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Antonio Donno
Israele/USA
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La posizione americana verso Israele continua a oscillare 28/02/2024

La posizione americana verso Israele continua a oscillare
Analisi di Antonio Donno

La Casa Bianca riferisce che Biden ha parlato con Netanyahu | blue News
Joe Biden, per vincere le presidenziali, sacrificherà Israele? I suoi elettori più massimalisti accusano gli israeliani di "genocidio"

Per vincere le elezioni presidenziali del prossimo novembre, Joe Biden deve fare ammenda del sostegno che inizialmente ha dato a Israele nella sua campagna per cancellare Hamas dalla Striscia di Gaza. Una grande massa di giovani elettori che condannano Israele con l’accusa di “genocidio” nei confronti degli arabi di Gaza sono pronti a non andare a votare per punire Biden per il suo sostegno a Israele. In realtà, i fatti che si verificano nella Striscia stanno dando vita, a livello internazionale, a posizioni di accusa verso Gerusalemme che anche Biden ha progressivamente sposato, senza alcuna verifica di fatto. Le cifre dei morti arabi date da Hamas – trentamila – sono false perché è noto che Hamas sa falsificare le cifre, incontrando l’accettazione internazionale. L’Amministrazione Biden non dice nulla su questa evidente falsificazione perché non gli conviene contestare questa cifra per non perdere l’appoggio di una parte importante dell’elettorato democratico che condanna Israele. Né, tantomeno, il governo americano ha dato notizia su ciò che è avvenuto nella Striscia di Gaza il 7 ottobre, cioè un’esplosione di gioia tra gli abitanti di fronte alle notizie sull’orrenda strage perpetrata dai terroristi di Hamas. Insomma, la gente di Gaza è schiava di Hamas, che la costringe a vivere in condizioni di miseria e di sottomissione, come alcuni sostengono, o sostiene politicamente l’organizzazione terroristica, accettando di fatto gli attuali, umilianti livelli di vita?

     Dunque, se immediatamente dopo il 7 ottobre Biden ha condiviso la risposta militare israeliana nella Striscia di Gaza, oggi la parte di sinistra del Partito Democratico, con Bernie Sanders come leader, gli contesta questa iniziale posizione, ponendosi alla testa di una parte dell’opinione pubblica americana che condanna l’azione militare di Israele a Gaza. Di fronte a questa situazione pericolosa per gli esiti delle elezioni presidenziali, Biden, allora, ha deciso di fare marcia indietro, impegnandosi, attraverso i viaggi di Blinken nel Medio Oriente e, in particolare, in Israele, a sollecitare Netanyahu a sospendere l’impegno militare dell’Idf a Gaza. Biden non intende incrinare in alcun modo le relazioni israelo-americane, perché lo Stato ebraico rappresenta, fin dalla sua nascita nel 1948, un punto di riferimento cruciale per gli interessi di Washington nel Medio Oriente; soprattutto oggi, perché Russia e Cina stanno sviluppando concreti rapporti politici ed economici con i Paesi della regione e, nello stesso tempo, sostengono le mire dell’Iran nel contesto mediorientale. Sono questi i motivi per i quali gli Stati Uniti hanno votato per la terza volta contro una risoluzione delle Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la sospensione dell’azione militare israeliana.

    Dunque, è evidente come l’attuale posizione del governo americano nei confronti dello Stato ebraico è oscillante. Se, come si è detto, una parte del Partito Democratico condanna Israele e critica con forza il sostegno che Biden ha dato alla reazione di Israele contro Hamas, un’altra parte approva la risposta armata di Gerusalemme in quanto necessaria azione di difesa contro il disegno del terrorismo arabo, sostenuto dall’Iran, di cancellare Israele dalla carta geografica del Medio Oriente. “Finché gli Stati Uniti ci saranno, e ci saranno sempre, non vi lasceremo mai soli”, ha affermato Biden quando Israele ha reagito alla mattanza del 7 ottobre, ma il presidente americano deve fare i conti con un elettorato che potrebbe in parte voltargli le spalle, facilitando la vittoria di Trump, assai probabile candidato repubblicano nelle prossime elezioni presidenziali.

     Benché i Paesi arabi sunniti siano in attesa dell’esito della crisi mediorientale, approvando tacitamente la liquidazione di Hamas, propaggine terroristica dell’Iran sciita, la posizione di Israele è complicata. A livello internazionale, la critica nei confronti di Gerusalemme è aspra, perché si è radicata l’idea che Israele stia compiendo un “genocidio” contro gli arabi della Striscia di Gaza. La falsità di quest’accusa è lampante, ma molti Paesi occidentali, soprattutto europei, l’accettano ipocritamente, perché temono che la crisi attuale possa espandersi, colpendo i loro interessi economici. In ogni caso, è interesse cruciale di Israele che Hamas sia cancellato da Gaza. Ciò che potrebbe sostituire il terrorismo di Hamas è in fase di discussione a livello internazionale. Non è una questione di facile soluzione.

Antonio Donno
Antonio Donno


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