Le belve di Hamas rifiutano la tregua Commento di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 05 febbraio 2024 Pagina: 11 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Le belve di Hamas rifiutano la tregua»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/02/2024, a pag.11 con il titolo "Le belve di Hamas rifiutano la tregua" il commento di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Contrariamente alle attese, Hamas non ha risposto ieri sera alla proposta di una tregua e del rilascio degli ostaggi elaborata nei giorni scorsi a Parigi e proposta con la mediazione di Egitto e Qatar. Ma comunque si preparerebbe a rifiutarla. Lo riferisce il media saudita Al-Arabiya, ripreso anche dagli israeliani Ynet e Jerusalem Post, secondo cui il gruppo integralista palestinese chiederebbe un maggior numero di detenuti palestinesi da liberare da parte di Israele. La risposta scritta a Egitto e Qatar dovrebbe essere inviata “contemporaneamente” nelle prossime ore e - secondo fonti citate da un altro quotidiano saudita, Al-Sharq - conterrebbe anche la richiesta di un totale cessate il fuoco, da sempre rifiutato da Israele.
Nel frattempo, non è ancora arrivata nessuna conferma della consegna di farmaci agli ostaggi rapiti da Hamas, a quasi tre settimane dal loro invio.
Lo ha scritto il Times of Israel, spiegando di aver chiesto informazioni in proposito all’ufficio del primo ministro ma di non aver ricevuto nessuna risposta sostanziale. Anche il Forum delle famiglie degli ostaggi ha detto di non sapere nulla. In seguito ad un accordo mediato da Egitto e Qatar, con la partecipazione della Francia, Doha aveva annunciato il 16 gennaio che la consegna di medicine per gli ostaggi sarebbe iniziata il giorno successivo insieme alla fornitura di farmaci e aiuti umanitari per la popolazione civile di Gaza. La Croce Rossa internazionale, che non ha mai potuto vistare gli ostaggi, ha chiarito di non essere coinvolta nell'accordo e la sua realizzazione. Alcuni ostaggi, fra cui degli anziani, soffrono di malattie croniche mentre altri sono stati feriti durante il loro rapimento. il Forum delle famiglie aveva chiesto di poter avere una prova visiva della consegna di farmaci ai loro cari.
L’OBIETTIVO
A sua volta, il primo ministro israeliano ribadisce di essere contrario a un accordo a ogni prezzo, dal momento che secondo lui «l'obiettivo essenziale è innanzitutto l'eliminazione di Hamas», come ha ribadito all'inizio dell'incontro settimanale del governo. Secondo lui, tre sono le condizioni affinchè questo avvenga: la distruzione dei restanti battaglioni di Hamas, di cui 17 su 24 sono stati già debellati; il termine delle operazioni di rastrellamento, che l'esercito starebbe attuando con raid nel Nord e nel centro della Striscia; la neutralizzazione della rete di tunnel di Hamas, «che richiede piu' tempo».
Ieri, infatti, i militari israeliano hanno fatto irruzione nel quartier generale della Brigata Khan Yunis nel sud della Striscia di Gaza, utilizzato per l’addestramento in vista dell'assalto del 7 ottobre in Israele. Lo hanno riferto le Forze di difesa israeliane (Idf) su X, diffondendo materiale fotografico. Il sito, noto come avamposto di Al Qadsia, ospitava anche l’ufficio di Muhammad Sinwar, un alto comandante militare di Hamas e fratello del leader del gruppo a Gaza, Yahya Sinwar, secondo le Idf. Nel sito è stato scoperto infatti un campo di addestramento con ingressi finti alle comunità israeliane, basi delle Idf e veicoli militari. In un’altra parte del complesso si trovava un centro di comando di Hamas e uffici appartenenti agli alti comandanti della Brigata Khan Yunis, oltre a un deposito di missili e a un tunnel che conduceva a una vasta rete sotterranea. Nelle vicinanze, inoltre, i militari hanno trovato anche un sito di produzione di armi. E quando i militari sono arrivati per fare irruzione nell’avamposto hanno anche scoperto trappole esplosive, poi neutralizzate dai genieri.
C’è stato anche un tentativo di imboscata, ma gli israeliani hanno risposto con fuoco di cecchini, bombardamento di carri armati e attacchi aerei, uccidendo tutti i nemici.
Nel corso delle operazioni nel sud di Gaza, inoltre, Israele fa sapere che i militari hanno individuato miliziani di Hamas nascosti fra i civili nei rifugi nell’area occidentale di Khan Yunis. Nei giorni scorsi, circa 120.000 palestinesi sono stati evacuati dal campo di Khan Yunis attraverso un corridoio umanitario istituito dalle Idf. Tra di loro le truppe della Brigata Givati hanno catturato circa 500 presunti terroristi che hanno consegnati ai loro colleghi, per essere interrogati in Israele. Alcuni sono sospettati di essere coinvolti negli attacchi del 7 ottobre. Le truppe della Brigata Givati hanno ucciso circa 550 agenti di Hamas nelle battaglie nell'area di Khan Younis nelle ultime settimane
IL QUADRANTE
Ma non si combatte solo a Gaza. Dopo l'attacco in Iraq e Siria contro i gruppi affiliati all'Iran in risposta ai droni lanciati contro una base in Giordania, gli Usa hanno lanciato anche un raid su 36 obiettivi Houthi in 13 località dello Yemen come risposta ai continui attacchi ai mercantili nel Mar Rosso. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha avvertito i ribelli che dovranno affrontare “ulteriori conseguenze” se non cesseranno gli attacchi contro le navi. Ma tra Usa e Israele si evidenziano anche nuove fessure. Dopo le sanzioni Usa a quattro esponenti israeliani considerati estremisti, adesso un alto funzionario della sicurezza israeliana ha confermato che il premier Benyamin Netanyahu si ritirò all'ultimo momento dall’operazione americana nella quale fu ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani nel gennaio di 4 anni fa a Bagdad. «L’operazione era in preparazione da vari mesi», ha spiegato l’alto funzionario all’emittente israeliana Channel 12. «All’ultimo momento Netanyahu ci ha ripensato per paura di una rappresaglia iraniana. C’era una finestra di opportunità non ripetibile e Trump decise che, se Netanyahu aveva paura di farlo, lui lo avrebbe fatto. Ed è quello che è successo». Comunque Israele aveva fornito informazioni cruciali. Le parole dell'anonimo alto funzionario arrivano dopo che Trump si è nuovamente lamentato di essere stato abbandonato all'ultimo momento da Netanyahu per quanto riguarda l’uccisione di Soleimani. Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un’intervista con il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, il politico di estrema destra Itamar Ben Gvir, secondo il quale Trump tratterebbe molto meglio Israele di quanto faccia l’attuale presidente americano Joe Biden.
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