Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/01/2024, a pag.1/26, con il titolo "Se Hamas decide di esportare il terrore" l'analisi di Lorenzo Vidino.
Lorenzo Vidino
Una mappa dei vari gruppi terroristi islamici in Europa.
Due complesse operazioni antiterrorismo condotte nelle ultime settimane da vari paesi europei contro una rete di affiliati di Hamas che pare preparassero attentati contro obiettivi israeliani indica un possibile sviluppo molto preoccupante: l’allargamento del conflitto con Israele anche al nostro continente. I dettagli sono trapelati solo parzialmente, ma lo scorso dicembre furono effettuati vari arresti tra Germania, Danimarca e Olanda. Soggetti legati a vario titolo ad Hamas, ma che rispondevano direttamente a Salah al Arouri e altri alti dirigenti del braccio armato del gruppo, le Brigate Izzedin al Qassam, uccisi da Israele con un drone a Beirut lo scorso due gennaio. E secondo le autorità israeliane e dei paesi europei coinvolti i due network, uno dei quali con accesso a un’ingente quantità di armi, progettavano attentati contro vari obiettivi ebraici ed israeliani, inclusa l’ambasciata israeliana a Stoccolma. Se così fosse, sarebbe uno sviluppo importante, dato cheHamas non ha mai compiuto attacchi al di fuori del Medio Oriente. È ben noto che il gruppo possa contare su una rete estesa di membri e simpatizzanti in molti paesi europei (Italia inclusa) e in Nord America. Da decenni questi network si occupano di varie attività di supporto, quali la raccolta fondi da inviare al gruppo a Gaza, la propaganda, le piazze e la creazione di alleanze politiche. Le intelligence occidentali li monitorano da sempre, ma proprio per il fatto che non hanno mai progettato attacchi in Occidente sono più o meno tollerati, con comprensibile frustrazione di Israele che negli anni haperiodicamente condiviso intelligence coi partner occidentali, esortandoli ad agire. Siamo quindi di fronte ad un cambio di strategia da parte di Hamas volto ad espandere il campo di battaglia contro Israele all’Occidente utilizzando i network che da decenni vi operano? È una possibilità che era stata ventilata già lo scorso novembre dal direttore dell’FBI, Christopher Wray, che testimoniando davanti al Congresso aveva affermato che “se storicamente le nostre investigazioni su Hamas si erano focalizzate su individui che finanziavano il terrorismo all’estero, stiamo monitorandocome la minaccia possa evolversi e non possiamo escludere che Hamas conduca attentati qui sul suolo americano.” Ci potremmo trovare davanti ad una ripetizione in salsa islamista di quanto visto negli anni ’70 e ’80, quando il terrorismo palestinese di matrice laica insanguinò le strade d’Europa e d’Italia (ricordiamoci gli attentati del 1973 e del 1985 a Fiumicino e quello contro la sinagoga di Roma del 1982). Se Hamas decidesse di considerare i paesi occidentali non più un comodo rifugio, ma come un teatro di operazioni per attacchi contro obiettivi israeliani, ebraici o non legati a questi due gruppi altererebbe il rapporto con essi,passando dal complesso modus vivendi che esisteva prima del 7 di ottobre ad uno scontro diretto. A giudicare dalla recente strategia mediatica di Hamas, con il crudele gioco dei due video sul destino degli ostaggi, il gruppo non pare privilegiare le simpatie dei governi occidentali. Compiere attacchi in Occidente è però un passo di diversa portata. Il fatto che alcuni degli arrestati nelle recenti operazioni europee non fossero cani sciolti ma possedessero stretti legami con la leadership militare di Hamas è un indizio importante. Al tempo stesso, il portavoce di Hamas in Libano, Walid Kilany, ha negato che il gruppo pianificasse attentati, affermando che “Israele vuole spaventare gli europei con bugie.” Non è secondario che le autorità di quattro paesi europei abbiano deciso di parlare del primo possibile attentato di Hamas in Europa.
Lorenzo Vidino è il direttore del Programma sull’Estremismo presso la George Washington University.
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