Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Una nuova firma al Corriere ma il pregiudizio e l'ostilità sono gli stessi
Testata: Corriere della Sera Data: 03 luglio 2003 Pagina: 13 Autore: Mara Gergolet Titolo: «Israele lascia Betlemme. Al comando i palestinesi»
Sotto il titolo, si legge: I tank si spostano sulle colline e si riposizionano «un poco più in là» Cosa significa "un poco più in là"? Dove?
DAL NOSTRO INVIATO BETLEMME - Le campane suonano come a Natale, sulla chiesa della Natività, a Betlemme. Sono le 16 in punto, e assieme ai monaci spuntano sulla piazzetta, alla spicciolata, i primi poliziotti vestiti di blu. Come fosse il primo giorno di scuola o di caserma, capelli freschi di barbiere, uniformi appena consegnate dal sarto: è davvero un esordio, per questi agenti palestinesi, che si «passano la mano» con i soldati israeliani. Niente più pattuglie verdi per le strade: la sicurezza, a Betlemme, sarà compito loro. «E’ meglio vedere voi che gli israeliani», agita lo scialle da un balcone nonna Hilal. Qualcuno applaude. Sulla piccola caserma, in piazza della Mangiatoia, sventola una bandiera palestinese e un ragazzo sui 16 anni grida a un plotoncino in divisa: «Mi fate sentire orgoglioso». Solo in queste prime righe si coglie il taglio che la giornalista vuole dare al pezzo: Betlemme, città che più di ogni altra nel mondo rappresenta il cristianesimo, é libera. Gli israeliani, usurpatori della terra palestinese e occupanti, finalmente se ne sono andati! Ora il popolo palestinese é libero. La giornalista non ci spiega, però, perché gli israeliani erano lì. Più avanti cerca di farlo, ma quello che scrive é ridicolo.
Il ritiro israeliano da Betlemme, completato ieri, forse ha portato per un pomeriggio un po’ di sollievo, ma chiamarlo speranza sarebbe troppo. Se ne è andata un’armata invisibile, che da settimane non circolava in città: era arrivata nell’aprile 2002, aveva chiuso d’assedio la Natività scelta come rifugio da militanti palestinesi; se n’era uscita dopo tre mesi, per insediarsi di nuovo, stabilmente, dopo un attentato a novembre. Eppure, la sua presenza, ormai era più temuta che subita. Ieri all’alba, gli ultimi tank sono stati caricati sui camion e portati via dalle colline, per essere riposizionati «un poco più in la».
Ancora una volta i terroristi vengono chiamati militanti ed é proprio qui che, leggendo, si percepisce il messaggio: i soldati hanno invaso Betlemme, "la città di Cristo"; hanno accerchiato la Basilica della Natività per catturare dei poveri militanti innocenti e poi sono andati via; ritornando a Novembre. Perché? Per un attentato. Perché Mara Gergolet non spiega meglio? Non si capisce chi fece l'attentato e ai danni di chi. Perché non scrivere che un terrorista kamikaze palestinese, inviato dagli stessi gruppi armati dei terroristi che si trovavano nella Basilica della Natività, si é fatto saltare in aria massacrando dei civili israeliani innocenti? E la giornalista insiste ancora con questo "un poco più in la", tra le virgolette, riportando evidentemente la frase di qualcuno. Ma vogliamo citare la fonte? L'obiettivo della frase riportata é ovviamente far sembrare il ritiro israeliano inutile e fasullo.
Restano invece dov’erano prima le barriere militari che chiudono la strada verso Gerusalemme, e verso molti villaggi palestinesi. «Ci prendono in giro - dice Yael, che da un anno e mezzo non riesce più ad andare a lavorare nella fabbrica di tappeti a Gerusalemme -. Se fanno sul serio, aprano le strade, tolgano i check-point». «La pace? - dice Karim, appoggiato a un muro del suo albergo, 54 stanze a Betlemme desolatamente vuote -. Ci crederò quando vedrò tornare i turisti».
Un altro passo per delegittimare l'impegno israeliano al rispetto della Road Map.Come se il turismo l'avesse cancellato Israele e non il terrorismo.
Comunque la si metta, il ritiro, o meglio «la consegna della sicurezza ai palestinesi», è una vicenda delicatamente politica. E’ la prova che gli israeliani esigono da Abu Mazen per certificare il suo impegno a fermare il terrorismo, è il preambolo necessario per scrivere il seguito della «mappa per la pace». E infatti la Gergolet insiste e finalmente dà un nome al ritiro; lo ribattezza chiamandolo " la consegna della sicurezza ai palestinesi". Palestinesi, sicurezza?
E’ anche la prova del fuoco per il colonnello Dahlan, che deve guidare il «corpo di polizia». Ha ottenuto dalla Rice, domenica scorsa, un bonus speciale di 300 mila euro, ma le ha chiesto per completare l’opera altri 400 milioni. La Casa Bianca, per ora, non si pronuncia. Di certo, nei prossimi giorni, altri passi in avanti andranno fatti: primo, quello della liberazione da parte di Israele dei prigionieri palestinesi, come chiesto da Abu Mazen: «Se Sharon non ne scarcera una parte significativa, la tregua fallirà». Ieri i commenti erano distesi. Dal suo ufficio a Gerusalemme, il capo di Stato maggiore, generale Moshe Yaalon, ha detto: «Può darsi che fra alcuni mesi, guardandoci indietro, diremo che questi giorni hanno segnato la fine dell’intifada armata». E tornando verso Gerusalemme, incrociando sulle strade palestinesi i poliziotti in blu che dirigevano per la prima volta il traffico, il tassista Abdel è sbottato: «Mah sì, magari stavolta funziona. Almeno ora dormiremo meglio. Nessuno busserà più di notte alla porta». Grande chiusura. La dichiarazione del tassista "Mah sì, magari stavolta funziona. Almeno ora dormiremo meglio. Nessuno busserà più di notte alla porta". I nostri figli dormiranno in pace perché il mostro israeliano che ci massacrava nel sonno non c'é più! Questo il concetto che si evince leggendo. In realtà l'esercito israeliano é il più legalitario del mondo. Dimostrabile. Chiunque può documentarsi e non troverà il contrario. Là dove c'é stato un errore é stato pagato e c'é stato un processo; ma gli episodi sono rari. Attendiamo fiduciosi un'intervista a un soldato israeliano e a un civile, per vedere il suo punto di vista sul ritiro da Betlemme e da Gaza.
Sono due giorni che la giornalista dedica degli approfondimenti ai nuovi poliziotti palestinesi, trascurando completamente, e dando per fallito il lavoro di difesa da attacchi terroristici dei soldati israeliani, sia le famiglie colpite dagli attentati, sia la parte israeliana in generale. Al contrario, preferisce scrivere( restando vaga quando deve parlare delle ragioni di Israele, approfondendone invece solo i torti) dei palestinesi, dei nuovi poliziotti e, in bellezza, sempre nella stessa pagina di oggi, intervista la famiglia di un kamikaze, una famiglia che dichiara, in sintesi, "non ci fermeremo, odiamo gli ebrei, continueremo a farci saltare in aria". Grazie a questo suo pezzo qualcuno forse capirà la vera faccia di chi odia gli ebrei, ma dove sono finite le lacrime, il dolore e i morti dello Stato d'Israele? Dov'é finita la parola terrorismo? Per Mara Gergolet non sembrano contare.
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