martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.07.2003 Cosa succede nella leadership palestinese ?
Non leggetelo sul Corriere

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 luglio 2003
Pagina: 12
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Arafat rischia l'esilio:boicotta il premier»
Il titolo riporta una dichiarazione di Sharon " Arafat rischia l'esilio: boicotta il premier", riferito ad Abu Mazen.

E il ministro palestinese Dahlan chiede nuove elezioni ai vertici del Fatah
Tra i palestinesi é crisi netta e il giornalista non ci spiegherà il perché. Sarà più importante per lui elogiare e difendere Arafat, dipingendolo, nonostante i palestinesi stessi inizino a capire che é ora di "mandarlo a casa", come un angelo, dando, invece, ogni colpa a Sharon. Vediamo come, sin dalle prime righe:

GERUSALEMME - Assediarlo, isolarlo, affamarlo, ignorarlo, spiarlo, indebolirlo. Dopo averle provate tutte, con Arafat, il governo Sharon ricomincia daccapo e torna ad accarezzare una vecchia soluzione: cacciarlo.
Se noi avessimo quì in Italia un leader che ha portato un popolo alla miseria e alla guerra, un leader che si é macchiato di orrori e di morti innocenti, un leader corrotto, un leader che dialoga con i terroristi, un leader che ha dimostrato di non volere la pace, un leader che ostacola il dialogo e alimenta la guerra, un leader che distrugge l'immagine dell'unico uomo che oggi può portare alla tregua, cosa faremmo? Scriveremmo di lui come di un salvatore della patria o sarebbe comprensibile volerlo vedere scomparire dalla scena politica? Per Battistini, almeno da quello che scrive e da come lo fa, Arafat é un leader salvare e confermare.

L'ultima sortita dell'anziano leader palestinese, quel «traditore» affibbiato ad Abu Mazen che i collaboratori hanno tentato inutilmente di smentire, provoca la scontata minaccia degli israeliani: «Se Arafat insiste a danneggiare il processo di pace, potremmo rivedere il suo status d'immunità» e quindi espellerlo, avvertono dall’ entourage di Sharon.

Arafat ha ammesso quello che pensa: non si può dialogare con il nemico sionista e non ci si può sedere vicino alla sporca bandiera di Israele. Ha infatti dichiarato " Abu Mazen sta tradendo gli interessi del nostro popolo- Come osa posare vicino a una bandiera israeliana e vicino a Sharon?" Battistini, vogliamo o non vogliamo ricordare ancora queste gravi affermazioni di Arafat o non contano nulla, visto che la risposta degli israeliani, almeno secondo quello che Lei stesso scrive, é scontata? Cosa avrebbero dovuto dire? Avrebbero dovuto ancora accettare la doppia faccia angelo-terrorista di Arafat? Chissà perché, ma nel mondo c'è ancora qualcuno che non ha compreso le vere intenzioni del vecchio leader palestinese.

Lo stesso premier israeliano ha gioco facile a rilanciare l'attacco e a chiedere che l'Unione Europea tagli soldi e sostegno alla Mukata: «L'errore più grande è mantenere rapporti» con la kefiah di Ramallah. L'offesa però ha lasciato il segno anche nell'Autorità palestinese e stavolta a irritarsi è la fazione vicina ad Abu Mazen. Che, dopo aver tentato la carta delle dimissioni a sorpresa, ora usa altre parole («nuove elezioni») per andare alla conta interna e chiedere, in sostanza, la stessa cosa: cacciare Arafat.
Si avvicina la resa dei conti, fra i duellanti della futura Palestina? Mohammed Dahlan, fedelissimo di Abu Mazen, dice che dentro ad Al Fatah, lo storico movimento di Arafat, è venuto il momento di portare un po' di democrazia: «Bisogna organizzare nuove elezioni al comitato centrale: i membri attuali sono stati eletti 13 anni fa. E nessuna figura nuova è entrata in questa istituzione, dopo due intifade. Nella sua struttura attuale, il comitato centrale non ha mezzi per prendere delle decisioni». Dahlan ostenta pubblica devozione ai suoi «fratelli» Abu Mazen e Arafat, ma poi lo dice chiaro: «Solo Arafat può prenderle, queste decisioni, a proposito di riforme». C'è voglia di aria fresca e anche il portavoce dell'Autorità palestinese, Nabil Amr, non si trattiene quando ammette che «Fatah ha bisogno di un ricambio attraverso nuovi congressi e nuove elezioni, perché non solo la leadership , ma tutto il Fatah deve cambiare: senza democrazia, Fatah non può continuare». Le tensioni sono forti e a Gaza si è cominciato a incendiare qualche auto di esponenti dell'Anp. Uomini di Hamas hanno anche attaccato una sede della polizia palestinese. Venerdì, un ultrà dell'intifada aveva promesso che sarebbero ricominciati i sequestri di persona: ieri, sulla strada Tel Aviv-Gerusalemme, è scomparso nel nulla un tassista israeliano. La macchina è stata trovata a Ramallah, il motore ancora acceso.
Tanti mugugni danno nuovo fiato a Sharon.

