L’Italia conferma le armi a Kiev Cronaca di Gabriella Cerami
Testata: La Repubblica Data: 11 gennaio 2024 Pagina: 13 Autore: Gabriella Cerami Titolo: «L’Italia conferma le armi a Kiev. Nove dem votano con la maggioranza»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 11/01/2024, a pag.13 con il titolo "L’Italia conferma le armi a Kiev. Nove dem votano con la maggioranza”. La cronaca di Gabriella Cerami.
Non votare per inviare armi agli ucraini significa abbandonarli in mano agli invasori e terroristi russi
L’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina nel conflitto con la Russia. Il Parlamento, a eccezione del Movimento 5 Stelle, vota la proroga degli aiuti militari a Kiev, ma la questione piomba sul Partito democratico scatenando divisioni e nervosismo. A Montecitorio, come a Palazzo Madama, i dem ribollono e in nove si esprimono a favore delle risoluzioni presentate dalla maggioranza e dal Terzo Polo, mentre il resto del partito si astiene.
Martedì sera i deputati si riuniscono in un’assemblea fiume per decidere la linea da tenere in Aula il giorno dopo. È qui che si scontrano due visioni diverse sul conflitto tra Russia e Ucraina, in particolare sull’atteggiamento del governo Meloni. «È una questione di coerenza con il passato», sostiene l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini ipotizzando già di votare a favore della risoluzione della maggioranza come fatto dal partito lo scorso anno. Per Andrea Orlando è una proposta irricevibile: «Il governo è reticente su tutto l’aspetto diplomatico, nell’ultimo anno non si è adoperato nei tavoli europei. Il contesto è cambiato e va dato un segnale, almeno con l’astensione ». In tanti prendono la parola, poi lo scontro si sposta nelle Aule parlamentari. Guerini non cambia idea. E anche se vota a favore solo del punto in cui viene confermato l’invio delle armi agli ucraini, è comunque un segnale che manda in tilt il partito.
Anche perché i numeri si ingrossano.Con il presidente del Copasir si esprimono anche Lia Quartapelle e Marianna Madia. Come se non bastasse, poche ore dopo, lo stesso film va in scena a Palazzo Madama, dove a spaccare il partito ci pensano sei esponenti dell’area Riformista: Dario Parrini, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Valeria Valente, Pier Ferdinando Casini e Tatiana Rojc. Susanna Camusso invece non vota, né le altre mozioni né quella del Pd.
Il Transatlantico di Montecitorio in poco tempo si trasforma in una girandola di colloqui, anche piuttosto agitati. La segretaria Elly Schlein parla fitto fitto con il capogruppo in commissione Difesa Stefano Graziano e con la capogruppo Chiara Braga. Nei dintorni ci sono tutti, anche Enzo Amendola e Giuseppe Provenzano. Ufficialmente la numero uno del Nazareno non si mostra preoccupata dalla fronda e rivendica che, rispetto al passato, tutto il partito ha votato compattamente il dispositivo del Pd mentre l’ultima volta sull’Ucraina c’erano stati voti in dissenso degli ex Articolo 1. Sta di fatto che l’immagine, che viene fuori dalle Aule, racconta di un partito frammentato e il Terzo Polo ha gioco facile a parlare del Pd come di un «fritto misto» che si è astenuto sulla mozione M5s sullo stop all’invio delle armi. In realtà questo punto non è stato votato perché decaduto, come rivendica Provenzano che nella segreteria dem si occupa di politica estera. Ma la tensione ormai è sopra il livello di guardia.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante