mercoledi` 27 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
25.01.2024 Continua la guerra contro Hamas
Commento di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 25 gennaio 2024
Pagina: 8
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «Bombardata la città del capo di Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/01/2024, a pag. 8 con il titolo "Bombardata la città del capo di Hamas" il commento di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni


A Gaza proteste contro Hamas, definita "pescecani di guerra"

L’esercito israeliano ha intensificato la pressione su Khan Yunis, la città della Striscia di Gaza dove si nasconde il capo militare di Hamas, Yahya Sinwar. In 24 ore sono stati uccisi 100 terroristi nella parte ovest della città, quella da cui Israele ha già chiesto l’evacuazione ai civili. La Mezzaluna Rossa afferma che truppe ebraiche hanno circondato gli ospedali Nasser e Al Amal, sospettati di coprire attività dei miliziani, e parla di «6 morti causati da fuoco israeliano, di cui 3 colti mentre entravano nelle nostre sedi».
«Due cannonate di carri armati hanno colpito un edificio dell’Unrwa, l’agenzia Onu dei rifugiati palestinesi, che ospita 800 persone». Lo ha detto il capo dell’Unrwa a Gaza, Thomas White, aggiungendo che «le granate hanno ucciso 9 civili e ne hanno feriti 75». A soli 1,5 km dal confine con Israele, i soldati della 646° Brigata e i commandos Yahalom hanno distrutto un tunnel lungo 1 km e scavato a una profondità di 20 metri. Ha ribadito la portavoce del governo ebraico, Ilana Stein, che «non ci sarà un cessate il fuoco, poiché in passato ci sono state tregue umanitarie che Hamas ha violato».
I civili pagano un alto prezzo e il contrammiraglio ebraico Daniel Hagari ha spiegato: «Khan Yunis è un’area complessa, densamente popolata, e molti terroristi vi si nascondono». Si sa che i civili di Gaza sono ostaggi di Hamas, usati in pratica come scudi umani col pretesto del “martirio”. Qualcuno ha il coraggio di ribellarsi, stando a notizie di ieri secondo cui si sono svolte proteste popolari contro Hamas al valico di Rafah, da dove entrano dall’Egitto gli aiuti umanitari, e anche presso l’ospedale di Dir El Ballah. Molti palestinesi disperati hanno auspicato la fine del dominio di Hamas sulla Striscia, bollandone i membri come «pescecani di guerra» che requisiscono cibo e medicine per rivenderli alla gente.
Proteste di segno diverso sono state inscenate da parenti degli ostaggi israeliani al valico di Kerem Shalom, sul confine Gaza-Israele impedendo l’ingresso nella Striscia di 51 camion di aiuti su 60, perché, dicono, finché non vengono rilasciati i rapiti «non c’è ragione che Israele faciliti l’ingresso di aiuti al nemico». Shay Pauzner, vicecapo dell’Associazione costruttori d’Israele, ha detto al Washington Post che «rimpiazzeremo la manodopera palestinese in edilizia con 10 o 20.000 indiani». Nel Nord del Paese per rispondere a nuovi razzi di Hezbollah l’aviazione e l’artiglieria israeliane hanno bombardato basi degli sciiti filoiraniani a Yaroun, in Libano. Anche altri ribelli finanziati dall’Iran, quelli iracheni, sono stati bersagliati, ma dall’aviazione americana, che ha centrato tre loro basi, uccidendo due miliziani, in risposta a precedenti azioni sulla base Usa di Al Asad. In serata un drone degli sciiti ha attaccato un altro avamposto statunitense in Iraq, a Erbil. Gli Stati Uniti sono in prima linea nel Mar Rosso, dove un raid aereo compiuto probabilmente da caccia F-18 decollati dalla portaerei Eisenhower ha distrutto due missili dei ribelli yemeniti Huthi pronti al lancio per ulteriori attacchi al traffico navale. Poco dopo gli Huthi hanno lanciato 3 missili balistici antinave verso due cargo della compagnia Maersk scortati dalla Us Navy, ma gli ordigni sono stati intercettati e abbattuti dalla nave da guerra americana Gravely. E c’è anche l’Italia, ma non Francia e Spagna, tra i Paesi che hanno sottoscritto una dichiarazione d’appoggio agli attacchi condotti la notte fra lunedì e martedì dagli anglo-americani su «8 obbiettivi degli Huthi». Che però non bastino le armi per pacificare il Mar Rosso lo dimostrano, secondo il Financial Times, le «pressioni degli Usa sulla Cina affinché spinga l’Iran a far cessare gli attacchi dei suoi alleati Huthi».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT