Hamas può resistere ancora a lungo Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 22 gennaio 2024 Pagina: 13 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Hamas può resistere ancora a lungo»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/01/2024, a pag. 13 con il titolo "Hamas può resistere ancora a lungo" il commento di Mirko Molteni.
Hamas si nasconde nei tunnel dove i civili palestinesi non possono entrare
Oltre 100 giorni di bombardamenti e azioni di terra israeliani avrebbero compromesso una parte minoritaria, anche se cospicua, delle forze militari di Hamas. Lo sostengono le agenzie di intelligence Usa, in primis la Cia e l’Nsa, in un rapporto trapelato ieri sul Wall Street Journal. Per gli 007 americani «sono stati uccisi finora tra il 20 e il 30% dei combattenti di Hamas», che dimostra «resilienza». Il dato potrebbe collimare con quanto dichiarato pochi giorni fa dall’esercito ebraico, che stimava 9.000 miliziani uccisi.
La forza militare di Hamas, organizzata nelle brigate Izzedin al Qassam, era calcolata prima del conflitto a 30.000 effettivi, forse 40.000. Data la proporzione di 1 miliziano ucciso ogni 2 civili, considerata «accettabile» da Israele, 9.000 armati morti quadrerebbe col totale dei morti nella Striscia di Gaza, ormai 25.000. Comunque, i servizi segreti americani rimarcano che sarebbero fra 10.500 e 11.700 i miliziani feriti, che però potranno tornare a lottare. Gli israeliani stimavano in 16.000 i nemici feriti, reputando che «metà non potesse riprendere le armi».
Gli americani fanno sorvolare Gaza dai loro droni-spia ad alta quota e dicono: «Hamas dispone ancora di armi e munizioni sufficienti per continuare a combattere per mesi». Gli Stati Uniti rilevano anche che il movimento ha reagito all’offensiva di Israele passando a tattiche di guerriglia articolate su gruppi di fuoco molto piccoli che utilizzano trappole esplosive. Il senso delle indiscrezioni affidate al Wall Street Journal pare quello di rafforzare la pressione Usa su Israele convincendolo che l’eliminazione totale di Hamas non sembra un obiettivo fattibile e che la soluzione sta nei due Stati. Lo stesso giornale ipotizza che «presto ci saranno nuovi negoziati sugli ostaggi».
Invoca la diplomazia anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani che parla di «possibile presenza a Gaza, dopo la guerra di truppe italiane con mandato Onu». Tajani aveva già ipotizzato di spostare a Gaza mille militari italiani attualmente in Libano come forza di pace. Ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che «finché sarò primo ministro non ci sarà uno Stato palestinese» e che «solo la vittoria totale garantirà l’eliminazione di Hamas e il ritorno dei nostri ostaggi».
PIANO DI PACE
L’agenzia Axios ha riportato che l’amministrazione del presidente Usa Joe Biden «continua a premere per un grande accordo per il Medio Oriente». Il piano di pace americano si articolerebbe in tre fasi: normalizzazione dei rapporti diplomatici fra Israele e Arabia Saudita, già in programma prima del conflitto sull’onda degli accordi di Abramo con altri stati arabi; poi accettazione di uno Stato palestinese; infine il riconoscimento israeliano di una gestione della Striscia di Gaza da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese. Il Financial Times ha anticipato che al vertice previsto oggi a Bruxelles, fra i ministri degli Esteri dell’Unione Europea e i loro colleghi israeliani, palestinesi e arabi, «l’Ue intende presentare a Israele un dossier che illustra le conseguenze in caso di diniego dei due stati».
"NESSUNO DECAPITATO"
Frattanto, nel tentativo di riscrivere i massacri dello scorso 7 ottobre, con cui Hamas scatenò l’attuale conflitto, il movimento ha diffuso un documento di 16 pagine titolato “La nostra narrativa, Alluvione Al-Aqsa”, dal nome dell’operazione con cui centinaia di terroristi s’infiltrarono in Israele massacrando 1.200 persone in massima parte civili. Hamas, di fatto, ribalta la realtà: «Gli attacchi del 7 ottobre sono stati il passo necessario per affrontare le cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese. I combattenti palestinesi hanno preso di mira solo i soldati dell’occupazione e chi portava armi contro il nostro popolo». Niente stupri, niente bambini decapitati, ma ammettono i miliziani: «Forse si sono verificati errori a causa del rapido collasso del sistema militare e di sicurezza israeliano. Se ci sono stati casi in cui sono stati colpiti civili, è accaduto accidentalmente e nel corso di scontri con le forze d’occupazione». Intanto i soldati israeliani hanno espugnato con le armi un tunnel di Khan Yunis, nel Sud della Striscia, in cui sono stati tenuti «20 ostaggi in tempi diversi», stando a indizi fra cui disegni di una bambina e una gabbia di ferro. Le immagini della struttura sono state mostrate in un video. Al momento non c’era alcun ostaggio. Erano però presenti miliziani con cui ci sono stati scontri a fuoco all’ingresso. Le truppe ebraiche hanno anche dovuto disinnescare trappole esplosive. Lungo 830 metri, il tunnel si spinge a una profondità di 20 metri. Ed è la punta di un iceberg. L’esercito israeliano ha parlato ieri di «estensione delle operazioni a Khan Yunis, sopra e sotto terra». Per il Jerusalem Post, «l’esercito spera di avvicinarsi al covo del capo di Hamas Yahya Sinwar, che però potrebbe ancora sfuggire»
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