Le parole del leader israeliano pesano molto e infastidiscono un pò troppo il giornalista del Corriere. Difficile comprendere il perché. E quel taxista probabilmente ucciso ? Battistini non si pone nemmeno un terrogativo sulla sua fine.

Che va a Londra e in un'intervista al Daily Telegraph , proprio mentre una delegazione parlamentare inglese viene ricevuta a Ramallah, ribadisce quello che aveva già sostenuto nell’intervista al Corriere , pubblicata venerdì: «Ogni rapporto mantenuto con Arafat non fa che rinviare il processo di pace. Arafat controlla gran parte dell'esercito e delle finanze, riceve sempre tutte quelle telefonate dai leader soprattutto europei, riceve messaggi, ministri degli Esteri..,».
A Sharon è piaciuto Berlusconi che, in visita in Israele, ha rifiutato l'incontro col vecchio Yasser, per non dire di Frattini che venerdì ha invitato i colleghi europei a non curarsi troppo di Arafat. «Non è la prima volta che Sharon dice queste cose su di me - liquida ironico il leader palestinese -: s'è forse dimenticato quello che diceva durante l'assedio di Beirut, durante la guerra del 1973?». «Se Sharon vuole davvero aiutare Abu Mazen - commenta una fonte di Ramallah - promuova azioni sul terreno come il rilascio dei prigionieri e il ritiro dell'esercito dalle nostre città». Chiosa Saeb Erekat, parlamentare palestinese: «Sharon sa bene che il punto non è Arafat: lo utilizza come scusa per non far realizzare la road map ». Un altro piccolo passo, però, ieri è stato fatto: dopo otto mesi di occupazione israeliana, a Betlemme sono tornati i pellegrini.


Il giornalista insiste nell'evidenziare che Sharon vorrebbe espellere Arafat. Prima ci propone le dichiarazioni del leader d'Israele, poi tira in ballo Berlusconi e Frattini. Da quello che Battistini scrive è chiaro che lui non é d'accordo con il Premier italiano e con il nostro Ministro degli Esteri; é chiaro che delegittimare la forza di Arafat é, per il giornalista, un orrore e un ingiustizia, tanto che, per infliggere il colpo finale a Sharon, chiude il pezzo con l'ultima zampata; la risposta di Arafat e dei palestinesi «Non è la prima volta che Sharon dice queste cose su di me - liquida ironico il leader palestinese -: s'è forse dimenticato quello che diceva durante l'assedio di Beirut, durante la guerra del 1973?». «Se Sharon vuole davvero aiutare Abu Mazen - commenta una fonte di Ramallah - promuova azioni sul terreno come il rilascio dei prigionieri e il ritiro dell'esercito dalle nostre città». Chiosa Saeb Erekat, parlamentare palestinese: «Sharon sa bene che il punto non è Arafat: lo utilizza come scusa per non far realizzare la road map ». Ovviamente é un'altra volta tutta colpa di Sharon. Come é anche colpa sua che a Betlemme, la città di Cristo, non c'erano più pellegrini e, oggi, finalmente, dopo il ritiro dei soldati israeliani, qualcuno é tornato a far visita alla città. Chissà perché l'esercito israeliano si trovava a Betlemme. Forse per contrastare il terrorismo palestinese o in gita o addirittura per contrastare la Chiesa?
Ci permettiamo di inviare un modesto consiglio al direttore del Corriere: se oggi vuole informarsi correttamente su quanto sta succedendo in casa palestinese, non legga il Corriere. Francesco Battistini lo disinformerebbe. Legga piuttosto Fiamma Nirenstein sulla Stampa e Graziano Motta su Avvenire se vuole leggere degli articoli che informano correttamente. Lo diciamo senza nessun dito alzato, anzi. Dal direttore del Corriere ci aspettiamo che riorganizzi le corrispondenze da Israele. Possibilmente in meglio. Auguri.


In seno ai palestinesi la crisi é netta. Arafat non può permettere di veder sorgere la pace, significherebbe la sua sconfitta. Sceglie allora di distruggere ogni tentativo contrastando Abu Mazen; l'unico che forse ancora crede di poter vincere anche contro il suo stesso popolo. I terroristi sono in un'apparente tregua. E' evidente che, giorno dopo giorno, per l'ennesima volta, Arafat e Hamas, Jihad, Fatah e gli altri gruppi armati, non vogliono la pace. Stanno dimostrando il loro obiettivo: la distruzione dello Stato d'Israele e la non volontà di pace. Il Corriere della Sera, però, sembra non avere occhi ne orecchie per capire, anzi, continua, nonostante l'evidenza, a confondere i lettori, facendo credere che la colpa continua ad essere di Sharon e di Israele.










Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT