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israele.net Rassegna Stampa
05.02.2024 Unrwa: 10 miti da sfatare
Analisi di Adi Schwartz e David M. Weinberg

Testata: israele.net
Data: 05 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: Adi Schwartz e David M. Weinberg
Titolo: «Unrwa: 10 miti da sfatare»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Adi Schwartz e David M. Weinberg tradotto dal Jerusalem Post del 03.02.24, dal titolo "Unrwa: 10 miti da sfatare".

Adi Schwartz
Adi Schwartz
David M. Weinberg
David M. Weinberg

Le recenti rivelazioni sulle complicità del personale che lavora per l’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi) nell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre non sorprendono per nulla chiunque abbia seguito i misfatti di cui si è macchiata da questa organizzazione nel corso dei decenni.

Né sorprende il fatto che negli ultimi tre mesi i soldati delle Forze di Difesa israeliane abbiano trovato armi e tunnel terroristici di Hamas dentro e sotto quasi tutte le strutture dell’Unrwa a Gaza: scuole, ambulatori, ospedali ecc.

No davvero, nessuna sorpresa. L’Unrwa è marcia fino al midollo. Da decenni avvalora e perpetua la guerra palestinese contro Israele invece di contribuire a risolvere il conflitto israelo-palestinese. L’Unrwa è un ostacolo alla pace.

Ciò nonostante, è quasi certo che ben presto i leader occidentali ripristineranno e addirittura aumenteranno i finanziamenti all’Unrwa, perché erroneamente vedono l’organizzazione come uno strumento umanitario insostituibile e indispensabile.

Purtroppo niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Ecco qui di seguito dieci miti sull’Unrwa che devono essere sfatati.

Mito 1. L’Unrwa è un’organizzazione delle Nazioni Unite. Beh, tecnicamente lo è. Ma in pratica l’Unrwa è un organizzazione palestinese con dipendenti palestinesi e obiettivi palestinesi. Dei suoi 13.000 dipendenti a Gaza il 99% sono palestinesi, affiancati da un minuscolo numero di dipendenti internazionali che di fatto danno copertura alla corruzione palestinese e all’estremismo islamico. L’Unrwa è un carrozzone palestinese. Dato che la maggior parte dei palestinesi a Gaza sostiene Hamas, è ovvio che molti, se non la maggioranza, dei dipendenti dell’Unrwa sono anch’essi sostenitori di Hamas. Secondo l’intelligence israeliana, almeno il 10% dei dipendenti dell’Unrwa a Gaza sono identificabili come attivisti di Hamas o della Jihad Islamica Palestinese. Centinaia di altri hanno apertamente celebrato gli stupri e i massacri del 7 ottobre. E almeno 190 dipendenti dell’Unrwa sono definibili “militanti duri”, vale a dire combattenti e assassini con inconfondibili precedenti terroristici. Siamo ben lontani dalle “poche mele marce” di cui hanno parlato alcuni paladini dell’Unrwa.

Mito 2. L’Unrwa è un’organizzazione di soccorso umanitario per i palestinesi. Questo non è più vero da molti anni. L’Unrwa fornisce poco cibo o aiuti umanitari. La stragrande maggioranza del suo bilancio è destinata a scuole e ospedali palestinesi, il che costituisce un’anomalia senza eguali in nessun’altra parte del mondo. Non esiste nessun’altra organizzazione delle Nazioni Unite che impiega il suo budget per coprire i costi sanitari e educativi di quasi un’intera popolazione al posto del governo locale. L’Unrwa gestisce le relative istituzioni e paga i conti in tutta la striscia di Gaza, assolvendo le autorità di Hamas dal compito di garantire sanità, istruzione e assistenza sociale alla propria popolazione. Hamas fa affidamento sull’Unrwa e sui suoi donatori occidentali perché gestiscano le competenze centrali del governo di Gaza, il che le permette di dedicarsi alla costruzione di tunnel terroristici e di trincerarsi nei bunker militari sotterranei per fare la guerra a Israele.

Vignetta da Israel HaYom. Centro impiego dipendenti Unrwa. Il terrorista all’unico civile: “E tu cosa ci fai qui?”

Mito 3. L’Unrwa è un’organizzazione neutrale. No, non lo è. L’Unrwa è un ente politico che plasma il vittimismo della storia palestinese, preserva e protrae all’infinito il “profughismo” palestinese e indottrina alla guerra perpetua contro Israele, compresa la fantasia di distruggere Israele attraverso il “ritorno” dei profughi (e dei loro discendenti). Ormai da 75 anni l’Unrwa è e continua ad essere il più deleterio promotore della rappresentazione di Israele come “stato criminale” per il solo fatto di esistere. In particolare, l’Unrwa mantiene vivo il conflitto con Israele garantendo un fittizio status di “profugo” a un numero sempre crescente di palestinesi – 20 volte di più delle dimensioni reali del problema dei profughi – rifiutandosi di reinsediare in modo permanente anche un solo profugo palestinese.

Mito 4. L’Unrwa è un fattore di calma e moderazione. A dispetto di quanto vanno sostenendo da anni molti a livello internazionali (nonché alcuni settori dell’establishment della difesa israeliano), semplicemente non è vero. L’Unrwa è profondamente impregnata e dominata da Hamas e certamente questo non ha avuto alcun ruolo temperante o mitigante prima, durante e dopo il 7 ottobre. Si potrebbe benissimo fare a meno del presunto effetto calmante dell’Unrwa. Varie ong di controllo hanno instancabilmente documentato l’odio che viene insegnato nelle scuole dell’Unrwa. Agli alunni palestinesi viene insegnato che gli ebrei sono bugiardi e truffatori e che diffondono la corruzione che li porterà all’annientamento. I terroristi vengono glorificati come modelli da imitare. Lezioni che istigano alla violenza vengono tenute nelle classi di tutte le età e in tutte le materie, comprese matematica e scienze. Fatalmente, il sistematico insegnamento dell’odio e della violenza all’interno del sistema scolastico dell’Unrwa è una forma di terrorismo palestinese contro Israele.

Mito 5. I palestinesi di Gaza hanno davvero bisogno di finanziamenti globali per soddisfare i loro bisogni più elementari. Da quello che le Forze di Difesa israeliane hanno scoperto a Gaza negli ultimi tre mesi, non sembra che gli abitanti di Gaza fossero eccezionalmente deboli e bisognosi. Come si è visto, le autorità di Hamas a Gaza erano perfettamente in grado di intraprendere progetti grandi, sofisticati e costosi che vanno dalla enorme rete di tunnel e bunker sotterranei che rivaleggia per dimensioni con la metropolitana di Londra, alle fabbricazione industriale di armi e munizioni costruite secondo ottimi standard ingegneristici, a unità di commando ben organizzate con capacità di intelligence di prim’ordine e ingegnose capacità di pianificazione degli attacchi. I palestinesi di Gaza non soffrono a causa di mancanza di fondi, di istruzione scadente o carenza di manodopera qualificata. Soffrono a causa di afflizioni auto-inflitte che derivano da una gestione totalmente distorta delle priorità. Per decenni hanno dato priorità alla guerra contro Israele anziché alla sana costruzione della loro società. Ciò di cui hanno bisogno non è necessariamente più denaro o più aiuti quanto piuttosto di una guida (pressione) da parte dei donatori occidentali affinché rimettano in ordine le loro priorità.

Mappa del Medio Oriente in un libro di testo in uso nelle scuole dell’Unrwa: è indicata solo la “Palestina”, Israele è cancellato dalla carta geografica

Mito 6. I palestinesi di Gaza hanno bisogno dell’Unrwa per sopravvivere. Non è vero e lo dicono gli stessi palestinesi. Anche quando alcuni paesi donatori nei giorni scorsi hanno sospeso i finanziamenti all’Unrwa, la principale preoccupazione espressa dai rappresentanti palestinesi riguarda il possibile epilogo del riconoscimento globale della loro causa: sono molto più angosciati per lo schiaffo politico al loro status di vittime privilegiate che dalla carenza di denaro. Centinaia di post sui social network e altre testimonianze confermano che gli abitanti di Gaza vedono l’Unrwa non tanto come un cruciale fornitore di servizi e aiuti sociali, quanto e molto di più come un essenziale fattore che avvalora l’identità “profughista” palestinese nella loro guerra senza fine contro Israele.

Mito 7. Senza un immediato ripristino dell’intero finanziamento all’Unrwa, i palestinesi di Gaza moriranno di fame. Non è in atto a Gaza una “crisi catastrofica” circa l’accesso a cibo e acqua. Nessuno è sull’orlo della fame. Centinaia di camion con merci e carburante entrano a Gaza ogni giorno nonostante la guerra, grazie a donazioni dei paesi arabi e (ancora) occidentali. È dimostrato che Hamas confisca gran parte di queste forniture per un valore di milioni di dollari a favore dei suoi combattenti e delle élite favorite, un fenomeno riguardo al quale l’Unrwa non ha fatto assolutamente nulla. Ma il flusso costante di beni verso Gaza continua, anche se le tasche dell’Unrwa sono un po’ meno piene.

Mito 8. L’Unrwa è lo strumento più efficace per far arrivare assistenza ai palestinesi. No, non è affatto così, e non solo perché l’Unrwa lascia che Hamas se la svigni con molti beni. Esistono agenzie d’aiuto molto più efficienti, meno corrotte e meno scopertamente politicizzate, alcune delle quali sono già presenti e attive a Gaza (e in Cisgiordania) e potrebbero essere mobilitate per sostituire l’Unrwa, come USAID, UNICEF e il World Food Programme. Tutti organismi che potrebbero svolgere il lavoro senza sottostare agli imbrogli palestinesi.

Mito 9. L’Unrwa può essere risanata. In realtà l’Unrwa avrebbe bisogno di molto di più dell’“audit urgente” di cui ha borbottato controvoglia l’Unione Europea questa settimana, e molto di più della “rafforzata due diligence e altri meccanismi di supervisione” chiesti con riluttanza da un membro del Congresso americano ostile a Israele. L’Unrwa deve essere abolita se si vuole che Gaza inizi al più presto ad abbandonare l’eterno assistenzialismo degli aiuti per passare a un vero sviluppo economico, e passare dalle fantasie genocide alla costruzione della pace. È certo che non può andare avanti l’attuale divisione del lavoro: servizi dell’Unrwa in superficie, operazioni terroristiche di Hamas sotto terra e dentro e sotto le strutture dell’Unrwa. Ciò richiede diversi attori internazionali che possano sviluppare l’industria produttiva e l’occupazione a Gaza e che possano guidare la costruzione e il funzionamento dei servizi civili. I finanziamenti internazionali potranno essere ancora necessari, ma dovranno essere amministrati direttamente da governi stranieri e da organizzazioni diverse, soggette a supervisione continua e rigorosa rendicontazione.

Mito 10. Mentre è in corso una guerra non è il momento giusto per chiudere l’Unrwa. Invece è il momento giusto per farlo. Mentre Israele libera Gaza da Hamas, la comunità internazionale può liberare i palestinesi dall’Unrwa, e lo stesso Israele dovrebbe liberarsi dalla deleteria dipendenza dall’Unrwa. Solo così potrà decollare la ricostruzione di Gaza libera dalla corruzione di massa, dall’indottrinamento distruttivo, dall’indulgenza verso il terrorismo e dal marciume morale generale che per troppo tempo ha contaminato la politica internazionale degli aiuti ai palestinesi. (Da: Jerusalem Post, 3.2.24)

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