Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/01/2024, a pag. 2, con il titolo "Schlein alza i toni: Niente armi a Israele, sul fine vita non voglio dissidenti nel Pd" l'analisi di Tommaso Montesano.
Tommaso Montesano
Hamas sarà grata a Elly Schlein per le sue parole.
Il primo giorno di lavori Elly l’ha saltato. Ma al secondo la segretaria del Pd appare di buon mattino al Parkhotel Ai Cappuccini di Gubbio, l’ex convento dove i deputati sono a conclave. A fare gli onori di casa, l’organizzatrice Chiara Braga, capogruppo a Montecitorio. Il primo colpo di scena arriva quando di fronte a quel che resta degli onorevoli Schlein svela il motivo dell’assenza all’inaugurazione: «Ho visto tante elucubrazioni. Io sono arrivata oggi perché ieri sono andata a vedere un film stupendo sulla sanità mentale, Kripton.
Un film che dovrebbe vedere chi sta smantellando la sanità pubblica».
È il segnale del registro che userà nel corso del suo intervento, a metà tra attacchi e sfottò agli avversari. Si parte con la sede del seminario, dotata di area benessere su cui molti hanno ironizzato. «È chiusa e i giornali di destra dovranno magari scrivere di contenuti. E comunque non c’è niente di male sulla Spa, ma penso che nessuno di noi abbia portato né il costume né la pistola». Il riferimento è al caso del deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo, accusato di aver sparato la notte di Capodanno. Schlein ne approfitta per menare fendenti all’indirizzo di Vittorio Sgarbi e del ministro Francesco Lollobrigida: «Quando lasciate le stanze, non portate via i quadri. E, se ritornate in treno, non fermatelo prima di arrivare a destinazione.
Quante ne abbiamo viste...».
Ma è Giorgia Meloni l’obiettivo principale. Elly confuta punto per punto l’agenda del governo su sanità, migranti, fisco, salario minimo, con la riforma dell’autonomia targata Roberto Calderoli che è un «tentativo di secessione». La presidente del Consiglio, nientemeno, è accusato di aver «superato Berlusconi» sul presunto uso politico della tv: «Questi attacchi al diritto di inchiesta (il riferimento è a Report, ndr) nemmeno con l’editto bulgaro. Bisogna inventare altri tipi di editti, non so se editti ungheresi. Sono attacchi non degni di una democrazia». Logico che quando si parli di Meloni il pensiero corra, oltre al possibile duello davanti al piccolo schermo, anche alla sfida alle prossime elezioni europee. Ma qui Elly preferisce tenere ancora coperte le carte a proposito della sua possibile candidatura: «Non c’è nessuna novità. Resta l’ultima cosa: prima il progetto, poi la squadra». Insomma, Schlein non ha ancora deciso cosa fare, anche perché prima vuole vedere le mosse di Meloni.
Visto l’ordine del giorno dei lavori, con una sessione dedicata a politica internazionale e ruolo dell’Unione europea, la segretaria dice la sua anche sulla politica estera. Il risultato sono dichiarazioni che sollevano un vespaio di polemiche sui conflitti in corso. Perché mentre su quanto accade tra Mosca e Kiev Elly tiene il punto- «continueremo a insistere con il supporto all’Ucraina senza ambiguità» - sul Medio Oriente succede il patatrac.
Per lei, infatti, quello che vale per l’Ucraina non vale per Israele. Ecco la sua dichiarazione: «Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso a Israele». Poi arriva la motivazione: «Non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possono configurare come crimini di guerra». Parole definite «inaccettabili e vergognose» da Fratelli d’Italia e dai partiti della maggioranza, ma contestate, oltre che dalla comunità ebraica, come riferiamo in questa pagina, anche da Raffaella Paita di Italia Viva.
In tempi di discussione sulla legittimità dei saluti romani, poi, non può mancare l’argomento preferito della segretaria: il fascismo. Il Pd, annuncia Elly, si batterà per far marciare in Parlamento le proposte di legge «per chiarire la disciplina per chi esalta le personalità, i metodi e i simboli del fascismo». Si tratta del pacchetto di proposte, depositate da tempo, elaborato insieme all’Anpi, l’Associazione dei partigiani. Il bello è che per Schlein, invece, il partito deve rigare dritto, come una caserma. Alla segretaria non è andato giù il fatto che a causa di un consigliere regionale dem in Veneto non sia passato il provvedimento di Luca Zaia sul fine vita: «È una ferita che ci sia stato anche un voto del Pd. Se il gruppo ti chiede di uscire dall’aula per non contribuire all’affossamento della legge, è giusto farlo».
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