Quanto vorrei poter dire che gli ebrei non sono soli Articolo di Fred Maroun
Testata: israele.net Data: 28 gennaio 2024 Pagina: 1 Autore: Fred Maroun Titolo: «Quanto vorrei poter dire che gli ebrei non sono soli»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Fred Maroun del 26.01.24, dal titolo "Quanto vorrei poter dire che gli ebrei non sono soli".
Il 7 ottobre il mondo è totalmente cambiato, per il popolo ebraico. Ho visto soffrire ciascuno dei miei amici ebrei, e il dolore non se ne va. Hanno subìto il peggior attacco contro di loro dai tempi della Shoà, e ciò che lo rende ancora più doloroso è che il sostegno che hanno ricevuto dal mondo non è stato molto migliore di quello ricevuto durante la Shoà. Vedendo questo immenso dolore rinnovato ogni giorno dal 7 ottobre, vorrei poter dire ai miei amici ebrei che non sono soli. Ma non riesco a dirlo, perché in gran parte sarebbe una frase vuota. Gli ebrei hanno alcuni veri amici, in questo momento difficile. Ma questi amici sono molto meno numerosi di coloro che li condannano, li demonizzano oppure che usano parole di sostegno solo per aggirarli e avanzare subito richieste che non possono essere soddisfatte senza lasciare che gli assassini la facciano franca, liberi di aggredire ancora e di nuovo in futuro. Ma nonostante il modo in cui vengono demonizzati e bistrattati, gli ebrei stanno combattendo una guerra necessaria nel modo più etico possibile. Nessun altro, nelle stesse condizioni, lo avrebbe fatto in modo così etico. Eppure il mondo non lo vuole ammettere. Israele avrebbe potuto benissimo eliminare Hamas in modo molto più rapido e sbrigativo se non si fosse preoccupato di tutelare i civili. E’ cosa risaputa, ma raramente viene riconosciuta al di fuori di Israele. Nella loro immoralità, i nemici di Israele dispongono di un’arma impossibile da debellare: l’uso di civili palestinesi e ostaggi israeliani come scudi umani. È un’arma che Israele non utilizzerebbe mai. Eppure il suo uso esteso da parte dei terroristi palestinesi viene visto dal mondo come un motivo per demonizzare Israele, non come un motivo per attribuirne la colpa ai terroristi palestinesi. Il mondo lamenta lo sfollamento e la morte di civili palestinesi senza quasi mai riconoscere che ciò avviene solo e unicamente perché i terroristi usano spudoratamente ed esplicitamente i civili come scudi umani. L’unico risultato accettabile di questa guerra è la distruzione di Hamas e rimettere la sicurezza nelle mani di Israele. Abbiamo imparato dal passato che qualsiasi risultato diverso riporterebbe Gaza alla stessa situazione che ha condotto al 7 ottobre. Ma mentre gli ostaggi soffrono e vengono tormentati nei tunnel di Hamas, non è alle viste un esito chiaro. Anche il governo israeliano parla di parecchi altri mesi di guerra, e c’è la tragica consapevolezza che gli ostaggi rimasti potrebbero non essere mai rilasciati vivi. Come per aggiungere sale alla ferita anche il più caro amico di Israele, gli Stati Uniti, nel momento peggiore possibile si mette a parlare di dare uno stato ai palestinesi. Sono discorsi estremamente ingenui e inutili, poiché i palestinesi non hanno mai voluto uno stato a meno che non comportasse la distruzione dello stato ebraico. Ma questi discorsi premiano i terroristi, poiché vengono letti come una critica a Israele. Questa guerra, scaturita da un massacro che per disumanità fa a gara con la Shoà, ha riportato a galla tutto l’antisemitismo dell’epoca della Shoà, tutti i doppi standard, tutte le menzogne e le calunnie del sangue antiebraiche. Eppure, nonostante tutto ciò, gli ebrei non sono indifesi. Erano impotenti durante la Shoà, ma non lo sono adesso. Hanno un esercito formidabile e rifiutano il ruolo di vittime inermi. Le manipolazioni di Hamas non hanno avuto il successo sperato. Gli Stati Uniti hanno garantito un sostegno fondamentale, sia militarmente che diplomaticamente. Anche il mondo arabo, nel suo modo ipocrita, sostiene tacitamente la guerra contro Hamas. Questa guerra è difficile, straziante e complessa, ma non è senza speranza. Israele e gli ebrei torneranno a vedere giorni migliori. E ricorderanno coloro che sono stati al loro fianco, perché in questo momento conta davvero. Una frase che ho sentito subito dopo il 7 ottobre, e poi molte altre volte, è questa: “Se ti sei mai chiesto cosa avresti fatto nella Germania degli anni ’30, ebbene è quello che stai facendo adesso”. Nessuna frase rappresenta meglio la sfida cui devono rispondere oggi coloro che dichiarano di opporsi all’antisemitismo. Se, da non ebreo, ritieni di comportarti in modo corretto nei confronti del popolo ebraico, questo è il momento di dimostrarlo. Se pensi che avresti preso posizione contro la Shoà quando veniva perpetrata dai nazisti, allora prendi posizione contro Hamas e sostieni gli sforzi di Israele per fermarla. Non si può cancellare il dolore che provano gli ebrei per il 7 ottobre, ma si può sostenere Israele nel garantire che non si ripetano più simili orrori in futuro. Questo non è il momento di tacere. (Da: Times of Israel, 22.1.24)
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