia peggiore” paventato dal pontefice si intende una bomba atomica russa). Il ripensamento per salvare vite umane non viene richiesto a chi bombarda, ma a chi viene bombardato. Eppure, per far finire la guerra e la morte, basterebbe soltanto che Vladimir Putin accettasse la “vergogna” di ammettere di aver sbagliato e ordinasse alle sue truppe di tornare a casa.
Forse, si chiede agli ucraini di negoziare partendo dal presupposto che sia inutile appellarsi alla ragione e al cuore di un dittatore, ma se è così, suona paradossale che proprio il “cattivo” venga esonerato da condanne e pressioni. Forse, si pensa che la necessità di «non portare il Paese al suicidio» riguardi soltanto gli ucraini, nonostante siano i soldati russi a morire in numero più cospicuo, ma sarebbe una valutazione insolitamente squilibrata per un leader religioso. Che oltretutto si propone anche come analista militare, invocando la necessità di cedere «quando vedi che sei sconfitto», nonostante basterebbe uno sguardo alle cartine della guerra per vedere come i recenti pochi chilometri guadagnati dalla Russia nel Donbass siano costati mesi di cannoneggiamento (e migliaia di vite di soldati russi), e che perfino gli analisti più pessimisti non parlano di una imminente capitolazione di Kyiv. Si parla, ed è giusto parlarne, del prezzo della resistenza. Ma bisognerebbe parlare anche del prezzo e delle condizioni di un compromesso sul quale, peraltro, le proposte russe sono vaghe quanto minacciose. Si può discutere quindi di cosa sia il «suicidio di un Paese» di cui parla Bergoglio, e di quali compromessi propone di far accettare agli ucraini per «negoziare in tempo», prima che la Russia li uccida tutti. Perché è lo stesso pontefice a ricordare la Storia degli ucraini che «al tempo di Stalin quanto hanno sofferto, poveretti», e quel termine un po’ condiscendente già spiega perché l’Ucraina oggi preferisca resistere che tornare a essere “poveretta” sotto il Cremlino. Non sappiamo quali sono le condizioni di Putin, ma è chiaro che vorrebbe i territori di Kyiv e sappiamo come Putin tratta il suo stesso popolo, i russi che dissentono, e quando il suo fedelissimo Dmitry Medvedev parla di «mandare in Siberia» gli ucraini dei territori occupati non è soltanto una minaccia. Quando mostra una mappa degli appetiti territoriali della Russia - che tinge di rosso russo non solo i territori già occupati, ma due terzi dell’Ucraina - è chiaro cosa implica un “compromesso” con Mosca: regalare milioni di cittadini di una democrazia che vuole entrare in Europa a una dittatura (oppure trasformarli in profughi senza una casa). Il «coraggio della bandiera bianca» non solo ribalta il valore della resistenza, individuale e collettiva, su cui si basano le democrazie del dopoguerra, e la stessa idea di opporsi al Male. È un invito per i dittatori, a dominare un mondo nuovo dove la pace - intesa a quel punto soltanto come non guerra - si ottiene non grazie al riconoscimento dei diritti di tutti, ma rinunciando ai propri diritti sotto minaccia di una guerra.