Aja: Israele respinge le accuse Commento di Anna Lombardi
Testata: La Repubblica Data: 13 gennaio 2024 Pagina: 10 Autore: Anna Lombardi Titolo: «Israele respinge le accuse: “A Gaza nessun genocidio, difenderci è nostro diritto”»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/01/2024, a pag.10 con il titolo “Israele respinge le accuse: a Gaza nessun genocidio, difenderci è nostro diritto”, la cronaca di Anna Lombardi.
L’AIA— «A Gaza non è in corso nessun genocidio»: pur riconoscendo le sofferenze dei civili palestinesi, nella seconda (e per ora ultima) udienza davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, Israele ha rigettato le accuse avanzate nei suoi confronti dal Sudafrica (che aveva esposto le sue ragioni giovedì). E affermato il diritto all’autodifesa. È stata davvero un’audizione storica quella che ieri ha visto lo Stato ebraico accettare per la prima volta di difendersi dall’accusa di aver violato la Convenzione sul genocidio del 1948, sottoscritta da 152 Paesi, affinché non avvenga mai più un nuovo Olocausto. «Si tratta di denunce rappresentate in un quadro giuridico distorto. Decontestualizzate e manipolative della realtà, svuotano di forza e significato il concetto stesso di genocidio. Sovvertendo lo scopo della Convenzione, con conseguenze per chiunque intende difenderla» ha detto aprendo i lavori Tal Becker, consulente del Ministero degli Esteri, negoziatore di pace e membro del team che collaborò alla stesura degli “Accordi di Abramo” . Un lungo intervento, durissimo verso Pretoria: «Si è presentata a questa Corte dicendo di voler tutelare gli interessi dell’umanità: ma delegittimando i 75 anni di esistenza di Israele, con interventi appena distinguibili dalla retorica di Hamas, cancella sia la storia ebraica che qualsiasi responsabilità palestinese», dice alludendo all’intervento del ministro della Giustizia sudafricano Ronald Lamola del giorno prima, dove questi aveva invitato a «contestualizzare il conflitto a Gaza in un più ampio quadro storico di soprusi».
Mentre all’esterno del Palazzo della Pace, sede della Cig, i sostenitori di Israele imbandivano un tavolo coi posti vuoti per gli ostaggi mostrando anche foto di Kfir Bibas, il bebé rapito che ieri compiva un anno, in aula il giurista britannico Malcom Shaw affrontava il punto cruciale del dibattito: è genocidio? «Crimine dei crimini, apice del male, il vero genocidio è stato perpetrato da Hamas il 7 ottobre verso civili disarmati. Per questo, secondo le convenzioni internazionali, Israele ha il diritto di difendersi. Se tale concetto venisse riformulato in maniera errata, l’essenza del crimine sarebbe diluita e persa». Poi ha risposto a tutte le accuse del Sudafrica: non c’è massacro indiscriminato, «perché l’esercito ha sempre tentato di avvertire la popolazione» e «senza intenzione non c’è genocidio nella legge». Opponendosi anche all’accusa insidiosa di «retorica genocida» contenuta nelle parole di alcuni ministri: «Contano solo le decisioni dei gabinetti di guerra e sicurezza. Produrre citazioni a caso, non conformi alla politica di governo, è ingannevole». È semmai vero il contrario, insiste: «Il premier Netanyahu ha affermato di voler “impedire un disastro umanitario”, discutendo le disposizioni per gli aiuti. Ha ripetuto più volte che il suo obiettivo è distruggere Hamas, non il popolo palestinese». Certo, «i civili soffrono. Specie quando una parte attacca altri civili senza preoccuparsi dei suoi». Per poi concludere con una terribile accusa: «Il Sudafrica ha stretti legami con Hamas e questi ne mina la credibilità». È la funzionaria del ministero della Giustizia Galit Raguan a spiegare come l’esercito tenti di risparmiare i civili «lì dove le circostanze lo permettono» con volantini, telefonate, sms:«Servono tempo, risorse e intelligence. Ci investiamo molto». L’avvocato Omri Sender, nega invece che Israele freni l’accesso di aiuti umanitari quantificando: «Dall’8 dicembre entrano ogni giorno 108 litri di benzina e 90 tonnellate di gas da cucina secondo le richieste dell’Onu».
A Christopher Staker - già capo del dipartimento giuridico della Cig, ex sostituto capo procuratore del tribunale per la Sierra Leone e avvocato al Tribunale penale per l’ex Jugoslavia – sono toccate le obiezioni legali sul procedimento e perché non devono esserci le “misure cautelari” chieste dal Sudafrica (urgenti, da emettere ben prima della sentenza): «Non si possono imporre ad entrambe le parti: giacché Hamas intende continuare i suoi attacchi ». Eventuali misure «priverebbero Israele della capacità di affrontare le minaccia alla sicurezza». Tesi ribadita da Gilad Noam, vice ministro della Giustizia nelle conclusioni finali: «La richiesta di cessate il fuoco sarebbe il segnale che i terroristi possono commettere crimini contro l’umanità e chiedere la protezione della Corte».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante