Tutto dipende dall'interlocutore. Cominciamo con Hamas. Si ha l’impressione che per l’organizzazione terroristica le vite degli ebrei siano infinitamente più preziose delle vite dei palestinesi. Mentre leader e attivisti si rintanano nella città sotterranea che hanno costruito con i miliardi di aiuti internazionali destinati al benessere degli abitanti di Gaza, questi ultimi non hanno riparo; peggio ancora, Hamas ha fatto della sofferenza di una popolazione lasciata indifesa il fulcro della sua strategia per attirare la simpatia del mondo. Lo abbiamo visto anche durante le trattative per il primo accordo sulla liberazione degli ostaggi. Ha infatti chiesto il rilascio di dieci terroristi imprigionati in Israele in cambio di ogni ostaggio, neonato, bambino, giovane donna o anziano. Quindi un israeliano per Hamas varrebbe dieci palestinesi? Ancora oggi, mentre gli ostaggi rimasti non ricevono le medicine di cui hanno bisogno per sopravvivere, Hamas continua la sua spaventosa contrattazione: per ogni medicina che riceve un ostaggio, mille medicine saranno fornite alla popolazione! Passiamo ora a Israele. La sicurezza dei suoi cittadini è fondamentale. Non solo sono state sviluppate armi sofisticate per fermare i missili di Hamas, ma sono stati costruiti dei rifugi e i nuovi appartamenti devono disporre di stanze sicure; eppure, l’esercito sta compiendo i maggiori sforzi per ridurre al minimo le perdite civili a Gaza, allertando le popolazioni, invitandole a evacuare le aree a rischio e stabilendo corridoi sicuri a tale scopo. Un compito reso difficile perché Hamas si preoccupa di immagazzinare materiale bellico dentro o sotto ospedali, scuole o case e spesso cerca di impedire agli abitanti di Gaza di mettersi in salvo utilizzando questi corridoi sicuri. E gli americani? Alla domanda posta da Thomas Friedman (editorialista del NYT): “Le vite degli ebrei contano più di quelle dei palestinesi?”, il Segretario di Stato americano ha risposto negativamente. Poi ha detto che “per me e per molti di noi, ciò che vediamo ogni giorno a Gaza è straziante, data l’incredibile asimmetria delle vittime [civili]. La sofferenza che vediamo negli uomini e nei bambini innocenti mi spezza il cuore. La domanda è: cosa dobbiamo fare?” Anthony Blinken, insomma, sembra ritenere Israele responsabile di questa asimmetria dovuta alla deliberata volontà di Hamas che, come detto sopra, non solo si guarda bene dal dare alla popolazione i mezzi per proteggersi ma la mette anche deliberatamente in pericolo lanciando missili e proiettili vicino a scuole e ospedali… Infine, per quanto riguarda le Nazioni Unite e il suo Segretario Generale, le atrocità subite il 7 ottobre, gli ostaggi torturati, i quasi duecentomila israeliani costretti a fuggire dalle loro case devastate o tuttora prese di mira dai missili di Hamas nel Sud e di Hezbollah nel Nord, insomma, le vite degli ebrei pesano ben poco rispetto alla “sofferenza dei palestinesi.”