Navalny, lo torturano anche dopo averlo ucciso Cronaca di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 25 febbraio 2024 Pagina: 7 Autore: Anna Zafesova Titolo: «ll corpo restituito di Navalny e il mistero dei funerali»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2024, a pag. 7 con il titolo "ll corpo restituito di Navalny e il mistero dei funerali", la cronaca di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
La madre di Alexey Navalny vince sul Cremlino 1 a 0, con l'aiuto di migliaia di sostenitori che hanno costretto il regime russo a restituirle il corpo di suo figlio. Le autorità si sono prese una pausa di altre 24 ore dopo l'ultimatum che avevano imposto venerdì scorso a Liudmila Ivanovna: accettare un funerale privato e segreto dell'oppositore, oppure rischiare di non rivederlo mai più nemmeno da morto perché sarebbe stato sepolto nel territorio del carcere dove è morto, il 16 febbraio scorso, in circostanze ancora tutte da chiarire.
Un ricatto che era suonato oltraggioso perfino a molti russi che non avevano sostenuto Navalny. Intellettuali, registi, attori, giornalisti e cantanti – prevalentemente molto critici nei confronti di Vladimir Putin – hanno registrato e pubblicato sui social videoappelli che chiedevano di restituire il corpo del figlio alla madre, «subito e senza condizioni».
E centomila russi hanno firmato l'interrogazione ufficiale alla magistratura di Mosca sul mancato rispetto delle leggi che regolano la gestione dei resti mortali dei detenuti deceduti nel Gulag, che prevedono la consegna del corpo alla famiglia entro 48 ore dall'annuncio delle cause della morte.
Lyudmila Navalnaya – che a 69 anni per la prima volta è stata costretta a diventare un personaggio pubblico, dopo essersi assunta il fardello del negoziato con il regime sul destino postumo di suo figlio – ha reso noto le condizioni del Cremlino: funerale strettamente privato in un cimitero fuori Mosca, trasporto del feretro dalla Siberia con un aereo di Stato in segreto, nessun annuncio se non a esequie avvenute. «Il tempo non è dalla sua parte, i cadaveri si decompongono», l'aveva minacciata l'inquirente Aleksandr Varapaev. Che non ha nascosto di aver ricevuto da Mosca ordini molto chiari, di impedire che il funerale del leader dell'opposizione si trasformasse in una manifestazione di protesta. Ma i navalniani hanno fatto ricorso all'arma che li ha sempre resi così temibili al regime putiniano: hanno reso la trattativa per i funerali pubblica. Suscitando un'indignazione pubblica, e costringendo sia il governo che gli esecutori – poliziotti, giudici, guardie carcerarie – a scegliere: rischiare la rivolta di piazza oppure andare fino in fondo, per diventare agli occhi di tutto il mondo quelli che non rispettano non solo gli avversari politici, ma nessuna norma morale e umanitaria. «Dopo aver torturato Alexey da vivo, lo stanno torturando da morto», ha esclamato Yulia Navalnaya, la vedova del politico che ha assunto la guida simbolica del suo movimento, in un video pubblicato sui suoi social.
Non è chiaro qual è stato il compromesso raggiunto per la consegna del corpo. La portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha comunicato che la signora Navalnaya si trova a Salekhard, il centro abitato dove il corpo di suo figlio è stato portato dalla colonia penale di Kharp, sperduta tra le nevi dell'Artico. Il negoziato appare ancora in corso: «Non sappiamo se le autorità ostacoleranno lo svolgimento dei funerali nel modo in cui vorrebbe organizzarli la famiglia, nel modo in cui Alexey meriterebbe». Quindi, dopo aver firmato un certificato di morte «per cause naturali», Lyudmila Ivanovna potrebbe venire costretta ad altri compromessi. Ma intanto, il Cremlino ha fatto un passo indietro, mostrando di avere ancora qualche remora a mostrarsi spietato. Andare fino in fondo avrebbe forse significato deludere proprio quei sostenitori dei «valori tradizionali russi» sui quali Putin scommette tanto, e Yulia l'ha messo in evidenza nel suo video, mostrando il presidente russo mentre baciava le icone e si faceva il segno della croce. L'accusa di «satanismo» e di «profanazione dei resti mortali», proprio nel nono giorno – particolarmente importante nelle credenze ortodosse - dalla morte di Navalny, ha probabilmente sortito il suo effetto.
Resta da vedere, quali altri ricatti e pressioni verranno lanciati dal Cremlino, che continua a considerare la prospettiva di un funerale pubblico dell'oppositore come un incubo. Non è chiaro se Yulia potrà tornare in Russia per le esequie, dopo aver pubblicamente accusato Putin di aver ucciso suo marito, senza rischiare di fare la sua stessa fine. La vedova di Navalny ieri non si è limitata ad accusare il Cremlino di violare ogni regola umana e religiosa nel tenere in ostaggio il corpo, ma ha anche ricordato che il putinismo sta «uccidendo con i suoi missili anche in Ucraina», includendo nel video le immagini dei bombardamenti russi, nel secondo anniversario dell'invasione. Un'accusa molto esplicita e molto forte, che mostra anche come Yulia non abbia nessuna intenzione di scendere ai compromessi, presentando la vicenda dei funerali come privata. Un discorso di questo genere, ripetuto in una piazza di Mosca, o in un cimitero della provincia russa, per la legge russa è un reato, e si tratta di capire fino a che punto i seguaci di Navalny vogliano alzare la posta. È dal giorno della morte dell'oppositore che la polizia russa sta arrestando, picchiando e minacciando i cittadini che vanno ai memoriali improvvisati per Navalny, e butta via subito mazzi di fiori e candele, che però ricompaiono poche ore dopo. Un funerale pubblico potrebbe diventare un'occasione, per i dissidenti, per ritrovarsi, contarsi e rifondarsi, come a offrirsi alla schedatura e all'arresto di un nuovo giro di repressioni.
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